La Madonna spalle al mare e la necessità di fare pace con i Territori (di Gioacchino Criaco)

La Madonna spalle al mare e la necessità di fare pace con i Territori

di Gioacchino Criaco

Molti di quelli che hanno indagato e scritto sul Sud, il suo interno psicologico e culturale, ci avevano capito poco, ancora oggi stanno nella nebbia. Spesso chi comanda va dietro a scritti e analisi frutto di questa incomprensione.
La Madonna di Polsi “ha voluto” essere posta spalle al mare, sarebbe bastato capire questo per non farsi venire in testa l’idea, blasfemissima, di portarla in riva allo Jonio dentro un campo di calcio.
Gli Aspromontani accettavano fame, catastrofi, epidemie ma non mollavano la terra e la cultura a cui appartenevano.
Magari sbagliavano, ma avevano un’idea diversa di modernità, che non coincideva con quella occidentale.

Tutti costruivano verso l’interno e davano le spalle al mare.
Era, semplicemente e complessamente, il loro rifiuto di un modello che quello dell’esasperazione, loro erano per la tregua, cercavano la felicità nel punto in cui stavano e del costruito più microscopico ne facevano il centro del mondo. Se ne sbattevano e se ne sbattono di city e di citylife. E non che fossero pauperisti, amavano a dismisura le scialate, figli eterni di Dioniso. Non avevano l’accumulo per religione. Tutto lì.
Credevano in un mondo in cui il grande era tenuto in vita dai meccanismi minuti. E il macro aveva l’accortezza di tenere in massima considerazione le tessere del mosaico: ne basta una fuori posto e il quadro diventa orribile.

Questo accade quando non ascolti i territori, li disprezzi, li commissari.
Chiunque si appresti a governare posti complessi come la Calabria deve partire dalle comunità, ci deve fare pace con i paesi. Se davvero si voglia costruire il futuro. Che se il gioco è mantenere il Feudo dando nomi diversi ai soliti vassalli, ci sarà un mondo che non si riconcilierà più. Ci saremo quelli che riprenderanno a dare le spalle al mare.