“Non ho mai nascosto la mia malattia, qui tutti sanno, non voglio neanche che essa mi perseguiti. Io sono in cura presso il reparto di oncologia di Paola. Sorpreso, vero? Da noi ci sono medici eccellenti. Le eccellenze in un mare di incompetenza, clientelismo, ignavia annegano come sassolini nello stagno. Lo so, tante cose non vanno. E io proverò a cambiare”. Così parlava Jole Santelli, deceduta questa notte, al Fatto Quotidiano il 12 gennaio durante la campagna elettorale per le elezioni regionali. “Quando una persona subisce un attacco violento alla propria vita – proseguiva – quando il dolore fisico si fa radicale e incomprimibile, allora quella persona ha due strade: deprimersi e farsi portare via dalla corrente, scegliere che il destino scelga per lei. Oppure attivarsi, concentrarsi e soprattutto ribellarsi”.
“La malattia ti fa conoscere la libertà”. Quando Silvio Berlusconi – sottolineava – le offrì la candidatura chiese due minuti prima di accettare: “Chiudo la telefonata e formo il numero del mio oncologo: posso candidarmi? Posso onorare il mandato quinquennale? Il medico risponde: non solo puoi candidarti ma mi auguro che io possa essere il tuo consulente negli anni della presidenza”. “La malattia – aggiungeva – ti dà dolori ma ti fa un grande regalo: ti fa conoscere la libertà, ti aiuta a non avere paura di niente, a non rispettare più le convenienze. La malattia, oltre alla disgrazia, mi ha dato la fortuna di non avere paura della libertà, di essere libera e di sentirmi tale”. “E non ho paura del coraggio che serve perché quello l’ho dovuto conoscere così bene che è diventato un amico fraterno”, concludeva Santelli.