NEMESI
di Sandro Daniele
La nemesi, nella mitologia greca, era la personificazione della giustizia, un vero e proprio castigo riparatore dei torti subiti dalle persone innocenti, con la immancabile ed esemplare punizione dei malvagi che li avevano commessi e che non necessariamente doveva essere immediata ma che poteva avvenire successivamente anche in danno delle generazioni future.
Ai bei tempi, ahimè ormai lontani, del liceo ero molto appassionato per le materie classiche e, tra queste, trovavo molto piacevole lo studio della mitologia e dei suoi miti perché era come leggere un romanzo attraverso una raccolta dei più disparati argomenti e personaggi della civiltà greca.
Al di là delle cose fantasiose ed appassionanti narrate io credevo, cosa che credo ancora oggi, che alcune teorie trovassero puntuale riscontro nella realtà contemporanea ed anche, per come già accaduto, nella storia: la famosa nemesi storica.
Le mie innumerevoli vicissitudini giudiziarie mi costringono a difendermi dalle ingiustizie terrene ma, altresì, mi fanno sperare e credere in una nemesi vendicatrice o, secondo i dettami della fede cristiania, in una giustizia Divina.
Nelle more devo stringere i denti e farmi forza per andare avanti con determinazione contrastando i malvagi-corrotti-persecutori nella speranza di trovare soddisfazione, per i miei diritti lesi, nelle aule dei tribunali dove capeggia la scritta “La legge è uguale per tutti” o “La Giustizia è amministrata in nome del Popolo” ma dove, molto spesso, si applicano due pesi e due misure!
Il dieci novembre prossimo il gip designato, Giusy Ferrucci, dovrà decidere se accogliere la richiesta di archiviazione, da me puntualmente opposta, della denuncia del carabiniere Miele Luigi per il reato previsto dall’articolo 479 del codice penale (falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici).
La proposta di archiviazione perché tutto finisca a “tarallucci e vino” è stata depositata dal solerte sostituto procuratore Cava Giuseppe benché le falsità sottoscritte nell’ atto pubblico dal carabiniere querelato fossero state ben evidenziate ed ampiamente documentate nella mia denuncia.
Da dove egli abbia appreso che io sarei una persona senza reddito che “vive abitualmente con i proventi di attività delittuose” non è dato sapere atteso che percepisco, dall’ anno 2012, dopo quaranta anni di servizio, una pensione da bancario di importo medio-elevato; per quanto attiene ai proventi “ illegali” mai mi è stata contestata e/o accertata la provenienza illecita anche di un solo centesimo.
Nell’ ignobile informativa il carabiniere attribuisce al sottoscritto, ad abundantiam, pendenze giudiziarie inesistenti; viene indicato un mio deferimento per reati per i quali non sono mai stato neppure indagato.
Cosa deciderà il gip? Si tapperà gli occhi, le orecchie, la bocca ed anche il naso ed archivierà o applicherà la legge riconoscendo il mio sacrosanto diritto di vedere sul banco degli imputati il carabiniere che, con le sue false dichiarazioni, ha consentito al tribunale di sottopormi ad una misura preventiva personale altamente limitativa della mia libertà ed in totale dispregio dei principi fondamentali della nostra Costituzione?
Si saprà mai cosa ha spinto il carabiniere a sottoscrivere le false dichiarazioni? A novembre conosceremo le decisioni del gip che puntualmente, siatene certi, divulgherò per mezzo dell’unica vera, indipendente e non asservita, informazione giornalistica della Calabria qual’ è IACCHITE’.
In ogni caso, come già detto, per questa vicenda sono determinato ad arrivare fino alla ”corte Europea di Strasburgo per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle sue libertà fondamentali” che è un organo giurisdizionale internazionale cui aderiscono tutti i membri del consiglio d’Europa compresa l’Italia.
Vi farò sapere anche circa le decisioni prese dai Magistrati che dovranno decidere sull’assegnazione delle cifre pignorate alla BNL-BNP PARIBAS per due vertenze da me vinte, esecutive e non impugnate contro l’istituto di credito, ex mio datore di lavoro, una per violazione della PRIVACY e l’altra per il risarcimento dei danni subiti per un infortunio sul lavoro essendo caduto rovinosamente da una scala non a norma e priva dei requisiti previsti dalla legge.
In tale ultimo giudizio, la Bnl è stata addirittura condannata penalmente, pena poi trasformata in ammenda, in conseguenza della remissione di querela da me depositata, atteso che l’istituto di credito mi aveva assicurato il giusto risarcimento del danno patito.
Bnl, in modo assolutamente scorretto, contrariamente a quanto concordato, al fine di eludere il pagamento delle somme stabilite a titolo di risarcimento nelle decisioni, queste ultime non impugnate, utilizza una sentenza, peraltro non definitiva, nella quale, per aver falsamente rappresentato la vicenda, è stata da me addirittura querelata per il reato di truffa processuale.
In altri termini, piuttosto che corrispondere al sottoscritto i legittimi risarcimenti, riconosciuti nelle sentenze, ha pagato e continua a pagare ingenti cifre per le spese delle inutili ed ingiuste cause oltre ai viaggi in aereo, pranzi, cene, pernottamenti e lauti compensi ai propri difensori, locali e romani, che superano di gran lunga le cifre a me spettanti.
Tutto ciò stride fortemente con l’ immagine di correttezza e trasparenza che la BNL vuole imporre per mezzo sia delle varie pubblicità sui media sia per l’ ostentazione di aver a cuore la ricerca scientifica, pubblicizzando la Fondazione TELETHON, perché, al solo fine di vessare un suo dipendente, giudizialmente innocente, è pronta di contro a dichiarare il falso dinanzi l’autorità giudiziaria.
Alla prossima.