Questo documento che abbiamo deciso di ripescare, risale al 12 luglio 2014 ma potrebbe essere stato scritto anche ieri, per quanto è attuale e preoccupante.
Si riferisce al progetto del terzo megalotto per la nuova statale 106 jonica ed è stato scritto dai militanti del RASPA (Rete Associazioni Sibaritide Pollino per l’Autotutela). Si tratta di un appello ai sindaci dell’Alto Jonio, che oggi come allora stanno per “vendersi” al Governo per un pugno di spiccioli.
Il documento risale a prima delle dimissioni di Lupi, il ministro alfaniano finito nel tritacarme mediatico di un’inchiesta dalla quale era emerso che si faceva corrompere, e dopo una contestazione al viceministro dell’epoca Nencini a Trebisacce mentre tutti si affannavano a leccargli il culo.
Ecco il testo integrale di quel documento, ripetiamo ancora attualissimo.
Alla Cortese attenzione di: Dott. Giovanni Papasso, Sindaco di Cassano allo Ionio Dott. Antonio Carlomagno, Sindaco di Cerchiara di Calabria; Avv. Leonardo Valente, Sindaco di Francavilla Marittima; Avv. Paolo Montalti, Sindaco di Villapiana; Avv. Franco Mundo, Sindaco di Trebisacce; Dott. Salvatore Aurelio, Sindaco di Albidona Avv. Antonello Ciminelli, Sindaco di Amendolara; Avv. Rosanna Mazzia, Sindaco di Roseto Capo Spulico
Illustrissimi sindaci, ci rivolgiamo a voi, tutori del benessere dei cittadini dell’Alto Jonio, in questi giorni in cui si decidono le sorti del nostro territorio.
Giunge un momento, nella vita di ogni uomo e anche in quella di una comunità, in cui eventi incontrollabili ci spingono a porci domande che avevamo pensato di non dover mai affrontare. Come ad esempio quando si giunge a chiedersi cosa sarà della nostra casa domani.
Una grande opera, che appare ineluttabile e inevitabile, è destinata ad attraversare il nostro territorio, modificandone in modo irreversibile l’aspetto attuale, a cui da decenni siamo abituati e di cui siamo, chi più chi meno, perdutamente innamorati. In questo stato di contingenza scopriamo le risposte alle tante domande che sicuramente almeno una volta nella nostra esistenza ci siamo posti.
Forse dalle terrazze di contrada S. Martino di Cerchiara di Calabria, dal casolare di qualche amico o dal belvedere del “Gran Paradiso”, magari scendendo dai tornanti di Plataci o affacciandoci dalla piazzetta della chiesa madre di Villapiana centro o dal bastione di Trebisacce, oppure dagli scavi di Broglio, forse scendendo da Cassano o passeggiando tra i vicoli della fontana vecchia o tra gli scavi di Francavilla questi quesiti ci hanno attraversato la mente.
Ognuno di questi luoghi magici, eccellenze di quell’anfiteatro naturale che dalle colline del Pollino scende verso la piana di Sibari per gettarsi nell’arco dello Jonio, è un posto perfetto per dirsi, col cuore pieno di fierezza: ”che spettacolo unico!”. E con orgoglio di appartenenza e un minimo di senso di rivalsa, contemplando questa ricchezza incommensurabile, abbandonarsi ad un sorriso compiaciuto e chiedersi cosa abbiamo fatto di così speciale per meritarci di chiamare casa un luogo del genere.
Una casa che rischia di essere permanentemente devastata. Grazie alla costruzione del terzo megalotto della Nuova 106 Jonica, è possibile facilmente individuare il valore della deturpazione di quello che Francois Lenormant descriveva con queste parole «Non credo che esista in nessuna parte del mondo qualcosa di più bello della pianura ove fu Sibari. Vi è riunita ogni bellezza in una volta: la ridente verzura dei dintorni di Napoli, la vastità dei più maestosi paesaggi alpestri, il sole ed il mare della Grecia».
Sicuramente noi da indigeni potremmo essere un po’ di parte, ma lui gran viaggiatore e uomo di mondo era semplicemente obiettivo. La nostra lettera non ha la finalità di parlarvi delle meraviglie delle terre che amministrate, bensì di ricordavi che in voi sono riposte le nostre speranze e il futuro delle generazioni che verranno.
Dare la possibilità all’ANAS di realizzare un tracciato nuovo rispetto alla soluzione della costruzione in affiancamento al percorso esistente, come da noi suggerito, attribuirà ai comuni, come compensazione dello scempio ricevuto, le seguenti cifre: Cassano euro 3.055.000, Amendolara euro 2.467.697, Albidona euro 394.139, Cerchiara euro 854.549, Francavilla euro 978.715, Roseto euro 1.229.261, Trebisacce euro 3.357.882, Villapiana euro 1.751.486.
In un periodo di grosse difficoltà economiche per tutti i comuni, è ben chiaro che simili cifre siano una tentazione fortissima, soprattutto perché, sicuramente potranno essere utilizzati per migliorare diversi aspetti della vita dei cittadini dei comuni attraversati dai lavori.
A voi chiediamo, nella speranza di ricevere una sincera risposta: rischiamo la costruzione dell’ennesima grande opera incompiuta, lasciata come cattedrale nel deserto a testimonianza per le generazioni future della scarsa lungimiranza della nostra generazione? Le sirene che invocano il vostro nome sono portavoce di un falso ed illusorio progresso? La speranze di migliaia di posti di lavoro e di frotte di turisti pronti a riversarsi sui nostri lidi sono reali?
La nostra preghiera è la seguente: quando impugnerete la penna per firmare il documento con cui accettate queste cifre, ricordate bene che il prezzo che state accettando è quello che è stato attribuito alla qualità della vita degli uomini e delle donne dell’Alto Jonio. Chiedetevi se il gioco vale la candela.
Siamo convinti infatti che gli spiccioli (perché di questo si tratta) che l’Anas si appresta a concedere come regalia per compensare lo sfregio al territorio vadano rimandati al mittente e che si debba pretendere la costruzione dell’opera in modo consono alla salvaguardia dell’ambiente che attraversa.
Questo è il punto cardine del nostro ragionamento. Vi scriviamo per chiedervi il coraggio di dire: NO! Non si tratta di un NO preventivo, di un NO istintivo o di un NO assoluto. Si tratta di un No di opportunità.
Siete voi, in questo momento, i soli giudici che possono capire quanto questa nuova opera sia necessaria, che rischio concreto sussista che essa resti incompiuta, che impatto ambientale può avere sul territorio. E ovviamente, cosa significherebbe che essa non venga terminata.
Il tempo è un galantuomo e costruisce finali perfetti per ogni storia. Quale sarà il destino dell’Alto Jonio è una decisione che voi in questi giorni state prendendo e in base alla quale, ovviamente, sarete giudicati dagli uomini e dalla storia.
Nel prendere qualsiasi decisione, nel cedere di un solo millimetro rispetto alle vostre convinzioni, nel momento in cui la resa sembra l’unica alternativa alla sconfitta, vi preghiamo di ricordare l’impegno che avete preso con tutti i vostri cittadini, cioè di proteggere e difendere la loro casa, la loro terra e il loro futuro. Non li tradite. Non ci tradite. Non traditevi. Con estrema fiducia, Vi salutiamo cordialmente
R.A.S.P.A
(Rete Associazioni Sibaritide Pollino per l’Autotutela)