La parabola dei Cinquestelle a Crotone: una lenta agonia ma non si accetta la fine
Fonte: U’Ruccularu
C’era una volta un sogno, nato tra i primi Vaffa Day e le macchine decorate con cinque stelle adesive. Un sogno di politica e antipolitica, di rottura e speranza, che accese anche a Crotone la voglia di cambiare le cose.
Intorno ai tavoli di Santa Veneranda sedevano in tanti, compreso l’attuale sindaco Vincenzo Voce, prima che scegliesse altre strade. Erano anni segnati da dieci lunghi inverni di amministrazione valloniana, dieci lunghi anni di nulla totale, decadimento culturale oltre che amministrativo.
Poi le ombre sculchiane e una città desiderosa di rialzare la testa.
I numeri, inizialmente, i Cinquestelle li avevano.
Ma i crotonesi che affluivano, come spesso accade, hanno preferito le divisioni, i personalismi, il proprio orticello al bene comune.
Così, tra scissioni, sberle e comiche benedizioni dall’alto, dal senatore Nicola Morra, si arrivò alle elezioni già sconfitti.
In campo c’era Andrea Correggia, con l’idea di candidarsi sindaco e portare Francesca Pesce come vice, ma all’ultimo spuntò a sorpresa la candidatura di Ilario Sorgiovanni.
Risultato: tre anni di opposizione sterile, senza crescita, senza progetto, con un Movimento che perdeva pezzi e si inaridiva.
La parabola crotonese ha avuto anche i suoi momenti di prestigio: una senatrice, una deputata. Ma l’archeologa scelse presto di salutare, e la guida provinciale rimase a Elisabetta Barbuto, con pochi numeri e poco seguito.
Intanto, il Movimento nazionale si trasformava in un partito come tanti, e a Crotone diventava ancora meno: un partito crotonese, fatto di ambizioni personali e di candidature solitarie, da far ridere le galline.
Il Castello affidato a Correggia è stato il simbolo di questa piccola spartizione: non per visione, ma per tenere a bada un compagno scomodo.
Il tutto condito da biglietti a due euro e da domande inevase sulla gestione, ma la vera questione è un’altra: la fine di un sogno.
Oggi il Movimento, che avrebbe voluto candidare Bevilacqua (reduce da giri in vari partiti), si trova sbarrato persino dal nazionale.
Il Movimento Cinquestelle a Crotone, semplicemente, non esiste più.
È morto tra personalismi, rancori e litigi da cortile.
La parabola si chiude qui, con l’immagine di un cavallo fuggito nel 2016 e mai più ripreso.
Ora i pochi rimasti sperano di risalire in sella, ma la verità è che la stalla è vuota, e la città si è già mossa altrove.
Si accetti la sconfitta di chi non è mai esistito e non esisterà mai.
Perché il male dei Cinquestelle crotonesi sono i Cinquestelle stessi.









