(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – In un’Italia appena appena normale, quella della Digos che chiede i documenti al cittadino Marco Vizzardelli, reo di aver gridato alla Prima della Scala “Viva l’Italia antifascista”, verrebbe giudicata una notizia stravagante. Tipo l’uomo che morde il cane, tutt’al più degna di essere segnalata nello “Strano ma vero” della Settimana Enigmistica. Propensi come siamo a ritenere che, sovente, certe boiate di regime non avvengono per disposizioni “dall’alto” ma siano autoprodotte in automatico per servilismo o per stupidità (o per il combinato di entrambe le cose) da certi zelanti servitori di due padroni (lo Stato e “Sua Eccellenza comandi”) tendiamo a escludere che l’ordine sia arrivato (facciamo un nome a caso) da un Matteo Salvini. A cui, magari, già giravano gli zebedei per essere stato confinato, con annessa fidanzata, in una mesta seconda fila nell’affollato Palco Reale. E, dunque, se una volta tanto la smarronata non fosse opera del vicepremier leghista resta da capire che cosa mai frullava nella testa del funzionario che ha disposto, sua sponte, l’identificazione del presunto disturbatore della quiete e del Don Carlo.
Infatti, stando alla motivazione ufficiosa fornita dai solerti tutori dell’ordine (costituito) il timore era che a quella voce dal sen fuggita altre ne seguissero di analogo contenuto eversivo. Tipo: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” o anche “la legge è uguale per tutti”. Tuttavia, mentre scriviamo, siamo assaliti da un atroce dubbio. E se, al contrario, la Digos fosse intervenuta in forza dell’art. 656 del Codice Penale che punisce la diffusione di notizie “false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”? Se, cioè, quel Viva l’Italia antifascista fosse stata ritenuta dai funzionari preposti come una palese impostura o fandonia. Insomma una tendenziosa provocazione in quanto pronunciata alla presenza di quel presidente del Senato, Ignazio La Russa, che mai ebbe a dichiararsi antifascista (come la stragrande maggioranza degli esponenti del governo più a destra dopo la caduta del Fascismo)? Oltreché essere (il La Russa stesso) geloso custode di busti di Mussolini e di altri nostalgici orpelli del Ventennio? E chissà quanti signori infiocchettati in platea abbiano, punti sul vivo, pensato: antifascista a chi? Ecco perché con questi chiari di luna, se il Vizzardelli ci riprova, rischia di essere sottoposto d’urgenza a un Tso.