La satira di Scanzi: “Il Ponte di Salvini ultimo rifugio del pianeta Terra!”

(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – Fatte salve rarissime eccezioni, questo – lungi dall’essere un “governo” – è un’armata Brancaleone di comici involontari di scarsissimo livello. Ogni giorno c’è tra loro una sorta di gara su chi fa ridere (sempre involontariamente) di più. È una sfida diversamente avvincente all’ultima gaffe, senza esclusione di colpi. A lungo il leader indiscusso di tale esaltante contesa è stato Lollobrigida, che era e resta un fuoriclasse nel non saper fare politicamente nulla e al tempo stesso nel “saperlo” comunicare sempre malissimo. Grandi prestazioni si sono poi avute, in rapida sequenza, da statisti autentici come Nordio e Valditara, il primo non si sa mai a quale giro di spritz (con rispetto parlando) e l’altro encomiabile nel ruolo di preside retrogrado in una scuola italica qualsiasi del 1925. Risulta poi sontuosa la capacità rabdomantica, quasi alla Dario Fo, che ha il ministro (sic) Urso nell’inventare ogni volta una lingua astrusa e aliena, creando un Grammelot esondante e magmatico che non poteva non ammaliare Crozza. Nella top ten figurano poi anche Roccella e Montaruli, l’una esemplare nel ruolo della oscurantista ferale e l’altra in quello della saltimbanca avulsa da ogni logica e/o senso. Scegliere tra simili professionisti del disastro comunicativo (e non solo comunicativo) non è facile. Oltretutto, giusto nelle scorse ore, pure Musumeci ha voluto calare l’asso, confondendo il terremoto dell’Irpinia con quello di Amatrice (e che sarà mai? In fondo è solo il ministro della Protezione civile).

Vi confesso però che, ultimamente, il campione dei campioni mi sembra essere un altro: Antonio “Tajani”. Con quel carisma da betulla lessa, quel passato da leader dei giovani monarchici (eh?) e quello sguardo profondo di chi ha spesso in canna un peto in ascensore, ma non sa mai se sganciarlo o no, Tajani sta sbaragliando la concorrenza. E per questo va applaudito. Nelle ultime settimane ha disegnato e sciorinato capolavori. Ha detto che in effetti Israele stava esagerando un po’ con Gaza, e quindi gli avrebbe telefonato lui di persona per dirgli “ora però basta, eh!”. Se l’è presa con Enzo Iacchetti, reo di dire bugie (non si sa ancora quali). Ha sostenuto testualmente, ospite di Bruno “onore ad Alvarez” Vespa, che “il diritto internazionale conta, sì, ma fino a un certo punto”, roba che se lo dice uno studente di Giurisprudenza lo impalano (invece, se lo dice il ministro degli Esteri, in tanti lo applaudono). Ha detto che votava per confermare l’immunità parlamentare alla Salis e poi il giorno dopo – alla faccia del “garantismo” – ha votato per togliergliela, e tutto questo solo perché Lega e Fratelli d’Italia gli avevano nel frattempo tirato un po’ le orecchie. Si è esibito nel mitologico “Tajani jumping” durante la campagna elettorale in Campania (che poi come noto è andata per Tajani benissimo), sfidando in un colpo solo ernie, sciatiche e decoro.

 

Infine (per ora), il colpo da funambolo. La giocata definitiva. La locura pura. Ascoltiamolo: “(Il ponte sullo Stretto servirà) anche per l’evacuazione, per garantire la sicurezza in caso di un attacco da Sud. Perché esiste anche il fianco Sud della Nato”. Tutti in piedi! Siamo di fronte alla Gioconda delle boiate: il ponte lo vogliono costruire perché servirà anche come fuga laddove qualcuno ci attaccasse da Sud. Sì, ma chi? Gli alieni? I russi? I comunisti? O forse i mori, i lanzichenecchi, i visigoti? O magari i Gremlins coi Gormiti? E se ci attaccassero, perché poi dovrebbero lasciare intatto il ponte invece di bombardarlo in un amen? Non si sa. Si sa però che Tajani, in uno dei suoi molteplici trip da sobrio, ha immaginato i siciliani correre su e giù per il ponte di Salvini – ultimo rifugio del pianeta Terra – mentre tutt’attorno c’è l’Armageddon. Un uomo, una leggenda. Io mi sforzo anche di fare satira, ma questi ormai fanno tutto da soli.