La strage sulla «rotta dei velieri» dove agiscono scafisti ucraini e russi

Le immagini dell’hot spot di Lampedusa, il braccio di ferro continuo tra governo e Ong, lo stillicidio degli sbarchi dal Nordafrica fanno spesso passare in secondo piano l’altra rotta che conduce i migranti in Italia, quella che attraversa il mar Ionio. La rotta che domenica 26 febbraio è costata la vita a più di cento persone annegate a Crotone.

Eppure tanto i numeri quanto i profili criminali fanno di questa direttrice un fenomeno tutt’altro che episodico — oltre che visibile ormai da una decina d’anni.

Secondo la relazione di Frontex più recente la rotta cosiddetta «turca» — che passa cioè da Egeo e Ionio — è stata utilizzata nel 2022 da 28.823 persone (non tutte arrivate in Italia: c’è chi si ferma in Grecia,per poi proseguire l’esodo lungo l’itinerario terrestre dei Balcani).

Nello stesso periodo quella che approda in Sicilia è stata percorsa da oltre 60.000 migranti ma a fare impressione sono le percentuali.

L’incremento del traffico attraverso lo Ionio è stato del 118% contro il 42 del Mediterraneo centrale.

L’ultimo cruscotto statistico pubblicato dal Viminale, aggiornato al 24 febbraio, segna 14.104 migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno, cifra circa tre volte superiore rispetto al 2022 (5.354) e al 2021 (4.304).

Quelli soccorsi dalle navi delle Ong sono 855 (il 6% del totale, in maggioranza si tratta dunque di imbarcazioni autonome oppure di soccorsi di Guardia costiera o Guardia di finanza). Guinea (1.772) e Costa d’Avorio (1.720) sono i principali Paesi di provenienza. I minori non accompagnati sono 861.

Chi approda lungo le coste della Calabria o del Salento proviene in prevalenza dalle zone di guerra dell’Asia (Afghanistan, Siria, Iraq) ma anche da Iran e Pakistan.

Le indagini avviate da diverse procura italiani riscontrano un altro dato comune: il porto di partenza è quasi sempre quello di Bodrum, sulle coste meridionali della Turchia.

La traversata viene effettuata non solo con malmessi barconi (con l’esito tragico visto oggi) ma molto spesso grazie a imbarcazioni a vela, considerate più sicure (e meno «visibili»).

In questa zona di mare non operano Ong e gli sbarchi avvengono spesso di nascosto.

Il traffico è gestito da bande turche ma gli scafisti provengono quasi sempre da località sul mar Nero di Russia e Ucraina.

Con episodi che «abbattono» persino le divisioni provocate dalla guerra: il 4 novembre scorso in Sicilia è arrivato il veliero Blue Diamond con 99 afghani e Pakistani a bordo. Gli skipper erano di nazionalità russa ma l’imbarcazione batteva bandiera ucraina. Fonte: Corriere della Sera