La trappola del green pass: i prigionieri della quarantena e i positivi al test rapido che invece escono

In Italia ci sono cittadini prigionieri del green pass. Si tratta di coloro che sono attualmente negativi ma sono costretti a rimanere a casa. Una conseguenza del combinato disposto di una serie di circostanze e di regole. La prima è l’incremento dei contagi. Le altre riguardano le procedure della quarantena e il loro mancato (finora) aggiornamento. Infine ci sono i problemi del mancato tracciamento. Che portano così negativi che rimangono bloccati in casa senza certificato perché l’isolamento non è stato registrato. E positivi al test rapido o fai-da-te che invece escono tranquillamente perché quel tipo di test non è valido per il ritiro della Certificazione Verde Covid-19.

La regola del tampone (molecolare)

Il problema base, spiega oggi Repubblica, è la regola del tampone. Soltanto il risultato positivo di quello molecolare fa sospendere il green pass. Il tampone rapido antigenico, che in teoria può far scattare l’isolamento da parte delle Asl, nei fatti fa rimanere valido il documento. Peggio ancora per i test fai-da-te, che vengono acquistati ovunque e i cui risultati sono conosciuti solo da chi ci si sottopone. Tanto che nei giorni scorsi Fabio Ciciliano del Comitato Tecnico Scientifico aveva lanciato un appello a genitori e professori: il risultato va dichiarato per evitare di avere una marea di positivi in giro ad aiutare la circolazione del virus. Per riattivare il Green pass dopo la negativizzazione, invece, si possono utilizzare sia il test rapido che quello molecolare. E dovrebbe essere automatico, visto che il sistema operativo agisce in base ai risultati.

Ma c’è un problema, anzi due. Il primo è che il primo Green pass inviato dal ministero dopo la negativizzazione è quello che è legato al tampone. E quindi dura 48 ore. Il secondo problema è che successivamente viene riattivato il Green pass legato alla vaccinazione e ai suoi tempi. Che mantiene la durata originaria della validità. E così quelli che sono diventati positivi dopo la seconda dose o prima della terza si trovano con una data di scadenza che non tiene conto della positività. In teoria il Green pass che viene rilasciato dopo la guarigione dovrebbe far partire l’inizio della nuova validità. E quindi durare altri sei mesi. Ma c’è un però. In questo caso devono essere le Asl, i medici di famiglia o i pediatri a intervenire. Rilasciando un certificato di guarigione. Ma le Regioni, a causa della crescita esponenziale dei contagi, sono molto indietro. Tanto che alcune, come la Toscana e l’Emilia-Romagna, hanno detto ai cittadini che possono considerarsi “liberi” già dopo il tampone negativo.

La validazione automatica in arrivo

Ma anche se possono uscire, non possono fare tutte le attività per le quali serve il Green pass da guarigione. Che tra l’altro impedisce anche di ricevere la terza dose prima dei tempi tecnici. Il problema, spiegano oggi le cronache milanesi del Corriere della Sera, riguarda un buon numero dei 546 mila lombardi attualmente positivi. Da Ats Milano spiegano al quotidiano che ci sono stati alcuni problemi con i pazienti che, sospettando un contagio, si sono sottoposti a un test fai-da-te senza la controprova di un tampone ufficiale. Non avendo il dato di inizio isolamento, il sistema non riconosce neppure la fine. Ci sono poi laboratori che impiegano più del previsto a inserire i risultati dei test nei database. I tempi di reclusione dei prigionieri del Green pass così si allungano.

Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza rispondendo al question time alla Camera, ha spiegato che il problema è in via di risoluzione: «Abbiamo dovuto lavorare per costruire una modalità nostra, nazionale, di sospensione diversa del Green pass perché all’inizio la modalità europea prevedeva solo la sospensione in caso di falsificazione. Dopo alcune sollecitazioni, anche di natura parlamentare, con l’ultimo Dpcm del 17 dicembre abbiamo introdotto un meccanismo che, a regime, porterà a un doppio automatismo: di sospensione della validità del Green pass di fronte ad un caso di positività e al tempo stesso però ad uno stop di questa sospensione e riattivazione del certificato in caso di tampone negativo dopo la positività». Ma si tratta di «una procedura in corso. E penso che dobbiamo lavorare perché questi problemi che ancora ci sono stati possano essere risolti». Il governo, dunque, continuerà a «puntare sul Green Pass, c’è stata una estensione del suo utilizzo. E la strategia del governo è continuare a puntare sul certificato verde», ha concluso il ministro.