Ladri di case… se ad Acquappesa ad occupare è il vicesindaco
Acquappesa, piccolo paese del Tirreno di 1500 anime, è ancora una volta al centro dell’attenzione dei media per vicende di malapolitica e per una gestione estremamente “allegra” della finanza comunale caratterizzata da spese che rasentano il ridicolo e che lo hanno portato al dissesto. Ancora i paesani ridono (o piangono) ripensando a quando il capo della polizia municipale (capo di se stesso perché unico agente) desideroso di un cane acquistò a spese del Comune un “cucciolo di due/tre mesi selezionato per attitudine al lavoro di rilevamento – drug/explosives detection ovvero droga e detenzione esplosivi – tipo pastore tedesco o pastore belga malinois” per quasi 2.000 euro e non contento ne spese pure altri 2.000 euro per il suo mantenimento, poi altri 570 di veterinario, e altri 800 per l’addestramento … il tutto a spese dei cittadini e con grandi risultati: operazioni antidroga e antiesplosivi nessuna, lui a spasso con il cane e in posa con il cucciolo ai matrimoni…
Poi, sempre il capo della polizia municipale, acquistò a spese dei contribuenti un meraviglioso drone per controllare il territorio durante le operazioni di polizia…operazioni naturalmente mai fatte, ma d’altronde come si può negare un costosissimo drone a un dipendente desideroso di giocarci? Oggi ad Acquappesa sindaco e vicesindaco finiscono nel mirino della trasmissione di Rete 4 “Fuori dal Coro” diretta da Mario Giordano.
Agli inizi di dicembre un blitz dei carabinieri della Compagnia di Paola mette in evidenza che una trentina di alloggi popolari siti ad Intavolata, frazione di Acquappesa, sono occupati senza averne titolo da persone residenti altrove che non hanno assolutamente i requisiti per poter accedere alle graduatorie e molto spesso sono proprietari di vari beni immobili. Intervistati, sindaco e vice sembra caschino dalle nuvole e dichiarano di non saperne nulla o quasi della gestione delle case popolari, come se la cosa non fosse di loro competenza. Con il passare dei giorni monta la polemica, si acquisiscono ulteriori dettagli e si scopre che uno degli alloggi e nelle disponibilità del vicesindaco De Caro.
Alle domande dei cronisti lui risponde candidamente che l’alloggio era stato assegnato al padre ma si dimentica di precisare che il padre è deceduto da oltre vent’anni e che in questo “breve” periodo nel quale lui ha avuto la disponibilità del bene (risulta infatti intestatario anche della luce) ogni estate l’immobile è stato affittato (rigorosamente in nero) a turisti. Quindi il vicesindaco, che avrebbe dovuto controllare la corretta assegnazione delle case popolari non solo non lo fa ma si impossessa di un bene pubblico e lo mette a reddito, naturalmente il tutto a discapito della collettività e di chi realmente ne necessita e ha diritto all’assegnazione dell’appartamento.
A questo punto l’inviato va a chiedere al sindaco un parere su quanto avvenuto e si assiste alla sagra dell’ipocrisia. Il sindaco Tripicchio sembra scendere direttamente dalla luna (nonostante sia stato vicesindaco da 2014 al 2019 e poi sindaco fino ad oggi), lui non sapeva nulla, però sapeva, anzi forse sapeva…ma in ogni caso era stata assegnata al padre…però la stava per restituire…ma la cosa più folle è la difesa dell’operato del suo vice sostenendo che non è solo lui ma sono ben 30 (su 50) le case popolari di Acquappesa detenute in maniera illegittima da persone che non hanno i requisiti necessari. Nell’attesa che le indagini portino a processo questi delinquenti, in un paese dove tutti sapevano ma nessuno parlava, resta solo la certezza che siamo sempre di più nella “terra dei cachi” e che sindaco e vice di Acquappesa insistono nel difendere l’indifendibile invece di avere le palle per dimettersi e chiedere scusa ai propri cittadini.










