Lamezia 2025. Salvini in sagrestia e la parabola (al contrario) del figliol prodigo

di Fiore Isabella

Intravista sulla pagina Facebook l’immagine del ministro Salvini accolto nella sagrestia del convento sambiasino di San Francesco di Paola, molti  cattolici secolarizzati e da “settimo giorno” abbiamo pensato alla parabola del “Figliol Prodigo”. Dando, ovviamente, per assodato, e dovrebbe esserlo soprattutto per la Chiesa, che, diversamente dal leghista Matteo che fermava le Ong cariche di infelici tenendoli a bagnomaria, Francesco di Paola, per gli infelici di allora, usava il mantello come una nave per le attraversate dello Stretto.

Per quanto riguarda la storia raccontata da Gesù nel Vangelo di Luca (15:11-32), vista la foto del figliol Salvini, nella dimora sambiasina di Francesco di Paola ci eravamo quasi illusi che potesse, come il suo omonimo prodigo, essere ritornato per chiedere perdono. Vedere un ministro in sagrestia non è cosa di tutti i giorni e molti pensavamo che qualcosa di miracoloso fosse accaduto nell’animo inquieto dell’onorevole Ministro dei Trasporti. Non pensavamo alla trasformazione del mantello in  nave da crociera, ma ad una maggiore connessione del suo amore per i Rosari e i Crocifissi, con il Vangelo di Cristo, certamente sì. Per essere più espliciti, che fosse guarito dalle purulente allergie razziste che lo hanno indotto a consumare la sua vita politica: prima a dividere l’Italia in Nord e Sud; poi gli uomini in bianchi e neri; infine, in costruttore di muri perché l’unico ponte a cui continua a pensare è quello tra Scilla e Cariddi. Forse gli stessi Frati francescani, come il misericordioso padre della Parabola erano pronti, dopo averlo abbracciato, a sacrificare le vacche più grasse per festeggiare il figlio perso ed poi ritrovato. Nulla di tutto questo! Sono rimaste solo le vacche a festeggiare.