A Lamezia Terme stamattina la Guardia di Finanza ha arrestato un colletto bianco di primo piano, che nel corso degli anni era già stato “beccato” ma era sempre uscito pulito dalle inchieste a suo carico. Si tratta di Claudio Arpaia, 57 anni, originario di Sant’Antimo (Napoli) ma operante e attivo su Lamezia ormai da molti anni. Come tutti gli imprenditori di un certo livello e con la spregiudicatezza necessaria, Arpaia – secondo l’accusa – aveva messo su un sistema di autoriciclaggio mica male avvalendosi anche della collaborazione della moglie, di un consulente finanziario milanese e di un imprenditore del Trentino.
Arpaia dirige un’azienda leader nella progettazione e nella fornitura di contenitori in vetro per la conservazione degli alimenti. E’ questo il suo business di riferimento o se preferite di facciata.
“… Nata nel 1974 come azienda di distribuzione di tappi e capsule – si legge sul sito ufficiale dell’azienda -, Arpaia ha presto compreso il valore del vetro come packaging per l’industria alimentare, decidendo di puntare la sua attività sulla distribuzione di vasi e bottiglie per vino, olio, birra, distillati, acqua e bibite.
Un’ampia gamma di articoli, standard e speciali, testati e selezionati dalle migliori case produttrici italiane ed estere. Oggi Arpaia è una realtà consolidata. Il know-how maturato in tanti di attività gli consente di affiancare i suoi clienti nella scelta di forme, colori e caratteristiche tecniche attraverso un importante servizio di consulenza specializzata…”. “… L’azienda, che sorge a Lamezia Terme su un’area di 27.000 mq, grazie all’imponente magazzino e all’ottima organizzazione della logistica – si legge ancora – garantisce tempi di consegna veloci e un’assistenza tempestiva e puntuale…”. Propaganda, certo, ma non c’è dubbio che il suo business lo sappia fare e che in qualche modo sia stato redditizio, anche se in tempi di pandemia la crisi la sentono tutti.
Ma Arpaia a Lamezia è legato anche alla vicenda della squadra di calcio, la Vigor, della quale è stato chiacchierato e discusso presidente, in una fase anche insieme a Paolo Mascaro, attuale sindaco della città. Arpaia, proprio insieme a Mascaro, era incappato in una inchiesta della procura di Lamezia per fatture inesistenti, che poi è finita in una bolla di sapone. Ed era stato coinvolto anche dall’inchiesta Dirty Soccer sempre sul pallone “truccato”, ma in particolare sul calcioscommesse. L’inchiesta comportò la retrocessione dalla Lega Pro nei dilettanti della squadra biancoverde. Nel mese di agosto 2015, la Corte d’Appello federale, dispose la retrocessione in serie D per la Vigor Lamezia e la squalifica a 5 anni e mezzo per Arpaia. Decisione poi confermata a ottobre 2015 dal Collegio di garanzia dello sport del Coni.
Evidentemente la procura di Lamezia non aveva mai mollato Arpaia ed ecco che stamattina è arrivata la mazzata. Quanto al “gradimento” della tifoseria per la sua gestione, è meglio stendere un velo pietoso.