La Procura di Lamezia Terme ha chiuso le indagini a carico dell’imprenditore Claudio Arpaia, 54 anni, sua moglie Annamaria Del Gaudio, 46 anni, e Armon Antonio Gloriano Rossi, 52 anni un consulente finanziario milanese. Al centro dell’inchiesta una maxi evasione dell’Iva per circa mezzo milione di euro ma anche un vero e proprio tesoro nascosto nelle banche maltesi schermato dietro società con sede nelle Isole Vergini. Marito e moglie sono accusati di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita poiché avrebbero usato parte dei 500mila euro per l’acquisto di un immobile a Lamezia Terme e trasferito l’altra metà del denaro a una società a loro riconducibile. Secondo l’accusa, i coniugi avrebbero fatto questi movimenti «in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa della somma». Un’altra ipotesi riguarda il trasferimento di denaro contante in Svizzera per un totale di 380mila euro.
Nel febbraio scorso il gip Francesco De Nino aveva disposto il sequestro di 1,5 milioni di euro in capo agli indagati. A far scattare le indagini della Finanza di Catanzaro sono state due distinte segnalazioni giunte dall’Agenzia delle Entrate dopo la presentazione, da parte dei coniugi Arpaia e Del Gaudio, della domanda di accesso alla procedura di collaborazione volontaria internazionale. In pratica la coppia aveva chiesto di poter far rientrare in Italia mezzo milione di euro depositato su un conto di una banca di Malta intestato a una società fiduciaria. Quei soldi, avevano dichiarato i due imprenditori lametini, sarebbero stati un’eredità. Non così per le autorità italiane che hanno segnalato alcune anomalie: l’esistenza di ulteriori due conti presso la banca maltese, su cui risultano transitati i fondi; la presenza di un ulteriore certificato di deposito di 500mila euro; infine il mezzo milione oggetto di discovery proveniva incomprensibilmente da un ulteriore conto maltese accesso in un’altra banca.
Ma soprattutto le indagini della Finanza avrebbero fatto emergere che quel denaro non poteva essere frutto di un’eredità. Secondo il gip che firmò l’ordinanza “nei confronti degli indagati Claudio Arpaia, Annamaria Del Gaudio, Mauro Armani e Armon Rossi sussistono rilevanti esigenze cautelari: anzitutto deve ravvisarsi un pericolo di reiterazione di reati di autoriciclaggio”.
Ora, dopo la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini, l’ex presidente della Vigor e i coindagati avranno 20 giorni di tempo per chiedere ai pm di essere ascoltati o per depositare memoria difensiva. Solo allo scadere di questo termine la Procura di Lamezia, guidata da Salvatore Curcio, potrà scegliere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio o avanzare richiesta di archiviazione. Fonte: Gazzetta del Sud









