Lamezia “mafiosa”, che botta per il centrodestra: i precedenti scioglimenti del ’91 e del 2002

Lamezia, i precedenti del 1991 e 2002

Prima di ieri, il Comune di Lamezia Terme era stato sciolto nel 1991 e nel 2002. Nel ‘91 era stato l’ex ministro dell’Interno Scotti ad ordinare che la giunta lametina, composta da democristiani e socialisti facesse le valigie. Allora come oggi e come è accaduto, nel 2002, i consiglieri hanno gridato al «complotto» orchestrato da una campagna denigratoria. A guidare la giunta comunale nel 2001, invece, era una coalizione di centrodestra, con a capo Pasqualino Scaramuzzino, di Forza Italia. Le motivazioni che allora hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia parlavano di «consiglieri comunali legati a rapporti di parentela con persone appartenenti alla ‘ndrangheta». La commissione accertò la presenza tra i consiglieri di Giorgio Barresi, eletto nel Ccd, arrestato nel luglio del 2001 con l’accusa di avere fatto parte di un’organizzazione di usurai e ferito in un agguato mentre era in compagnia di due presunti mafiosi. Poi alcune assunzioni in forma diretta di persone in «odor di mafia», in enti subcomunali e un diffuso disordine amministrativo, avevano convinto i commissari prefettizi a chiedere lo scioglimento dell’Ente.

Le nuove inchieste

La vittoria alle amministrative del 2005 della coalizione di centro sinistra, guidata da Gianni Speranza (Sinistra Italiana), ha permesso alla città di Lamezia Terme, per dieci anni, di trovare una serenità amministrativa durata due legislature. Nel 2015 la vittoria del centrodestra e le nuove inchieste giudiziarie che hanno coinvolto esponenti del consiglio comunale. Le indagini della magistratura di Catanzaro hanno, infatti, interessato Giuseppe Paladino, vicepresidente del consiglio comunale, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e l’ex candidato a sindaco Pasqualino Ruperto, consigliere comunale dimissionario dopo essere stato coinvolto in un’altra inchiesta quando era presidente di “Calabria Etica”. In carcere è finito pure con l’accusa di estorsione un esponente della cosca Gualtieri fidanzato della consigliera comunale Maria Lucia Raso. E per finire le telecamere dei carabinieri hanno immortalato un candidato al consiglio comunale nel 2015 che, incappucciato, andava all’incontro con i capi cosca per chiederne il sostegno elettorale.