Lamezia. Misteri e segreti dell’omicidio Pagliuso: il sequestro di persona e il ruolo degli avvocati Larussa e Gambardella

La storia dell’avvocato Francesco Pagliuso rimanda al 9 agosto 2016 allorquando il brillante legale lametino veniva ucciso, nel giardino della sua casa a Lamezia Terme, freddato da tre colpi di pistola. Iacchite’ ha deciso di dedicare un’inchiesta a questo gravissimo omicidio, della quale ieri abbiamo pubblicato la prima puntata (http://www.iacchite.blog/lamezia-silenzi-misteri-e-segreti-dellomicidio-pagliuso-qual-e-il-ruolo-dellavvocato-antonello-mancuso/).

RIASSUNTO DELLA PRIMA PUNTATA

Oggi, a distanza di oltre 4 anni e mezzo, quello che colpisce è l’assordante silenzio calato da tutte le parti: Istituzioni, colleghi che sembrano aver dimenticato o, comunque, sembrano aver assunto un contegno di indifferenza rispetto ad una storia che, invece, non solo merita giustizia, ma che potrebbe rappresentare un ottimo punto di osservazione per indagare anomalie sistemiche di portata forse ben più ampia di quella pensabile e immaginabile con gli strumenti di un lettore poco attento e distratto….

Potrebbe sembrare, quello dell’avvocato Pagliuso, un omicidio maturato nel solco della vendetta, se non fosse però che la storia si arricchisce di ulteriori particolari, che ove fosse possibile, sono ancora più assurdi ed aberranti.
Tra gli avvocati a difesa del presunto omicida, seppur solo limitatamente al filone processuale scaturito dalla contestazione in capo al Marco Gallo del reato associativo concretizzatosi nell’essere affiliato della cosca Scalise, compare il nome dell’avvocato Antonello Mancuso.

Ma chi è l’avvocato Mancuso?
Il suo nome compare nell’incartamento processuale dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ma non per la sua qualità di difensore. Il nome dell’avvocato Antonello Mancuso compare sulla copertina del fascicolo relativo all’operazione Reventinum, in cui figura tra i soggetti indagati per il reato di cui all’articolo 416 bis in concorso con Scalise Luciano, con Scalise Pino e con altri soggetti, tutti afferenti alla criminalità organizzata della zona del Reventino nonché – udite udite – quello stesso Gallo Marco che oggi difende.
Una coincidenza? Non sappiamo.

Certo è che appare un’anomalia tutta nostrana la circostanza di un avvocato non solo indagato, ma che presta il proprio patrocinio difensivo in favore di un soggetto che, seppur cliente, è stato per alcuni versi o comunque, quantomeno in una certa fase storica, immaginato come complice in una ipotesi di reato per associazione a delinquere di stampo mafioso (che poi, stando alla ricostruzione storico-fattuale, è lo stesso contesto associativo in seno al quale sarebbe maturata la decisione di uccidere l’avvocato Pagliuso).

Ipotesi di reato alimentata da pettegolezzi che, sempre stando agli atti del processo, circolano in certi ambienti dell’entroterra lametino e di cui qualche traccia è rimasta, nel fascicolo dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso. È del 16 luglio 2019 un’annotazione di servizio della Polizia giudiziaria in cui si riportano le confidenze del fratello di un altro morto, tale Gigliotti Santo, secondo cui “l’esecutore materiale dell’omicidio di Gigliotti Santo si presume possa essere Gallo Marco o l’avvocato Antonello Mancuso…”. 

Chiunque sarebbe sconcertato dal prendere atto che aldilà della veridicità processual-penalistica di tale ricostruzione dei fatti esista una sorta di terra di mezzo descritta come un mondo in cui un avvocato, al di là delle sue capacità professionali ed a prescindere dal caso di specie, dovrebbe essere presidio di legalità correttezza, probità, venga invece identificato quale possibile killer.

A questo punto, se è vero che tre indizi fanno una prova, potremmo comunque ritenere che pur non trovandoci di fronte ad una prova, siamo di fronte al fondato dubbio che ci sia qualcosa che non torna. Avvocati indagati dalla procura, additati nei contesti criminali di essere possibili esecutori materiali di omicidi… insomma.. aspettiamo risvolti per comprendere come possa essere possibile essere al contempo indagati, seppur solo potenziali, e avvocati… Se poi a questo aggiungiamo i contatti che risultano essere intervenuti tra l’avvocato Mancuso Antonello e Gallo Marco il 10 di agosto 2016 (qualche ora dopo l’omicidio dell’avvocato Pagliuso…..), lo scenario diventa ancora più inquietante..

Ma quella dell’avvocato Antonello Mancuso non è l’unica anomalia riscontrata nelle carte del processo dell’avvocato Pagliuso… 

SECONDA PUNTATA: IL RUOLO DELL’AVVOCATO ANTONIO LARUSSA

Nel solco delle indagini avviate in relazione all’omicidio, viene infatti disposto il rinvio a giudizio di un altro avvocato del foro lametino, Antonio Larussa, indagato «in qualità di istigatore nella fase della ideazione del delitto, istigazione posta in essere attraverso la prospettazione ai suddetti soggetti, tutti comunque appartenenti alla criminalità organizzata lametina, di scarso impegno professionale da parte dell’avvocato Francesco Pagliuso, ovvero di commissione da parte di quest’ultimo di errori nella linea difensiva, nell’ambito di un processo che vedeva imputato SCALISE Daniele a Cosenza per il delitto di truffa, oltre che della mancata consegna delle carte procedurali da parte dell’avvocato Pagliuso al Larussa, che nel frattempo era stato nominato co-difensore dallo Scalise Daniele, contribuiva a costringere, con violenza e minaccia di morte a mano armata, da parte di più persone riunite (tra cui i tre soggetti sopra citati), l’avvocato Francesco Pagliuso a seguire la linea difensiva prospettata dai suddetti soggetti, ad accettare o tollerare la co-difesa con l’avvocato Larussa, nel predetto processo e a fare sostanzialmente ciò che i suddetti soggetti gli imponevano, dopo averlo incappucciato, condotto in un bosco, malmenato e trascinato di fronte ad una buca scavata con un mezzo meccanico, il tutto accompagnato dalla minaccia di essere scaraventato all’interno di quella buca, in modo tale che il corpo non sarebbe più stato trovato».

La circostanza dell’episodio del sequestro di persona fu prontamene denunciata dall’avvocato Francesco Pagliuso al direttivo della Camera Penale di Lamezia Terme, di cui il giovane penalista era segretario. Quindi, già da tempo c’era l’impressione, tra le fila dei penalisti lametini, di un qualcosa che non andava. Non può poi essere un caso che ritornano, nel capo d’imputazione in contestazione a Larussa Antonio, gli stessi nomi intorno ai quali ruota la ricostruzione del background dell’omicidio…

Ma chi è l’avvocato Antonio Larussa?

Per quello che ci consta, trattasi di avvocato che tra l’altro in più occasioni ha rivestito la qualità di protagonista, in qualità di indagato e/o imputato in altri procedimenti. Basterebbe a descrivere lo spessore dell’individuo la circostanza che lo stesso sia stato accusato di circonvenzione di incapace in danno di una anziana signora, ex proprietaria di un appartamento poi per incanto divenuto di proprietà dell’avvocato che avrebbe dovuto tutelare i suoi diritti, appunto lo stesso l’avvocato Larussa Antonio.

E non è finita, fermo restando l’anomalia della circostanza che l’avvocato Larussa per i medesimi fatti scaturiti dalle indagini sull’omicidio del povero avvocato Pagliuso riveste la duplice veste di difensore del soggetto che risponde del capo di imputazione per il quale lo stesso avvocato è a processo e la cui udienza finale è stata celebrata il 28 ottobre 2020. Esito finale? Assolto perché il fatto non sussiste. Come nella peggiore tradizione calabrese, dedita all’insabbiamento sistematico per i reati di quelli che contano o hanno qualche santo in paradiso. Anche se proprio oggi si è appreso che la Dda ha presentato ricorso in Appello contro la sentenza di assoluzione. 

IL RUOLO DELL’AVVOCATO FRANCESCO GAMBARDELLA 

Altro soggetto la cui posizione nel contesto che circonda la vicenda dell’avvocato Francesco Pagliuso appare – a voler utilizzare un eufemismo- quantomeno ambigua è quella dell’avvocato Francesco Gambardella. Spulciando le cronache passate, risulta che l’avvocato Francesco Gambardella era uno dei difensori componenti il collegio difensivo della famiglia Pagliuso. Vi è però che, poi, qualcosa deve essere andato “storto”, se da difensore delle parti civili identificate nei familiari di Pagliuso l’avvocato Gambardella si è ritrovato a rivestire la carica di difensore proprio di quell’avvocato Antonio Larussa e proprio nel processo in cui quest’ultimo viene individuato nel capo di imputazione quale “…concorrente morale nella fase di ideazione del delitto” e in cui i familiari dell’avvocato Francesco Pagliuso sono costituiti parte civile.

Insomma, anche sotto questo aspetto sembra esserci un po’ di confusione e sembra non essere chiaro a chi dovrebbe il discrimine che intercorre tra “chi difende chi e chi deve essere difeso (da chi)”. Un gran mal di testa direbbero in molti, se non fosse che a morire è stato un giovane noto ed onesto Avvocato, probabilmente vittima di un sistema (ma quale?) certamente deviato. E per il momento ci fermiamo qui.