Lampare Cariati: “Occhiuto si dimette per se stesso e i calabresi continuano a resistere”

Occhiuto si dimette per se stesso e i calabresi continuano a resistere

Da troppo tempo questa terra è laboratorio di pratiche politiche che poi diventano prassi. Quelle che, in altri luoghi, vengono definite come “grandi intese”, in Calabria sono semplice trasversalismo consolidato. Il trasversalismo, fino ad oggi, si è espresso con un certo “pudore”, significa che ognuno ha mostrato di stare sotto la propria bandiera, non prima, però, di aver stabilito tutto con l’avversario politico.

Un sistema politico che, in tutti questi anni, ha lavorato per spegnere le speranze della gente, allontanarla dalla politica e soprattutto dalle urne elettorali.

Con il sistema di conteggio dei voti e l’astensione oltre il 55%, basta poco più di ⅓ di cittadinanza per determinare il futuro di tutti, ed è su questa base che Occhiuto, partiti e potentati vari bivaccano, nella convinzione di continuare a tenere incatenata la Calabria. Fino ad oggi hanno avuto ragione.

Poche sono le persone che vanno a votare liberamente.

Alle urne si recano solo affiliati e appartenenti ai partiti, (im)prenditori interessati alle speculazioni o ai finanziamenti pubblici che impongono di votare questo o l’altro nome alle/ai dipendenti, costruttori affamati di cemento armato, inquinatori seriali, corrotti e corruttori, quelli che incassano nella sanità pubblica e soprattutto privata, faccendieri, mafiosi, commissari con famiglie al seguito, parenti e amici delle persone candidate, quelli che accettano anche/solo 10 euro per votare qualcuno ecc…

Una minoranza, tutt’altro che silenziosa, insieme a quattro mascalzoni di politici, capace di condizionare il futuro dell’intera regione, dal Tirreno allo Jonio, dal Pollino all’Aspromonte passando per la Sila. Fino ad oggi hanno avuto ragione.

In questo scenario, Roberto Occhiuto, con copione tipico da martire politico – che poi è una specialità di famiglia – ha trasformato una crisi politica in una penosa operazione di marketing straccione. Occhiuto ha usato le dimissioni come una mossa per regolare i problemi nel suo campo politico, senza affrontare e risolvere quelli della Calabria. Mentre Occhiuto si è dimesso per se stesso, i calabresi devono continuare a resistere e i territori restano in attesa, immersi nel passato. Come sempre.

L’intera fascia jonica, particolarmente quella cosentina, continua ad essere trattata come terra di scambio, isolata e mortificata.

Eppure è qui che si dovrebbe giocare il futuro della nostra terra. Qui, dove la sanità continua ad essere negata, dove le strade sono ferite aperte, dove le ferrovie restano un sogno e dove l’acqua appare come un miraggio. Nonostante una certa dinamicità economica, rispetto ad altre zone, nella jonica la parola sviluppo è solo una promessa mai mantenuta, perché qui l’isolamento non è solo geografico ma anche politico. È qui che la politica – fino ad oggi gestita da partiti e potentati – ha fallito di più.

È qui, però, che la Politica – quella vera – potrebbe rinascere.

Nella jonica cosentina, in mezzo al silenzio, ormai da tanto tempo, qualcuno ha cominciato a fare Politica in modo diverso, senza clamore, senza appartenenze blindate, senza cercare riflettori. Una Politica che ha scelto di ascoltare, di costruire per restare, di mettere al centro le persone e non le loro ambizioni. Una Politica fatta di persone che si battono contro i tentacoli mostruosi che uccidono, ogni giorno, la speranza di questa terra.

La Calabria ha bisogno di questa Politica e di un Progetto che certamente non arriverà dai circuiti tradizionali, dai partiti (vecchi e nuovi), dai politici di professione, dal trasversalismo consolidato.

Non sarà importante lo slogan, se il Progetto Politico sarà costruito da chi, sui territori, ha già dimostrato coerenza, visione e rispetto per questa terra.

Il sistema politico che opprime la Calabria è imploso, non bisogna lasciare spazio per ricostruirsi e la jonica cosentina dovrà essere la motrice del cambiamento.

Movimento Le Lampare BJC