L’assalto del cemento al Castello. Tomaso Montanari: “A Roseto Capo Spulico una strada può sconfiggere Federico II”

A Roseto Capo Spulico una strada può sconfiggere Federico II 

di Tomaso Montanari

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Si chiama Statale 106, ma dello Stato italiano ha poco: non sa nulla, per esempio, dell’articolo 9 della Costituzione, per cui “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio culturale della nazione”. Deve essere per questo che oggi quella strada viene completata (dagli stessi costruttori cui è affidato il colossale scempio del Ponte sullo Stretto), devastando uno dei luoghi più belli della Calabria, cioè dell’Italia, Roseto Capo Spulico e il suo castello fridericiano a picco sul mare. Come ha raccontato ai lettori del Fatto, Marco Lillo, “questa strada andava fatta – ma poteva e doveva passare più in alto, come era previsto inizialmente. Con la motivazione della presunta presenza di gas nel sottosuolo del tracciato iniziale, il mostro si è spostato accanto al castello e al mare. Dopo le gallerie risalendo verso nord le auto sfrecceranno pure su una fila di piloni vicino alla spiaggia. Una follia che andava evitata…

Le foto parlano da sole e raccontano bene l’inutilità di commissioni paesaggistiche, valutazioni di impatto ambientale, tavoli tecnici e prescrizioni buone solo per mettere il timbro della legge su questo mostro voluto da tutti i Governi degli ultimi 10 anni”. Epperò i costruttori sono così fieri di questo taglio in faccia al “volto amato della Patria” da pubblicarne, a pagamento, una fotografia su una pagina intera del quotidiano Altravoce, nell’edizione calabrese, accompagnandola con il claim “In Calabria, il futuro si fa strada”. Un paesaggio violato: cemento sul mare, ancora. Cemento a pochi passi da un monumento meraviglioso, ancora. Ora, la domanda è: di quale futuro stiamo parlando? L’illusione, venduta ai calabresi, è che sia il futuro-futuro, quello vero, quello del 2025. Un futuro che rimetta in linea la Calabria con il Paese, finalmente. E invece è vero il contrario: è un futuro vecchio, di serie B. Il futuro di quando si devastavano terra e mare, senza nemmeno pensarci. Un futuro coloniale, perché oggi è rifilato a una terra che – pensano politici e imprenditori – deve prendersi tutto, e ringraziare.

Immaginate se una cosa del genere sarebbe mai potuta passare in Toscana, per dire: dove il tratto autostradale tra Capalbio e Rosignano è giustamente bloccato da anni perché sarebbe una assurda devastazione ambientale. In Toscana i comitati indicano una strada sostenibile per migliorare la viabilità senza fare disastri: e anche il Comitatato Alto Ionio fa esattamente la stessa cosa, egualmente senza essere ascoltati. Ma la differenza è che in Toscana la grande opera si blocca, in Calabria no. Perché? Perché in quella zona della Toscana viene in vacanza la Roma del potere: e mentre la terra dei poveri cristi la puoi rovinare senza vergogna, chi conta ci tiene alla bellezza.

Il tratto di costa di Roseto Capo Spulico, con quello spettacolare castello medioevale, non è affatto più brutto, meno rilevante, meno speciale della costa toscana: anzi. Ma è un paesaggio figlio di un dio minore: la Calabria è stata devastata da cemento, incompiute, speculazione. E allora continuiamo, che abbiamo più da salvare? In Assemblea Costituente si volle l’articolo 9 perché la tutela fosse nazionale e non regionale, e così non si facessero differenze, e il paesaggio della nazione fosse tutto rispettato e difeso. Non si erano fatti i conti con lo smottamento del potere centrale: con pareri negativi dei ministeri cosiddetti tecnici (Cultura e Ambiente) che diventano positivi senza alcuna solida motivazione, con governi che predicano ambiente ma praticano cemento, con lo strapotere delle grandi imprese, che comandano e riescono a imporre opere che servono quasi solo a chi le fa.

E noi, noi cittadini, cosa possiamo fare? Possiamo intanto sostenere i cittadini come noi che, riuniti in comitati, malgrado tutto si battono. La società civile calabrese, a Roseto come a Cosenza, ha uno spessore e una tenacia esemplari: ma ha bisogno di visibilità, solidarietà, legittimazione mediatica. E poi possiamo andare a visitare, in questa estate, il castello Roseto Capo Spulico. Nel manuale di storia dell’arte per i licei che ho curato insieme a Salvatore Settis, abbiamo collocato una cartina con gli edifici voluti dall’imperatore Federico, che lo comprende. E lo abbiamo fatto perché “pochi uomini hanno inciso tanto sul paesaggio italiano quanto Federico II”. È esattamente la ragione speciale che avrebbe dovuto indurre il ministero della Cultura a tenere duro sul suo iniziale “no” a quel tracciato della Statale 106: perché quel brano di paesaggio, reso incantato dal castello, era la testimonianza di un momento altissimo della nostra storia culturale. E invece no: politici e imprenditori di oggi vogliono incidere sul paesaggio italiano più di Federico II. E purtroppo ci riescono. Andiamo a vedere Roseto Capo Spulico, finché c’è. E poi difendiamolo, protestiamo, facciamoci sentire. Perché quel luogo è nostro, non del cemento, degli affari e di una politica che tradisce noi tutti, e se stessa.