Latina. Arresto della giudice Castriota: scattate le perquisizioni in tribunale

L’attività investigativa coordinata dalla procura di Perugia e delegata alla guardia di finanza ha svelato un sistema di favoritismi e corruzione nell’ambito dell’amministrazione dei beni sequestrati. Al centro dell’inchiesta c’è la giudice Giorgia Castriota, gip e gup in servizio dal 2016 al tribunale di Latina, ora destinataria di una misura di custodia cautelare in carcere. Insieme a lei sono stati arrestati due professionisti romani, Silvano Ferraro e Stefania Vitto, il primo in carcere, la seconda ai domiciliari. Altre due persone risultano invece indagate in stato di libertà. Le accuse sono di atti contrari a doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità. A darne notizia è stato il procuratore della Repubblica di Perugia Raffaele Cantone.

Corruzione in tribunale, arrestata la giudice Giorgia Castriota: gioielli e denaro in cambio di incarichi

Un’inchiesta complessa e delicata, nata a Latina dopo la denuncia presentata dal rappresentante legale di alcune società che erano state sottoposte a sequestro nell’ambito di un procedimento per reati tributari. A insospettire l’imprenditore erano state alcune irregolarità e condotte poco trasparenti proprio nella gestione ì, da parte degli amministratori giudiziari, dei beni aziendali che erano stati sequestrati. Tutto avvenuto con l’avallo del gip che era in servizio a Latina. A partire dunque dai primi sospetti è stato possibile accertare, grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali e analisi documentali e finanziarie, un accordo corruttivo che legava la giudice ai professionisti indagati in virtù di stretti rapporti personali. Ai professionisti venivano conferiti incarichi “al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo e soprattutto in contrasto con una specifica norma che stabilisce il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che, con il magistrato che conferisce l’incarico, hanno un’assidua frequentazione”, intendendosi rapporti di amicizia confidenziali e anche rapporti sentimentali. A fronte degli incarichi concessi, come riportato dalla procura di Perugia, i professionisti “amici” “retrocedevano al magistrato sotto forma di contributo mensile e di altre regalie parte del denaro che la stessa giudice liquidava loro per l’adempimento degli incarichi. Oltre a questo, sono stati documentati regali in gioielli, viaggi e perfino un abbonamento annuale allo stadio Olimpico.

Ma l’indagine non è finita qui. Con gli arresti di questa mattina sono scattate perquisizioni anche negli uffici del tribunale di Latina da parte dei magistrati della procura di Perugia e dei militari della Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza. Gli investigatori hanno anche acquisito informazioni da altri testimoni e persone informate sui fatti. L’obiettivo è ora capire se lo schema utilizzato e gestito dalla giudice nell’amministrazione giudiziaria sia stato utilizzato, con gli stessi risultati, anche in altri casi e per altre aziende e società della provincia i cui beni erano finiti sotto sequestro. Si punta anche a verificare il coinvolgimenti di altri indagati oltre ai cinque oggetto di indagine. Fonte: Latina Today