Latina. Caso Castriota, la grana continua: la coda in Procura

I profili di carattere penale emersi nell’indagine che ha portato all’arresto della giudice cosentina Giorgia Castriota sono di esclusiva competenza della Procura e del Tribunale di Perugia, ma non è da escludere, almeno stando a quanto si può leggere nell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 12 aprile scorso dal gip Natalia Giubilei, che la vicenda possa imboccare anche una strada di carattere disciplinare, come sembra emergere dal comunicato stampa diramato qualche giorno fa dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco, che assicurava di «avere tempestivamente posto in essere quanto compete al capo dell’ufficio, anche al fine di consentire agli organi competenti la pertinente valutazione in ordine alle responsabilità da accertare a vario titolo».

In questo caso, l’organo competente è la Procura Generale presso la Corte di Appello, e se De Falco, come ha assicurato, ha trasmesso qualcosa a quell’indirizzo, è improbabile che lo abbia fatto per sottolineare che in via Ezio tutto vada per il meglio: le circostanze «cristallizzate» dalle intercettazioni che accompagnano l’ordinanza di custodia emessa nei confronti del giudice Castriota non lo avrebbero consentito.

E non va trascurato il fatto che, contestualmente all’emissione del provvedimento nei confronti del giudice Castriota, la Procura di Perugia abbia trasmesso alla Procura generale presso la Corte di Appello una copia dell’ordinanza corredata anche degli atti di indagine. Oltre che un dovere, per il Procuratore De Falco scrivere all’organo superiore era anche un’incombenza urgente.

«Non ho davvero alcunché da aggiungere a quanto ho scritto nel comunicato del 28 aprile – spiega il Procuratore – Ho il dovere di tutelare l’immagine dell’ufficio che dirigo e in questa fase mi preme che non si ingeneri nell’opinione pubblica il convincimento che la magistratura pontina sia coinvolta nel suo complesso, senza distinzioni di sorta, in questa ultima grave vicenda giudiziaria. Di più non posso dire».

Sottolineare il rischio di una generalizzazione significa suggerire implicitamente che nel «caso Castriota» le condotte poste in essere nell’ambito della Procura siano state diverse tra loro e vadano sottoposte a una rigorosa valutazione.

Le stressanti insistenze del Gip Giorgia Castriota nei confronti di alcuni magistrati della Procura di Latina, ai quali chiedeva assistenza per portare a compimento il proprio disegno di mantenere in essere la custodia giudiziaria dei beni dell’imprenditore Fabrizio Coscione, hanno ottenuto risposte diverse da parte dei diversi pubblici ministeri contattati dal Gip sottoposto a indagine: è su questa disomogeneità delle condotte che la Procura generale è chiamata ad un approfondimento il cui fine ultimo è quello cercato dallo stesso Procuratore De Falco, evitare generalizzazioni. Fonte: Latina Oggi