“Avevo 17 anni quando avvenne la strage di Marcinelle e la ricordo come fosse oggi, per via del grave infortunio sul lavoro subìto pochi anni prima, a soli 13 anni, che mi provocò l’amputazione della gamba”. Lo dichiara il presidente nazionale Anmil, Zoello Forni ricordando la tragedia avvenuta l’8 agosto del 1956 nelle miniere del Bois du Cazier in Belgio, nel distretto carbonifero di Charleroi, e aggiunge “purtroppo, le tragedie nelle miniere restano ancora attuali in tutto il mondo: solo pochi giorni fa, dieci persone sono morte e sette sono rimaste ferite, in Cina, dopo il crollo di parte di una montagna in cui era presente una miniera di carbone mentre dodici minatori in Slovenia sono rimasti feriti in seguito a un crollo avvenuto nella miniera di carbone di Velenje”.
“All’origine del disastro di Marcinelle ci fu un banale accidente – continua il presidente Forni – ma quei lavoratori rimasero uccisi soprattutto dalla mancanza di misure protettive e dalla disorganizzazione, e per questo non bisogna dimenticare affinché non si ripetano gli stessi errori, dal momento che è ancora massiccia la presenza delle cave attive in Italia, che secondo una rilevazione Istat del 2019 ammontano a 3.475, mentre sono 93 le miniere”.
Dei 262 operai periti 136 erano italiani, quasi tutti provenienti dal Mezzogiorno d’Italia. Metà erano abruzzesi, e buona parte erano calabresi originari di Reggio Calabria, Cosenza, San Giovanni in Fiore, Caccuri, Cerenzia, Castelsilano, Santa Severina, Rocca Bernarda, Savelli, Scandale, di tutta la Sila e dell’intero Marchesato di Crotone.
“Per onorare la memoria delle 262 vittime del lavoro, di cui 136 italiani, che persero la vita a causa di un incendio scoppiato a 975 metri sottoterra, ma anche per continuare dunque a testimoniare il nostro impegno per il costante miglioramento della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro, questa giornata – conclude Forni – rappresenta un’occasione per rivendicare la centralità dei diritti di ogni lavoratore, oltre ad essere un doveroso momento di riflessione sul sacrificio di chi ancora oggi perde la vita nello svolgimento del proprio dovere. Inoltre vogliamo ricordare la nostra lotta per ottenere adeguati trattamenti e tutele per i circa 555.000 lavoratori che ogni anno subiscono nel nostro Paese un infortunio sul lavoro e per le vedove e gli orfani che piangono i loro cari: le richieste che abbiamo avanzato ai segretari di partito affinché inseriscano nei programmi elettorali questi temi”.