Le donne dimenticate nelle molestie di Colonia

I fatti di Colonia a Capodanno hanno scatenato un grande dibattito politico
Questa è la lucida analisi di Lia Celi tratta da Lettera43 che proponiamo al giudizio dei nostri lettori.

Ricordate quando in Italia lo stupro era considerato un reato contro la morale e non contro la persona? Non c’è bisogno di meningi da elefante, la legge passò alla Camera solo vent’anni fa, l’8 febbraio 1996 (mica tanto, vero? Anch’io credevo di più).

Eravamo già all’inizio dell’era digitale e nel nostro Paese violentare una donna non era una violenza innanzitutto contro un essere umano, ma contro un astratto sistema di valori, come nei paesi teocratici. La cosa farebbe più impressione se il ministro dell’Interno Angelino Alfano non ci avesse appena annunciato che le unioni civili non fanno parte del programma del governo Renzi, malgrado facciano parte della normalità in tutti i paesi progrediti; e che l’utero in affitto sia per lui sempre e comunque un reato sessuale, anzi, un «ripugnante mercimonio». Ok Angelino, la maternità surrogata può piacere o non piacere, ma devi proprio metterti a parlare come un romanzo di Carolina Invernizio?
QUELL’INVIOLABILITÀ FEMMINILE SEMPRE SIMBOLICA. Era una divagazione, ma non troppo. Perché tutto quel che riguarda l’inviolabilità fisica e sessuale delle persone di sesso femminile (scusate se non uso il solito «corpo delle donne», locuzione ormai tanto banalizzata da incarnare perfettamente il frivolo pathos linguistico dei nostri media) tende a rappresentare sempre altro. In ultima analisi, l’ordinamento della società, i suoi totem e i suoi tabù. E quindi, alla notizia delle molestie sessuali di massa consumatesi nel centro di Colonia la notte di San Silvestro, il primo pensiero dei benpensanti di destra è stato «ecco cosa succede a riempire un paese di rifugiati». Mentre il primo pensiero dei benpensanti di sinistra è stato «ecco, ora tutti daranno la colpa ai rifugiati».
L’INDIGNAZIONE RELEGATA IN SECONDO PIANO. Solo il secondo o terzo pensiero, per entrambe le categorie, è stato di solidarietà e di indignazione per tante donne aggredite, derubate e oggetto umiliazioni e di violenze sessuali di vario tipo, mentre festeggiavano l’arrivo dell’anno nuovo sentendosi sicure nella loro città. Donne di varie età, ma tutte nate nel felice e recente scorcio di modernità occidentale in cui alle donne si riconosce il diritto di andare in giro da sole, anche di notte, e una ragazza che va a passeggio in piazza senza accompagnatore dopo le nove di sera non indossa un invisibile cartello «saltatemi pure addosso, sto andando in cerca di guai».
NON È STATO UN POGROM LIBIDINOSO. Che i responsabili delle violenze fossero soprattutto migranti, e nella fattispecie richiedenti asilo, sembra accertato. Ma non era una specie di pogrom libidinoso architettato nei centri di accoglienza, com’è stato presentato da alcuni mezzi d’informazione. Il branco si è coagulato estemporaneamente, anche grazie all’alcool, intorno alla stazione di Colonia, dove da tempo stazionavano gruppi di teppisti stranieri – migranti – responsabili di scippi e furti nei negozi e nelle strade circostanti e, possiamo scommetterci, anche di occasionali molestie e violenze contro le donne, esattamente come succede intorno alle stazioni di tutto il mondo, perfino nella civilissima ed efficientissima Germania. Un po’ più di polizia al momento giusto, e la vergogna di Colonia non ci sarebbe stata, o sarebbe rimasta nei limiti di quel che succede durante un Capodanno in una grande città.
LA VIOLENZA MASCHILE È IL CUORE DEL PROBLEMA. Restiamo sul punto, la violenza: nessun uomo ha il diritto di mettere le mani addosso a una donna. Il fatto che provenga da un Paese dove le donne non hanno diritti, che sia sessualmente represso fin dalla nascita, che sia venuto in Europa insieme ad altri maschi giovani come lui con il testosterone a mille, eccetera eccetera, non è una giustificazione. Forse, come ipotizza provocatoriamente Sacha Baron Cohen nel meraviglioso film Il dittatore, è solo perché nessuno gli ha insegnato a farsi le pippe come si deve, e forse gli operatori umanitari dovrebbero provvedere. Né il fatto che ci siano un sacco di imbecilli che lo odiano per il solo fatto che è un migrante e musulmano può essere compensato con la comprensione ipocrita.
GLI «STUPRI DI MASSA» FURONO A BERLINO. Piccola nota. Qualche giornale di destra ha parlato di «stupri di massa». Parole pesanti e dolorose in Germania, dove ci furono davvero, settant’anni fa, durante l’occupazione sovietica. Anzi, secondo autorevoli storici, lì, nel cuore d’Europa, si verificò «il più grande fenomeno di stupro di massa della storia», con milioni (sì, milioni) di donne tedesche, anche anziane e bambine, ripetutamente violentate, a volte fino a ucciderle, come racconta Helga Schneider nel terribile Rogo di Berlino. La Germania di oggi, che apre le porte ai migranti vincendo in coraggio i proverbialmente evoluti Paesi scandinavi, è nata superando quell’indicibile ferita collettiva, quella sanguinante umiliazione. Leviamoci il cappello e misuriamo le parole.

Lia Celi

Lettera 43