Le elezioni e il ricordo di Falcone: c’è qualcuno che può pronunciare le parole ‘ndrangheta, clan, usura e massomafia nei suoi comizi?

Il 23 maggio moriva Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta. Dopo 53 giorni, sarebbe morto Paolo Borsellino che diceva “noi giudici non possiamo accertare tutto, solo le responsabilità penali. Gli uomini politici non devono soltanto essere onesti, ma lo devono anche apparire”. Invitando a evitare frequentazioni e amicizie che non sono reati, ma responsabilità civili. Un buon monito per tutti i candidati di questa tornata elettorale.

di Saverio Di Giorno

Forse bisognerebbe continuare a setacciare i passati dei candidati nei vari comuni come abbiamo fatto in queste settimane. Forse occorrerebbe continuare a spulciare tra le carte che le procure hanno prodotto a centinaia in questi mesi. Si potrebbe continuare a snocciolare cifre, nomi e circostanze con tanto di intercettazioni in cui loro stessi confessano le responsabilità economiche e civili.

Forse dovremmo continuare a farlo. Continuare questo j’accuse, dire che chi si ripresenta a questa tornata di elezioni è una porzione di borghesia che si è arricchita scialacquando fondi pubblici, avvelenando e stuprando ambienti e territori. E lo ha potuto fare occupando posizioni professionali e usando il loro ruolo senza etica per gestire appalti, cliniche, permessi e costruire clientele. Di nuovo: per loro stessa ammissione. E lo ha potuto fare nel migliore dei casi chiudendo gli occhi sui capitali mafiosi e nel peggiore svendendoli direttamente ai clan del territorio, Muto in testa. Non è neanche difficile: non c’è neanche da andare negli archivi polverosi dei tribunali, basterebbero i servi delle testate, gli audio, riprendere gli stralci già pubblicati.

Dovremmo chiedere ai candidati di Rende che prima erano a favore della città unica se sono capaci di prendere distanza dai voti palazzinari e lobby del cemento, che a colpi di affidamenti e mazzette sono costate scempi. Si legga quello che scrive il Viminale sui casi Dodaro, Aceto eccetera. Possono esporsi sui clan locali da quelli cosentini a Muto che hanno potuto fare commercio sul territorio? Possono farlo e poi allo stesso tempo essere a favore di ulteriori colate di cemento? Possono essere liberi da condizionamenti? Soprattutto: ricordano tutto questo i cittadini che hanno visto le foto e si sono espressi sul referendum?

Dovremmo chiedere – come abbiamo già fatto – al candidato Cesareo a Cetraro di dire perché Losardo lo combatteva (si legga quello che scriveva il procuratore Rinella). Come si pone sull’usura che strozza tutto il territorio e se potrà essere sufficientemente libero da condizionamenti. Lui e la sua lista. Soprattutto: lo ricordano i cittadini che quasi per un migliaio un anno fa erano al porto a vedere il docufilm “Chi ha ucciso Losardo?”

Dovremmo, poi, chiedere a Fernando Caldiero cosa ne pensa della sanità pubblica e del rapporto con le cliniche private e gli interessi che ruotano attorno. E dovremmo chiedere ad Aieta di prendere le distanze e dirci se davvero ha chiesto aiuto a Mario Russo, come quest’ultimo sosteneva. Ha avuto o ha ancora bisogno di consorterie e obbedienze? La stessa cosa dovremmo chiederla a Paola o a Licursi a Scalea. Ma da questo potere relazionale non è esente nemmeno Di Natale a Paola, secondo le carte.

Dovremmo chiedere allo stesso Mario Russo di rendere conto dei presunti 14 milioni per il porto ai clan di Castellamare di Stabia, come rivelava Repubblica, di rendere conto della discarica e degli sversamenti che continua a produrre esposti e preoccupazioni. Dovremmo chiedere perché, da sindaco, ha rinunciato a difendere il comune in tribunale in una causa contro i Valente per dei terreni usucapiti da questi ultimi? Dopo questo regalo Basile avrebbe vinto sostenuto sia da queste consorterie (su cui poi si sarebbero abbattute le indagini) e da lui stesso in prima battuta. Può o non può prendere le distanze da questi poteri e questi modi e rendere conto? Anche in questo caso: cosa ricordano i cittadini – per la verità pochi – che già dieci anni fa scendevano in piazza?

C’è qualcuno di questi che sa, anzi che può pronunciare le parole ‘ndrangheta, clan, droga, usura, massomafie nei loro comizi?

Forse dovremmo continuare. D’altra parte, le ordinanze riempiono migliaia di pagine e ogni volta che le si rilegge riemerge qualche episodio, qualche circostanza dimenticata. E si badi: non è necessario che la circostanza sia reato se racconta di amicizie, legami, se aiuta a ricostruire un quadro e farsi un’idea degli interessi a cui rispondono. Lo diceva, Borsellino. Potremmo continuare a scavare negli archivi di questi dieci anni e ripubblicare lettere alla redazione, esposti fatte alle procure fino all’infinito, ben sapendo che, se non hanno mai risposto ai cittadini in questi anni, non lo faranno certo ora. Dicevano che pubblicare le foto delle mazzette o scrivere di intercettazioni insabbiate non sarebbe servito sul momento, ma sarebbe servito poi, come promemoria per ricordare. Quel poi è ora. E la memoria… nemmeno quella serve, dal momento che molti che conducevano queste stesse battaglie hanno smesso. Nemmeno la memoria serve se questi pezzi di borghesia, di professionismo tornano periodicamente.

Allora non resta che chiedere agli altri, a quelli che rivendicano una diversità a vario titolo di dimostrarla. E anche a loro – i vari Perrotta, Cassano, Politano, Gallo, Principe – continuare a chiedere di dire pubblicamente a seconda dei casi: in che modo è diversità la tessera elettorale di un partito come Forza Italia che ha enormi problemi di criminalità? Potete (a Rende e Paola) parlare di un modo diverso di gestione di beni pubblici che non sia la sola colonizzazione e sfruttamento per consulenze e incarichi? Potete davvero bloccare il cemento e i consorzi di professionisti con doppi e tripli ruoli sia da imprenditori che da tecnici? Ricordate il ruolo dei clan specialmente Muto per tramite di Iacovo nella pubblicità e sui media che usate? Potete chiarire e liberarvi delle pressioni di concessioni demaniali e permessi? C’è qualcuno che sa, anzi che può pronunciare le parole ‘ndrangheta, clan, droga, usura, massomafie nei loro comizi con cognizione di causa?