Le intercettazioni di Napolitano saranno ancora un “segreto di (mafia)-stato”?

Era il 25 maggio del 2020 quando, nel corso di “Atlantide”, Andrea Purgatori (scomparso il 19 luglio) era tornato a parlare delle ormai famose telefonate dell’allora capo dello stato Giorgio Napolitano (deceduto il 22 settembre) che la Consulta decise poi in qualche modo di distruggere. Cosa abbiamo perso con quelle intercettazioni? Questo Purgatori aveva chiesto al magistrato Nino Di Matteo. Ecco la risposta.

“Innanzitutto nessuno ha mai potuto contestare la legittimità di quelle intercettazioni che erano state disposte nei confronti del senatore Mancino coinvolto nell’indagine sulla trattativa stato-mafia. Non sono – così come molti dicono sfidando anzi calpestando la verità – intercettazioni illegittime. Nel corso di quegli ascolti, legittimamente autorizzati da un giudice, noi eravamo assolutamente convinti e io ne sono tuttora convinto, che la procedura da seguire sarebbe stata quella che si segue normalmente per le conversazioni irrilevanti e cioé la messa a disposizione anche alle altre parti del processo, perché ciò che può apparire irrilevante per me, in ipotesi poteva apparire rilevante per i difensori dell’indagato o dell’imputato e poi la distruzione davanti al gip.

Il Quirinale sollevò il conflitto di attribuzioni ritenendo che noi non potessino nemmeno valutare la rilevanza o meno di quelle intercettaziioni e che dovessero essere distrutte prima di essere messe a dispoisizione delle difese. Questo è quello che è accaduto da un punto di vista giudiziario.

Attenzione, mi sento di dover dire anche un’altra cosa. La stessa situazione, cioé di interecettazioni del presidente della Repubblica in carica con altri soggetti intercettati, si era verificata anche altre due volte. Prima di tutto in una indagine della prcoura di Milano erano state intecettate alcune conversazioni dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Bene, quelle conversazioni irrilevanti da un punto di vista penale, erano statge però regolarmente depositate a disposizione dei difensori, erano andate a finire sulle pagine dei giornali e nessuno aveva obiettato nulla.

La stessa situazione si era verirficata poco tempo prima. Alcune conversazioni del capo dello stato, presidente Giorgio Napolitano, erano state casualmente registrate nel corso di intercettazioni fatte dalla procura di Firenze nell’ambito di un’indagine sulla ricostruzione del post terremoto all’Aquila ed erano conversazioni con l’allora capo della Protezione civile Bertolaso. Anche in quel caso le intercettazioni erano state depositate, erano andate a finire sulle pagine dei giornali e nessun conflitto di attribuzione e nessuna reazione era stata sollevata.

La reazione che si è avuta nei confronti della procura di Palero è stata una reazione diversa da quella che si era verificata nei casi analoghi perché noi, ritenendo penalmente irrilevanti quelle intercettazioni, non le abbiamo depositate, non sono mai finite sulle pagine dei giornali. Ancora, il segreto viene custodito da me e da pochissimi altri colleghi e valorosissimi ufficiali di polizia giudiziaria della Dia di Palermo, che le hanno materialmente ascoltate prima di noi e non è mai uscita una parola, perché noi facciamo i magistrati. Eppure contro di noi si è scatenata una reazione istituzionalmente violenta, per carità legittima, quale il conflitto di attribuzioni che è sfociato poi nella decisione della Corte Costituzionale. Allora, il perché siano stati adottati comportamenti diversi rispetto a situazioni identiche… Situazioni identiche, reazioni diverse… quelle conversazioni erano state legittimamente registrate e non c’era stato nessun intento politico o di utilizzazione strumentale…”.

Purgatori cerca di scavare ancora ma Di Matteo non si scompone. E allora, dobbiamo pensare che queste intercettazioni sono un “segreto di stato?! Pardon, un segreto di “mafia-stato”. Parola di (Re) Giorgio Napolitano… Chissà se adesso, dopo la dipartita del Re, usciranno finalmente fuori.