Le Marche chiamano la Calabria. Conte, non sbagliare ancora: c’è in ballo il futuro del M5s

LE SCELTE DI OGGI DEL M5S SUL FUTURO DELLA CALABRIA: LE MARCHE CHIAMANO LA CALABRIA

di Pino Tassi 

Purtroppo Giuseppe Conte si sta incartando sempre più. Oggi si trova a dover scegliere se mantenere o togliere il sostegno a Matteo Ricci nelle Marche. Qualunque scelta andrà a compiere sarà il M5s a pagare il prezzo maggiore. Purtroppo l’errore sta a monte e guarda caso nasce dalla Calabria.

La Calabria da sempre è un laboratorio politico che anticipa temi e scelte nazionali. L’errore fatale è stato compiuto a Lamezia Terme nel momento in cui il M5s ha deciso di appoggiare Doris Lo Moro, una figura per bene ma proveniente dalla vecchia politica, quella vecchia politica contro cui nasce il M5s. Si pensò ad un fatto isolato, ad una scelta scaturita da amicizie e conoscenze, ad un errore, invece si arriva ad oggi con la scelta dei candidati a presidente per le elezioni regionali d’Autunno e si dà il via libera a candidati come Matteo Ricci nelle Marche e a Decaro in Puglia. Anche loro provenienti dall’antico mondo del Pd pur se giovani d’età.

Qui sta il cambiamento epocale che sta avvenendo nel M5s. Non sì accetta solo l’alleanza con il Pd ma si è disponibili a sigillare questa alleanza con qualunque candidatura nuova, vecchia, o vecchissima che sia. Oggi Conte paga certamente i casini del Pd, ma paga soprattutto il suo cedimento sui valori del rinnovamento e dei principì. Se Conte avesse detto al Pd a suo tempo di non poter appoggiare Matteo Ricci per una questione di rispetto dei cittadini che, non più tardi di un anno fa, l’avevano eletto con oltre 100 mila voti di preferenza al Parlamento Europeo, oggi non sarebbe in questo bel pasticcio. E sappiamo bene quanto il discorso delle candidature farlocche siano state al centro della campagna europea. Lo stesso discorso vale per Decaro che anche lui eletto a Bruxelles l’anno scorso adesso vuole fare il Presidente in Puglia.

Tutta questa arrendevolezza alcuni sostengono che nasce per avere Roberto Fico candidato in Campania. Io penso che il problema è più di fondo perché Roberto Fico è un signore e può fare anche altro. Il problema è che c’è una trasformazione del modo di essere degli ex grillini. Per farla breve: purtroppo si è intrapresa una deriva governalistica. Chi vive nei territori sa bene che ormai il M5s è presente solo nei palazzi del potere, tra la gente è scomparso da tempo. Per non parlare delle periferie, dei mercati rionali e dei luoghi di lavoro. Ormai in molte regioni si pensa solo ad ottenere un assessorato, un consigliere regionale o una presidenza di regione.

Arriviamo alla Calabria: deputati e senatori del M5s brillano se si parla di temi e argomenti nazionali, si eclissano e diventano afoni sui temi regionali. A Roma battaglieri in Calabria silenti. Certo, c’è qualche comunicato stampa, si scrive su Crotone, adesso sui droni, ma sono fatti episodici. Non c’è una narrativa alternativa a quella creata da Roberto Occhiuto. Non si riesce nemmeno a chiedere le dimissioni di Occhiuto, non per l’indagine in corso, ma per il fallimento politico della sua Calabria dello Spettacolo.

In fondo va bene: se si dovesse arrivare a governare perché smettere con il Capodanno in Calabria, con il Vinitaly a Sibari, con il Magna Graecia Film Festival, e tanti dirigenti e manager di ieri e oggi perché non portarli alla nostra corte? Scrivo queste riflessioni sui Cinquestelle perché penso che ancora con loro c’è una possibilità di cambiamento di rotta. Cosa che non vedo assolutamente nel gruppo dirigente del Pd calabrese e della sinistra: troppi anni di assuefazione al potere. La scelta che Conte andrà a fare sulle Marche sarà importante per capire se l’omologazione è compiuta oppure c’ è ancora un segnale di vita nelle forze su cui tante personalità della società civile possano trovare un appoggio. La scelta del candidato a presidente di regione in Calabria non si pensi che sia altro rispetto a tutto ciò, anzi sarà legata a come andrà a finire questa battaglia. Potrà essere una scelta conservativa interna al Pd o potrà essere una scelta innovativa, non “invenzioni” come nelle ultime elezioni, ma già sperimentata sul territorio. Intelligenti pauca…