Le scatole cinesi di Occhiuto: il suo primo intrallazzo targato Secop all’ospedale di Cosenza

Mario Occhiuto nel 1994

PRIMA PARTE – LE SCATOLE CINESI DI MARIO OCCHIUTO – (http://www.iacchite.blog/le-scatole-cinesi-di-mario-occhiuto-la-genesi/)

SECONDA PARTE

Occhiuto, fedele, sin da che mosse i primi passi, alla regola “statti ccuri miagliu i tia e facci i scarpi” non vede l’ora di passare all’azione. Siamo nel 1992.

L’amicizia con Petramala, che è meglio di lui, in materia di intrallazzi, è l’occasione giusta per apprendere i segreti del mestiere che nel corso della sua carriera di imprenditore fallito lo renderanno un Maestro del “settore”. Infatti come fallisce lui, nessuno…

Sempre ovviamente utilizzando i soldi dei caggi. In questo “particolare” sta la grandezza del personaggio. Gli utili ricavati dai tanti ‘mmualici messi in atto dal Mario, non si sanno dove finiscono, o meglio ve lo sveleremo da qui a breve, mentre i “fallimenti” finiscono sempre col gravare sulle pubbliche casse. Nu mastruni, appunto.

Mario segue come un cagnolino il potente Petramala. Ascolta e impara. Franco è generoso con lui, non lesina di svelare ogni trucco del mestiere, anche quelli inconfessabili che ogni maestro d’arte si riserva solo per sè.

Sa che il ragazzo ha le spalle forti e ce la può fare. Mario, dal suo, si impegna come non mai. Studia come un matto e, dopo un faticoso praticantato, è pronto per il grande salto: mettere in pratica il suo primo grande intrallazzo. Petramala è contento dell’allievo, che ha fatto passi da gigante in pochi mesi, apprendendo tutto quello che c’è da sapere per la buona riuscita di un intrallazzo. E giunge l’ora della verità.

L’occasione è un bell’appalto all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza: progettazione, realizzazione e manutenzione, di opere “murarie”. Un po’ di miliarducci delle allora vecchie lire, quasi 3, giusto per gradire. La gara è al ribasso. Ma il maestro sa come organizzarsi. Chiama un po’ di ditte amiche con le quali concorda l’offerta, promettendogli una stecca e dice ad Occhiuto, sulla base dell’offerta con gli altri concordata, di mettere qualcosina in meno. E il gioco è fatto.

La Se. Co. P. srl, vince l’appalto perché ha fatto l’offerta più vantaggiosa. L’allievo si è dimostrato bravo e capace. Anche se ora viene la parte più difficile: arrobbarsi i sordi senza destare sospetti. I lavori, subito dopo l’espletamento dei riti burocratici, iniziano.

Mario organizza il cantiere e l’Annunziata è pronta per rifarsi il look. Ma subito arrivano i problemi, e anche seri. Durante alcuni lavori di ristrutturazione crolla un muro che investe un giovane operaio, procurandone la morte. Un dramma. Una morte di cui non si è mai capito fino in fondo quali siano state le reali cause che l’hanno determinata.

La tragica morte del povero operaio costringe la procura, nella persona del dottor Mario Spagnuolo, ad aprire una inchiesta. Il sostituto procuratore sguinzaglia i segugi della guardia di finanza, perché vuole capire come stanno le cose. E’ ovvio che Spagnuolo ha capito che quella tragica morte è frutto di mancanza di sicurezza sul lavoro, nonché della scarsa professionalità con cui si eseguivano i lavori. Così iniziano intercettazioni, pedinamenti, e acquisizione di tutta la documentazione che riguardava diversi lavori eseguiti dalla Se.Co.P. srl e commissionati da quel marpione di Petramala.

I finanzieri spiano e studiano. Il quadro che ne viene fuori è a dir poco impressionante. Non c’è niente in ordine, nelle carte. Fatture gonfiate, acquisti inesistenti, ore lavorative triplicate, uso di materiali scadenti. Oltre ad essere completamente illegale, da ogni punto di vista, l’assegnazione dell’appalto. Fatto in barba a tutte le regole.

Insomma, Occhiuto e Petramala, avevano messo su una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Lui assegnava gli appalti e Mario intascava. E di controlli, verifiche da parte dell’ente, nemmeno l’ombra. Una vigna che non ti dico. Se non fosse stato per la tragica morte dell’operaio nessuno ci avrebbe mai ficcato il naso.

A distanza di un anno dalla morte dell’operaio, l’inchiesta è conclusa, e i mandati di cattura pronti per essere firmati. E’ l’allora procuratore capo, Serafini, che è quanto dire, a dare il via al blitz. E i giornali del 14 luglio 1994 così titolavano: Nei guai per una vicenda di appalti truccati, il commissario Petramala, tre dirigenti ed un imprenditore (occhiello). CINQUE ARRESTI: DECAPITATO IL VERTICE USL (titolo). “E’ emerso un quadro di diffuse irregolarità”, ha precisato il procuratore Serafini (catenaccio).

Si aprono così le porte di via Popilia per Occhiuto e Petramala, mentre gli altri saranno posti agli arresti domiciliari. L’arrobbamiantu che gli contesta la procura si aggira intorno ai 12 miliardi delle vecchie lire.

La permanenza di Mario e Franco in quel di via Popilia, dura poco. Dopo una settimana vengono scarcerati, per il venir veno delle esigenze cautelari, ma restando sempre imputati. La procura in conferenza stampa subito dopo gli arresti così si esprimeva: “è emerso un quadro di diffuse irregolarità, sia nella fase della scelta, da parte dell’ente, delle imprese da invitare alla gara, sia nella fase di aggiudicazione vera e propria, caratterizzata da una turbativa d’asta realizzata dalle varie imprese partecipanti, con lo scopo di favorire la Se.Co.P. srl, con il concorso dell’ente”.

E aggiunge: “ulteriori irregolarità sono emerse anche in ordine alla fase di esecuzione dei lavori. E’ mancato ogni controllo tecnico da parte dell’ente. Non era neppure prevista la figura di un direttore dei lavori nominato dall’ente. E’ risultato, inoltre evidente, che la SE.Co. P. srl godesse all’interno dell’ente di una corsia preferenziale per il pagamento delle fatture, (spesso tarocche), presentate. Che definirla preferenziale è poco”.

Insomma, una premiata ditta che lavora a più non posso. Su come fregare il prossimo ovviamente.

Mario e Franco, seppur liberi, ora hanno un grande problema. La storia avrà un seguito e, prima o poi, bisognerà andare a processo. Ma non c’è problema, se c’è la guagna. E di soldi Mario e Franco ne hanno accumulato. Possono chiedere qualche favore, sganciare bustarelle, vedere come fare per aggiustare il processo. Che si presenta molto ostico nei loro confronti. L’accusa principale nei loro confronti è quella di “avere in concorso tra di loro, in tempi diversi ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, intenzionalmente procurato all’Occhiuto, amministratore della SE.Co.P. srl, il vantaggio patrimoniale rappresentato dall’affidamento di lavori di manutenzione, per effetto della delibera di cui sopra, presso la USL n. 4 di Cosenza per lire 11.518.140.426 più lire 556.920.000 per complessive lire 12.074.960.426, nel periodo di tempo compreso tra il 04.02.1993, e il 31.01.1994. Spettanze non dovute all’Occhiuto perché ingiuste, per essere detti lavori conferiti, eseguiti e pagati con violazione della normativa regolante la materia…”.

Accuse grave e circostanziate, che inevitabilmente porteranno una condanna. L’hanno fatta troppo sporca. Occhiuto tarocca l’intaroccabile. Mentre Petramala ammuccia l’inammucciabile. Non c’è scampo per loro. Quello che si può fare è solo cercare di ridurre il danno. E l’unica soluzione sta nel tira oggi che viene domani. Cioè: allungare i tempi del processo il più possibile, fino ad arrivare alla prescrizione, almeno per i reati più gravi.

Intercorrono, si narra, frenetiche riunioni nelle stanze segrete della solita procura di Cosenza. Se c’è da fare qualche regalo, i due, all’epoca freschi di truffa e quindi con il portafoglio a mantici, non si tirano indietro. Possono spendere. E qualcuno annusa l’affare.

La determinazione iniziale della procura di Cosenza, pavoneggiata nel corso e nella presentazione dell’operazione, comincia a scemare. Inizia, così, guarda caso, la tiritera del processo. Rinvia oggi, che rinvia domani, passano più di 10 anni dalla commissione del reato. E la prescrizione sul più pesante capo d’imputazione nei confronti di Occhiuto, arriva liscia liscia.

Ai giudici che sentenziano a marzo del 2002 non resta altro da fare che prenderne atto. E fu così che iniziò l’ascesa fenomenale dell’imprenditore più fallito di tutti i tempi, ccuri sordi di caggi. Che seppe far di necessità virtù, gettando le basi di quella che sarà una amicizia, tra lui e la procura di Cosenza, destinata a durare nel tempo. Che gli permetterà di passare indenne a fatti ancor più gravi di quello appena narrato. Non resta che continuare a seguire i soldi e le sue società, per rendere giustizia alla verità, ma soprattutto per ricordare a noi tutti che non sempre quello che luccica è oro. Ci leggiamo alla prossima.

GdD

2 – Fine