Le truppe dei Cinghiali come gli aerei di Mussolini e le vacche di Fanfani

In principio erano gli “aerei di Mussolini”: sempre gli stessi, nei diversi aeroporti dove il duce passava in rassegna e credeva di contare le forze aree con cui l’Italia avrebbe dovuto entrare in guerra.

Poi sono diventate le “vacche di Fanfani”: sempre le stesse in ogni fattoria che l’eterno big della Dc visitava quando faceva il ministro dell’Agricoltura.

Aerei e vacche, certo, ma solo metafore per rappresentare l’ideale del “partito di massa” tanto caro ai politici, più o meno autoritari che siano.

In tempi più recenti invece si è riscoperto il termine truppe cammellate. Parliamo delle formazioni che affiancarono le forze armate coloniali italiane per indicare una sorta di voto di scambio all’ingrosso. Invece di “tu dare soldi io vendere cammello”, la frase si trasforma in “io ti dò un posto di lavoro, tu mi voti per sempre e vieni a tutte le manifestazioni dove mi servi”.

I fratelli Cinghiali, pardon Gentile sono famosi per le loro “prove di forza” ovvero le convention nelle quali chiamano a raccolta tutti i loro clienti sistemati nel corso degli anni grazie alla loro politica. L’hanno fatto anche stavolta, convinti che ce l’avrebbero fatta per l’ennesima volta a piazzare Pino, il più vecchio, alla Regione e invece è arrivata, completamente inattesa, la “trombata”. Incredibile, ma vero: stavolta i Cinghiali, in prima persona e non attraverso parenti più o meno prossimi, non ce l’hanno fatta.

Il giornalista Giampaolo Pansa – scomparso recentemente -, che aveva esaminato il fenomeno a proposito di Clemente Mastella ribattezzando le truppe cammellate in truppe mastelliane, oggi le chiamerebbe senz’altro truppe gentiliane o meglio ancora dei Cinghiali.

Sono centinaia e centinaia di lavoratori attivi soprattutto nella sanità (dai primari e capi dipartimento ai portantini e agli oss) e nel settore delle case popolari, il marchio di fabbrica dei Gentile. Ma anche decine e decine di dipendenti e amministratori comunali sparsi per tutto il territorio provinciale, beneficiari di appalti e contributi, amici degli amici. Alla fine questa gente non manca mai al loro richiamo in ogni competizione elettorale che si rispetti rappresentando, come da copione, la prova di forza di chi sa di poter contare su un pacchetto di voti clientelari notevole. Ma che – tuttavia – ha un limite: il passare del tempo. Molti sono passati a miglior vita, molti non sono più autosufficienti e i figli o i parenti più prossimi li hanno mandati a cagare insieme ai Cinghiali. E’ la legge del tempo, che ci vuoi fare? Ma ancora sono tanti, troppi… 

L’ultima prima della penosa campagna elettorale dello scorso anno era andata in scena al Cinema Italia a novembre 2014 e ci era capitato di esserne testimoni ma ci hanno detto che il copione è rimasto perfettamente uguale.

Pino, o meglio compa’ Pinuzzu, è molto più amato di Tonino. Quando sale sul palco, la gente si alza per tributargli una surreale standing ovation e scandisce ritmicamente “Pi-no, Pi-no” almeno per un lunghissimo minuto. Il Gentile meno colto (per usare un eufemismo) quasi si commuove (anche questo fa parte del copione) e ringrazia per tifo e affetto. Basta la presenza.

Tonino invece fa il presentatore. Gli hanno preparato un pezzo del monologo di “Ogni maledetta domenica” con la voce di Al Pacino e il ritornello di “Pride” degli U2 (chissà cosa ne penserebbe Bono Vox) per creargli il clima. E lui non perde tempo per affermare (udite udite!) che la vera novità delle Regionali di novembre 2014 è stata il suo partito, l’NCD, facendo il verso (involontariamente?) a Cetto Laqualunque.

Il finale? Resterà storico l’invito del ministro Alfano a fare figli per fermare l’immigrazione ma ancora di più la fatidica frase “la mafia produce sottosviluppo”…. E in sala calò il gelo!