Leo di Africo che la guerra la vinse con la spada in mano (di Gioacchino Criaco)

Leo di Africo che la guerra la vinse con la spada in mano

di Gioacchino Criaco

E’ il verso centrale della canzone popolare di San Leo. Oggi, lunedì, 5 maggio, è il suo giorno. Almeno per un attimo, in qualunque posto siano, in qualsiasi parte del mondo si trovino, almeno per un attimo gli Africoti penseranno a Leo Rosaniti.
Leo di Africo che con la spada in mano scacciò l’invasione saracena in Aspromonte. Leo di Africo che con l’ascia in mano della pece ne fece pane sfamando tutto il popolo della montagna.
Leo che ci ha insegnato che per restare nel posto a cui si appartiene non si può prescindere dalla lotta.
Oggi noi Africoti, saremo col cuore ai suoi piedi, continueremo a camminare sotto la sua spada.
Oggi nel giorno della tregua, saremo di nuovo un popolo, almeno per un giorno, l’ultimo miracolo di Leo per i suoi figli.
Oggi è di Leo


Qualunque sia l’angolo in cui ci troveremo, di buio o di luce, oggi torneremo un unico popolo, la comunità dei monti.
Oggi più di sempre servirebbe la tua spada, Leo.
Tireremo fuori dal sacchetto di pelle la tua immagine, l’osso appartenuto a una qualunque delle creature di Mana Gi, morta in pace, un grano della terra grassa sotto Montalto. Ci gireremo verso Est, l’unica prospettiva giusta, chiederemo la tregua nella lingua delle madri e dei padri.
Pure se ti abbiamo abbandonato tu non ci abbandoni.
Pure se abbiamo dismesso la spada tu tieni affilata la lama per un’ultima battaglia che prima o poi dovremo combattere.
Ma oggi sei pane, profumo di pece che ci assale ai primi balzi della Madre Antica, verso Arcà, l’origine.
La fotocamera detto più volte è di Enzo Galluccio