
L’eterno fascismo italiano
di Francesco Di Lieto
Se la democrazia, seppur parecchio imperfetta, ha quasi 80 anni in questo paese, è grazie alla resistenza contro la follia della guerra ed alla lotta partigiana.
Chi ci ha offerto la libertà meriterebbe rispetto eppure dopo 80anni continua ad infastidire perfino il ricordo.
Basti pensare che un ministro di questa repubblica sente il bisogno di invitare alla moderazione, magari indossando una sobria camicia nera.
Ma cosa vogliamo aspettarci da uno che recandosi in una terra devastata dal sisma ha pensato di scagliarsi contro le vittime perché responsabili di aver “scelto di andare a vivere in un’area a rischio”?
Il problema non è Musumeci ma chi ce lo ha mandato (e chi non lo manda).
Sembra impossibile che ci sia chi rimpiange il “ventennio”; sembra impossibile che ci sia chi continui a pensare che le leggi razziali, la guerra o l’olio di ricino fossero “cose buone e giuste”.
L’Italia fascista ha dichiarato guerra contemporaneamente a Russia, Stati Uniti, Inghilterra, Francia… ed oggi c’è chi la osanna.
Del resto non sono andati loro a morire.
Carlo Levi fu facile profeta nel temere che le istituzioni che sorgeranno dopo la caduta della dittatura potessero “perpetuare e peggiorare, sotto nuovi nomi e bandiere, l’eterno fascismo italiano”.
Difatti, dopo “quel 25 aprile”, nel paese del Gattopardo, quelli che inneggiavano all’aggressività fascista si sono subito affrettati a cambiare camicia per poter salire sul carro dei vincitori.
Ma gratta gratta li puoi riconoscere.
Oggi son tutti li, ben saldi al governo di questa repubblica e si raccontano martiri nel tentativo di riscrivere la storia.