Lettera ai Cassanesi: “Non devono andare via i neri, deve andare via il Cidis Onlus”

Lettera ai Cassanesi
Non devono andare via i neri, deve andare via il Cidis Onlus

di Pasquale Cersosimo

Sono anni che lo dico: c’è un associazione di Perugia che da oltre dieci anni è venuta a fare affari a Cassano All’Ionio, sulla pelle di tanti poveri sventurati.
Una delle tante “Multinazionali del disagio”, come le definisco oggi nel mio ruolo di Assistente Sociale ma come la definivo ieri nel mio ruolo di operaio sociale.
Perché è bello dire che si fa sociale, ma qui le mani non se le sporca nessuno, tutti vogliono il posticino dove stare ben vestiti a fare i vip.

Non capiscono che i diritti vanno garantiti a tutti e non solo per trarne beneficio economico.
Questa associazione gestisce un centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che dal 2018 si chiama SIPROIMI – (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati).
Un servizio del Ministero dell’interno, che gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale che è stato istituito dalla legge n. 189/2002, meglio nota come legge Bossi-Fini.
Dunque queste persone guadagnano uno stipendio grazie al vecchio leader della lega nord ed al più squallido dei fascisti.

Una dimostrazione lampante di come certa gente abbia anche contributo alla fine della sinistra italiana, che da vent’anni non è riuscita a proporre un’alternativa valida alla legge sull’immigrazione più razzista che si sia mai fatta in Italia.
Giova ricordare che la prima ed unica legge che garantiva il vero diritto di cittadinanza e tutela dello Stato italiano fu la legge 39/1990, la cosiddetta legge Martelli.
Dopo di essa la legge n.40/1998 nota come legge Turco / Napolitano ha iniziato a gettare il caos tuttora presente in Italia. (Questi comunisti ne hanno fatti di danni, ma proprio tanti….).
Ora, da qualche mese ho iniziato un discorso con tanti ragazzi subsahariani presenti in città. I cosiddetti neri.
Quelli cioè che per venire a Cassano hanno attraversato il deserto del Sahara, il più grande deserto del mondo.
Quel deserto dove molti chic vanno in vacanza per farsi la foto sul cammello.

Loro lo hanno attraversato con mezzi di fortuna, senza selfie e foto ricordo, ma con l’unica speranza di mettersi in salvo da una situazione assurda.
Proprio parlando con questi ragazzi ho avuto ancora una volta conferma che molti di loro sono stati accolti in questi centri dove gli venivano date tre euro al giorno e, una volta terminato il progetto, un bel arrivederci e grazie.
Nella mia città sono stati spesi più di un milione di euro per creare diseguaglianze.
Hanno comprato camper e furgoni per tenerli parcheggiati nel giardino della curia vescovile.
Questi ragazzi, giunti nel progetto, venivano accolti e congelati per sei mesi in un antico palazzo.
A fine programma rilasciati per poi finire liberamente nelle mani di aguzzini e caporali, vivendo in case che a definirle topaie su corre il rischio di offendere i ratti di tutta la terra, viaggiando ammassati in vecchi furgoni per raggiungere il luogo di lavoro.
Oramai il progetto era finito, non era di competenza di queste persone prendersi cura dei migranti.
Un vero e proprio schifo: un affare di centinaia di migliaia di euro sulle spalle di tanta povera gente.

Per non parlare degli operatori: figli di politici, nipoti, parenti, cognati e cugini. Intere famiglie si sono dedite alle politiche migratorie, come quando negli anni 70 tutti si improvvisavano imprenditori turistici, perché c’era il turista da spolpare.
Oltre un milione di euro per proporre il nulla.
Nessuna iniziativa culturale, nessuna iniziativa in comune con la gente di Cassano, nessuna informazione utile a far comprendere il fenomeno ai cassanesi, per fargli capire il perché queste persone sono venute nel nostro paese.
Un lavoro fatto male e con la prepotenza dei bambini viziati, quelli che vogliono il giochino per forza, anche a costo di far del male a qualcuno.
Infatti, a ripensarci, sono tutti bambini viziati gli operatori di questa associazione, i figli di papà, come li chiamano a Cassano.
Ah no scusate, l’iniziativa culturale c’è stata: un aperitivo al bar dei giovani.
Fatta con i soldi della chiesa e le offerte dei fedeli.
Oggi, dopo una quindicina di anni, il paese è pieno di queste persone che hanno svariati problemi.

Da qualche settimana sto provando a lavorare per cercare di risolverli o arginarli, ma il lavoro è enorme e ci vorrà molto tempo prima che la gente di Cassano possa comprendere il fenomeno e quindi essere solidale e accogliente con queste persone.
Questo non lavoro svolto da questa associazione ha prodotto razzismo e indifferenza nella collettività cassanese.
Oltre a creare il risultato elettorale a Salvini.
Oggi per molti cassanesi i neri sono esseri inferiori, devono vestire i nostri abiti vecchi e usati, devono stare nei tuguri, devono accettare una paga da fame ma sopratutto, non devono permettersi di protestare, ne in piazza ne sotto il comune.
Perché per alcuni nell’Italia democratica il diritto di sciopero è reato.
Una situazione che richiama molto all’ apartheid, la politica di segregazione razziale istituita nel 1948 dal governo di etnia bianca del Sudafrica.
Per questo io non posso e non voglio confrontarmi con queste persone.
Questa associazione deve andare immediatamente via dal Cassano, vada a fare affari a Perugia.
E non si gongolino che sono stati i primi in Italia: tutti sappiano scrivere il libro dei sogni, ma un progetto sociale per essere valido deve contenere progetti reali, non fantasie da bambina viziata.
Altrimenti ditemi il fatturato de “La bottega di Lamin” .
Ditemi se quel ragazzo sta lavorando oppure è già pieno di debiti e tasse da pagare?
Le pugnette mentali le dovete lasciare a casa vostra.
Qui si tratta di esseri umani.

Per questo stiamo lavorando per porre fine a questo stato di cose, e per far ciò abbiamo costituito un tavolo operativo, dove le intenzioni sono ben diverse dal guadagnare uno stipendio.
Per questo il Cidis non ci pensi proprio a far parte di questo tavolo e chi si pensa di fare il despota al telefono entrando nei progetti altrui, prima si istruisca e si confronti con gli altri. Si chiama civiltà ed educazione.
Perché un assessore oggi c’è e domani non c’è più.
Però il disagio resta.
Ai miei concittadini, chiedo di essere meno impulsivi e magari chiedere anche a questi ragazzi di raccontare la loro storia.
Vedrete che la vostra pelle si accapponerà, perché le loro vite, i loro racconti hanno davvero qualcosa di incredibile.
Tra le altre cose, scoprirete che hanno solo 90 euro al mese, non 33 euro al giorno come dice il barbaro cocainomane che si beve i mojito sotto il sole di agosto.