Lettere a Iacchite’: “Catanzaro, i colletti bianchi tra stato e chiesa di Nicola Fiorita”

Nicola Fiorita, il professore di diritto ecclesiastico sponsorizzato dalla chiesa marcia di Calabria e da quelle “sinistre” che si richiamano al principio per profitto nascosto sotto il banco delle cooperative, ha fatto della parola “cambiamento” il suo motto, mentre il suo mantra è stato quello della esclusione per spazi e possibili alleanze che non fossero in linea con il suo perfettibile modello di rigore etico.

Nelle ore che avevano preceduto la “benedizione” di Giuseppe Conte (che ormai è stato sacrificato da “monsignor” Letta sull’altare del partito di Draghi), Fiorita si è avventurato nel campo della moda contingente, quella che in Calabria ed a Catanzaro in particolare, parla a vuoto di moralità senza dare uno sguardo, pure furtivo, alla propria dispensa, aggiungendoci pure il tema delle “demenze”. Così come agli inizi degli anni ’60 Mary Quant dando ascolto alle giovani londinesi, inventò la minigonna, così oggi Nicola Fiorita inventa la sua conoscenza sul tema delle demenze e su quel mondo parallelo, nel quale né lui, né tantomeno altri, beninteso, si sono mai sporcati le mani, ad esclusione dei loro “bravi” che invece conoscono la potenzialità economica ed il possibile profitto…

Con queste chiavi fasulle, il nuovo sindaco di Catanzaro aveva incantato le ignare folle di chi credeva e crede ancora nel cambiamento. Folle ingenue ed ignare del fatto che proprio dal suo scranno di consigliere d’opposizione Fiorita ha invece fatto ben poco per la città di Catanzaro. E ha fatto ben poco per chi stava nel “girone dei dannati” – il pianeta delle demenze – lasciandolo nelle mani dei dissolutori, gruppi di potere stantii e radicati che hanno continuato a sguazzare come scrofe nutrendosi alla fonte delle più illustri porcilaie.

Il silenzio è la chiave di lettura di Nicola Fiorita, ignorante per indolenza e non conoscenza. E’ lo stesso silenzio che ha caratterizzato il consigliere d’opposizione, quando alle porte della città scoppiava lo scandalo della “clinica dell’orrore” del boss Claudio Parente, il suo incappucciato sostenitore in caso di ballottaggio, quella connotazione di novità che si aggiunge a Mimmo Tallini e Pino Galati e che agitano ed orientano l’altro competitor a sindaco Antonello Talerico quasi fosse un feticcio, la bambolina da rito vudù.

Non ci stiamo inventando nulla, perché voi conoscete meglio di tutti le dinamiche ed il panorama Catanzaro lo avete svuotato nel tempo, senza sbagliare un colpo e senza consacrarvi al silenzio, quello che sempre invece Fiorita ha celebrato quando crollava in città la chiesa locale. Quando il vescovo massomafioso fuggiva di notte con la borsa piena di soldi e quando Papa Francesco affondava la mannaia sulle sette religiose come il Movimento Apostolico o su prelati di rango, mandandoli a casa senza la veste, come il potente truffatore don Francesco Candia, l’ex segretario del vescovo massone Vincenzo Bertolone, Nicola Fiorita il leader del cambiamento ha taciuto. Così come tace insieme al nuovo Arcivescovo mons. Claudio Maniago su altre vicende tossiche della chiesa di Catanzaro che incrociano il pianeta della malattia e della demenza, possibili nuove vittime della scure di Roma, che per altre motivazioni tutte interne alle complicità, oggi nessuno ha il coraggio di indicare e se nel caso di rimuovere prima.

Noi questo non lo possiamo e non lo vogliamo ignorare. Così come non ignoriamo il contenuto del “programma” di Nicola Fiorita, fermo sulle enunciazioni vaghe di principio, che in alcuni temi scottanti, come le demenze e tutto il denaro che gravita intorno per un servizio inesistente al bisogno dei malati e delle famiglie, manca di coraggio e non affonda nell’autenticità del problema: quello delle logge che di fatto governano il settore.

Di certo noi non possiamo non parlare del suo appoggio a “cooperative” che a Catanzaro vivono nella frescura di Sant’Elia grazie al supporto e nell’interesse di personaggi presenti nella Lega delle Cooperative, come l’incappucciato Giancarlo Rafele che nei fatti – e questo lo sa tutta la città – è molto vicino a Nicola Fiorita quando si deve parlare di tematiche socio-assistenziali. Parliamo pure della ex assessora regionale alle Politiche Sociali, Angela Robbe, in quota Palla Palla, che durante il suo mandato ha sollevato dalla polvere solo quel sociale a lei vicino.

Quel welfare che ha cementificato le sue radici criminali tra Reggio Calabria e la piana di Lamezia Terme, dove si conta e si comanda, almeno così credono e dove si fanno i giochi e si riaprono le partite.

Parliamo pure di Amalia Bruni, la vostra Lady truffa, protagonista di una vostra lunga inchiesta nella quale abbiamo dimostrato (e non ci voleva neanche tanto) che lei lucra sulla malattia con la cassaforte di famiglia ARN, mantenendo così in piedi il Centro Regionale di Neurogenetica ed avvalendosi oggi delle competenze dell’ex assessora Angela Robbe, promossa a portaborse.

Il cambiamento resta una profezia, perché nessuno ha il coraggio di toccarlo e meno che meno Nicola Fiorita, da sempre fermo sull’uscio, mentre oggi lancia con la fionda le sue truppe ignare, facendole diventare ad orologeria “comitati” di protesta – sempre in ritardo – a difesa ‘da forgia do ‘zzu Michele… 

Ma non c’è problema, tanto a Catanzaro tutto si ricompone, usando i poteri forti della Chiesa cittadina. Così diventa normale chiedere il “sacrificio” ad alcuni candidati perché la coesione sociale si ferma all’etnia rom, i cui voti sono sempre bene accetti, nonostante tutto. Per come lo stesso sacrificio lo si può chiedere ad altre candidate che passate indenni dal fallimento di Meristema, e oggi giocano la loro partita dalla roccaforte di padre Piero Puglisi, riconosciuto come l’allibratore dei fondi dell’8 per mille e stranamente coperto dal nuovo Arcivescovo Maniago che la rivoluzione di Papa Francesco l’ha lasciata insieme alla polvere sotto i suoi sandali.

Fiorita non ha mai indossato l’identità del cambiamento, cosi come non lo sono stati i consiglieri di nuova e di vecchia generazione che oggi fanno parte della sua squadra e che, solo oggi, parlano di problemi atavici della città sempre presenti e onnipresenti fin dai tempi del caro Occhini, resuscitato candidato nelle fila di Fiorita, così come tanti altri vecchi volponi di potere, che oggi indossano la maschera. La stessa maschera di novità dei suoi alleati forti al ballottaggio: Parente, Tallini e Galati. Quando si dice che il voto non ha profumo e neanche puzza!

Lettera firmata