Che il processo-fuffa “Maestrale” sia un processo esclusivamente mediatico, è un dato di fatto, ricavabile da quanto svolto finora. Le tre indagini (Olimpo – Maestrale – Imperium) unite in un unico processo si sono svolte tra il 2015 al 2023, pertanto i reati contestati risalgono a quell’epoca. Nell’aula bunker di Lamezia i collaboratori (Mantella e Mancuso) ascoltati fino ad oggi, parlano di fatti o presunti reati risalenti agli anni 90 o ai primi anni 2000, le dichiarazioni sulle ipotesi di reato che dovrebbero riguardare il processo sono sporadiche, per sentito dire e ovviamente, vista la detenzione degli stessi, sono dichiarazioni fatte perché lette sulle ordinanze emesse dalla procura con un pizzico di presunzione di conoscere dinamiche criminali, che lasciano sfogo all’immaginazione.
Oltre i titoloni dei quotidiani locali pilotati dalla procura, Il Vibonese in testa, rimane solo la bagarre del più figo. Nessuno scrive e nessuno dice, come mai il presunto avvocato a disposizione della cosca Sabatino, che ha scelto il rito abbreviato, deve difendersi anche nelle udienze del rito ordinario. Ascone, il presunto esecutore materiale dell’omicidio Chindamo, che si sta processando in Corte di Assisi, è entrato nei racconti del collaboratore Mantella, nel processo con rito ordinario… E ci sono seri dubbi sulla sua attendibilità…
Se qualcuno all’inizio della lettura si è scandalizzato del termine utilizzato “processo mediatico”, dopo questi fatti oggettivi si è dato una risposta. Lo avevo scritto già tempo fa, dopo che la Corte di legittimità ha demolito le accuse per il presunto capocosca 45enne che agli atti risultava incensurato. Il processo mediatico, per chi è meno pratico di diritto, serve a rafforzare la colpevolezza nell’opinione pubblica e a nascondere le falle nell’impianto accusatorio.
Oggi, non voglio fare il moralista o il garantista, alla luce delle notizie di Genova, o della strage dei suicidi del 2024 tra reclusi ed operatori del sistema carcerario, che certificano lo sbando e la sfiducia nella magistratura. Voglio solamente ricordare che “La Legge non è uguale per tutti”, e le ingiustizie del processo Maestrale con rito ordinario, dimostrano che mentre si usa l’impunità di giudici e magistrati, che giocano a essere i moralisti per eccellenza, ci sono esseri umani che muoiono.
Negli articoli dei giornali a disposizione dell’accusa, nessuno riporta l’intervento e lo sfogo in aula del penalista vibonese, che fa mettere a verbale, che è stanco di fare nuove istanze e di ribadire che il suo assistito, nella “detenzione cautelare”, prima che fosse stata provata la sua colpevolezza, ha preso un grave infezione, per cui gli si è dovuto asportare un organo, e dopo il rientro in carcere ha riscontrato una grave setticemia, pertanto è certificata l’incompatibilità con il carcere, viste le precarie condizioni igieniche e l’impossibilità di essere curato come tutti gli essere umani dovrebbero… Il presidente del Tribunale, urtata, ha risposto: “Avvocato, se ritiene di aver ragione faccia ricorso in Corte di Appello, cosa le posso fare io se per l’appello ci vogliono 4 mesi circa, e nel frattempo il suo assistito dovrà rischiare la vita per un aggravamento delle condizioni di salute?”. Moralista, Giustizialista o Garantista, sono soltanto futili parole, usate per nascondere la mancanza di umanità.