Buongiorno direttore,
mi volevo riallacciare all’articolo pubblicato ieri della signora Marietta, analoga situazione è capitata a noi, il mio papà è deceduto lo stesso giorno della zia Rosina (https://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-cosenza-vi-racconto-come-hanno-lasciato-morire-mia-zia-al-pronto-soccorso/).
Le racconto la nostra storia drammatica. La settimana scorsa il mio papà viene portato in Pronto soccorso da me con urgenza perché le analisi di routine non sono buone. Lui soffre di insufficienza renale, il laboratorio di analisi vedendo questo risultati alterati ci contatta telefonicamente e ci invia nell’immediatezza le analisi, immediatamente contattiamo il medico curante, la quale ci consiglia di ricorrere con urgenza al Pronto soccorso perché i reni del mio papà non funzionano più, e così faccio.
Da quel momento in poi il mio papà diventa un fantasma, il tempo di registrarlo al triage e scompare con una oss, nemmeno il tempo di salutarlo… Dopo mezz’ora mi chiama una dottoressa chiedendomi che farmaci prendesse mio padre, e fin qui tutto bene… Nei giorni successivi mi arrivano le cartelle tramite SMS e fin qui di nuovo tutto bene, il mio pensiero in quei momenti era: il mio papà è vivo!
Aspettavo tutti i giorni questi aggiornamenti, che poi guardando con attenzione erano sempre le stesse cartelle mandate ripetutamente. Al quarto giorno di ricovero mi arriva una telefonata: la dottoressa del Pronto soccorso mi comunica che il mio papà è stato dimesso e possiamo andare a prenderlo perché tutto è rientrato nella normalità, si è ripreso benissimo e quindi può effettuare le cure tranquillamente a casa, ha una piccola bronchite ma nulla di che… può tranquillamente essere dimesso.
Tutta contenta vado a prendermi il mio papà, ma deve ancora arrivare il peggio purtroppo. Da premettere che il mio papà, nonostante i suoi 91 anni, era molto attivo e autosufficiente. Quando lo vediamo, lo troviamo smagrito, senza i suoi effetti personali, senza ciabatte, senza nulla di quello che gli avevamo lasciato… ci siamo rivolti al reparto chiedendo dove fosse finito il tutto, e il nostro pensiero era: come lo portiamo a casa in queste condizioni?
Chi si girava di là, chi di qua nessuno rispondeva alle nostre domande, in poche parole dopo tante richieste una oss infastidita ci ha concesso la gentilezza di darci dei calzari da sala operatoria, io e mia sorella ci siamo dovuti togliere i giubbotti è metterli addosso a lui, e sempre infastidita la signora oss ci ha concesso il favore di accompagnare mio padre con una sedia a rotelle fino alla macchina.
Torniamo a casa, nel tragitto il mio papà ci ha raccontato la sua disavventura al Pronto soccorso: praticamente avendo il catetere e le flebo attaccate, lui non ha mangiato per tutti i giorni di permanenza in quell’inferno, perché nessuno si è degnato nemmeno di dargli un bicchiere d’acqua, arriviamo a casa e leggiamo la cartella clinica di rilascio. Nel leggere notiamo che il mio papà non era stato dimesso con una bronchite ma con una POLMONITE.
Chiamiamo immediatamente la dottoressa curante, la quale esterrefatta ci comunica che assolutamente non doveva essere dimesso, in più prendo appuntamento con la nefrologa che lo aveva in cura per fare il quadro della situazione e anche lei mi dice che con quel quadro clinico il mio papà doveva essere tenuto in ospedale sotto osservazione.
Veniamo alla triste settimana appena conclusa; il mio papà peggiora di giorno in giorno, venerdì mattina stava male, non respirava bene, e noi, sprovvisti di ossigeno, chiamiamo un’ambulanza anch’essa sprovvista di medico a bordo, con solo un’infermiera. Il mio papà viene caricato in codice rosso, noi eravamo disperati..
Ebbene, alle 12:45 di venerdì 28 gennaio squilla il telefono, la dottoressa mi comunica che il mio papà è morto, Nello stesso momento comincia a comunicarmi con paroloni scientifici tutto quello che aveva praticato al mio papà, nella disperazione più assoluta non capivo nemmeno cosa stesse dicendo, mi comunica anche che c’era da aspettare perché avevano effettuato un tampone: se è negativo vi ridiamo la salma, se positivo in un sacco, questa è la procedura.
Doppiamente sconvolta, corro nell’immediatezza al Pronto soccorso, aspetto impaziente di vedere mio padre, ma sul mio cellulare nessuna chiamata da parte di questa dottoressa, dopo un’ora di attesa mi avvio verso il triage per avere notizie, un’infermiera di turno in quel momento mi chiede con indifferenza il cognome del mio papà, con noncuranza mi comunica che il mio papà è già in obitorio perché il tampone è risultato negativo…
Ma come! Non dovevate avvisarmi? Lei mi risponde: signora, l’ho dimenticato! Allora le chiedo: mi può fare passare da qui? Avevo fretta di andare dal mio papà, e lei mi risponde no signora! Deve prendere la macchina, uscire ed andare a fare il giro… arrivo all’obitorio e trovo il mio papà, buttato su un marmo, li da solo, senza nessuno che ci ha accolto, con un signore delle pulizie che sbraitava che non potevo passare perché lui ci stava lavando! Ma si rende conto? Io ho dovuto aspettare che si asciugasse il pavimento! Cose da pazzi, il nostro dubbio oggi e uguale a quello della signora Marietta per la sua povera zia, io ad oggi non ho una cartella clinica del Pronto soccorso, dove si rileva tutto quello che è stato fatto al mio papà, ho solo nella mia testa PAROLONI vomitati a raffica da una dottoressa per telefono.
Il nostro dubbio è ancora peggiore di quello della signora ;arietta: sappiamo il mio papà com’è arrivato al Pronto soccorso? È perché mi chiedo! Non mi è stata consegnata nessuna cartella clinica, il mio numero lo avevano, come mai non mi è stata mandata via SMS? Noi familiari oggi abbiamo i nostri dubbi, io so solamente che la mia mamma non ha un marito, io non ho più un papà, i miei figli non hanno più un nonno.
Lettera firmata