Lettere a Iacchite’: “Cosenza, c.da Guarassano: basta bruciare sterpaglie e rifiuti!”

Lunedì 24 giugno 2019, C.da Guarassano (CS)
È una sera calda e senza vento, sono in camera mia, studio… a un certo punto avverto l’aria pesante, una strana puzza che purtroppo conosco bene, e la gola mi si stringe, non respiro.

Esco dalla stanza, vorrei aprire tutti i balconi ma purtroppo siamo ostaggio del fumo, e se aprissimo i balconi sarebbe peggio.
Peggio che morire di asfissia?!
Come detto, la gola mi si comprime, passa meno ossigeno, e per mandare sufficiente aria al cervello il cuore pompa più sangue: l’agitazione è alle stelle.

In casa non sono solo, in quel momento ci sono i miei genitori, che come se non bastasse hanno anche dei problemi di salute piuttosto importanti (non mi dilungherò su questo, sia per motivi di privacy, sia perché, a prescindere, quello che avviene a Guarassano i problemi di salute te li fa venire), ci guardiamo ancora una volta consapevoli di quanto sta avvenendo, dell’ennesimo crimine perpetrato ai nostri danni.
Cesario, esclamiamo in coro tutti e tre, mentre ancora una volta ci troviamo chiusi a respirare chissà cosa perché loro hanno deciso che è un buon momento per bruciare.

Quando mai non è il momento adatto per bruciare?
Che siano le sei del mattino, tarda mattinata, ora di pranzo, primo pomeriggio, ora di cena… ai Cesario non importa.
Se decidono che devi barricarti in casa, che devi rilavare tutti i vestiti, che devi morire, insomma, così sarà.
Una storia, questa, che va avanti da parecchi anni… ricordo ancora quando da piccolo bruciavano di tutto e di più, e già allora mia madre denunciava questi reati… ma quando in famiglia hai il capo dei vigili del fuoco, quando hai un’azienda importante, quando hai grosse amicizie, nessuno ti tocca o prende provvedimenti, evidentemente.
Quante volte son venuti in ritardo (coloro i quali devono tutelarci) dopo che tutto era stato spento, quante volte non sono venuti, e quante volte ci è stato consigliato di abbassare la voce? Abbiamo perso il conto!

Contrada Guarassano, uno dei sette colli di Cosenza, il primo in cui sorsero gli accampamenti prima della nascita della città. Ecco, forse qui la civiltà non è mai arrivata, altrimenti non brucerebbero sterpaglie e immondizia (invito l’Arpacal a fare i dovuti rilevamenti).
Tornando agli avvenimenti, la prima cosa che ho fatto è stata chiudere meglio la finestra del balcone, vestirmi, e scendere a parlare con Mastro Pasquale, il Cesario Senior, colui che da sempre brucia qualunque cosa gli capiti a tiro. Circa ottant’anni di menefreghismo e cattiveria.

Mentre gli urlavo di spegnere il fuoco (che sono vent’anni che ci avvelena), lui continuava a gettare con calma sterpaglia nel suo falò di oltre due metri di diametro (la sua bella montagnella incendiaria), con il vento che puntava come sempre nella direzione di casa mia… Che c’è? Ti dà fastidio? Che ti fa? Continuando ad alimentare la fonte dei nostri mali, mentre la moglie del figlio (lei non so il nome, lui Franco Cesario), dal suo bel terrazzone rialzato e al riparo dal fumo, mi sfidava a chiamarle davvero le forze dell’ordine. E così feci.
Per una volta posso ritenermi soddisfatto, sono arrivati nel giro di credo tre minuti o poco più, forse dal centralino si è percepito quello che stava avvenendo, se non altro avranno percepito la mia condizione, visto che gridavo pur non avendo voce (effetti della respirazione dei fumi e del principio di avvelenamento).

Subito si sono diretti verso Palazzo Cesario, i due poliziotti, consigliandomi di calmarmi (ma, come detto, gli effetti erano dovuti ai fumi, e non potevo calmarmi volontariamente), e una volta giunti sul posto hanno fatto spegnere subito quell’inferno.
Purtroppo non gli è stato fatto niente, dentro di me speravo di vederli portar via ammanettati… un piccolo passo in avanti è stato fatto, ma non basta.
Ho paura.
Ho paura che se non dovessi essere in casa i miei genitori non riuscirebbero ad uscire in tempo, o a chiedere aiuto.
Ho paura ad allontanarmi troppo da casa e lasciarli soli, col pensiero che potrei tornare e trovarli morti in casa a causa dei fumi provocati come sempre dai Cesario.
Ho paura.
Ho paura che accadrà di nuovo, a dire il vero sono quasi certo che accadrà di nuovo, ma ho paura che sarà peggio delle volte precedenti (difatti denuncerò per tentato omicidio se dovesse avvenire ancora).
Ho paura, ma non di loro, non dei Cesario, e nemmeno delle conseguenze.
Non ho paura di dire le cose come stanno.

Carlo Maria Giordano