Lettere a Iacchite’: “Cosenza, i guardiani del porto delle nebbie aggrediscono di notte”

Egregio Direttore,

intanto voglio esprimerLe tutto il mio apprezzamento per il costante lavoro di informazione e di sensibilizzazione che svolge con la sua testata nel nostro martoriato territorio, quotidianamente depredato delle sue risorse, della sua cultura e delle sue tradizioni da un gruppo consolidato di papponi, incapaci ed ignoranti che attualmente governano trasversalmente alla loro appartenenza politica il nostro territorio comunale e non solo.

Basta guardare la figuraccia che hanno fatto con la vicenda dello stadio San Vito/Marulla il sindaco pregiudicato, cazzaro e truffatore e il suo assessore (ignorante ed incapace) allo Sport, che non sarebbe in grado di dirigere un pollaio. Per non parlare poi del presidente Gargamella del Cosenza, di cui in questo momento non possiamo dire nulla se non che dovrebbe baciare il terreno sul quale cammina e benedire Cosenza che gli ha dato fama, soldi e dignità. Tanto una mano “paga” l’altra e tutte e due raccolgono la spazzatura…

Dopo questa premessa, tanto per dare il senso a chi ci legge di come è governata la nostra città, Le voglio raccontare un episodio. Io per lavoro alcune sere faccio molto tardi e sono costretto a passare davanti al Tribunale della città, quello che lei chiama giustamente (e ormai lo fanno tutti i cosentini) porto delle nebbie. Ebbene, nello spazio antistante il Tribunale soggiorna da più tempo un feroce branco di cani randagi, tutti in carne e di grossa taglia.

Parliamo di uno dei centri della città che per l’edifico che ospita dovrebbe ispirare sicurezza e tranquillità, per come è sorvegliato, telecamere e sicurezza armata h24, invece è un posto dove la notte, non esagero nel dirlo, si rischia la vita. Era già successo altre volte, ma fino alla sera del 12 agosto scorso si erano limitati ad abbaiare a distanza senza lasciare lo spazio del giardino del Tribunale, ma quella sera, invece, sono stato aggredito da almeno cinque-sei cani randagi ringhianti, tutti di grossa taglia.

Io camminavo quasi al centro della strada, non c’era nessuno, quando improvvisamente ho sentito non abbaiare ma un ululato agghiacciante e persistente che mi ha gelato il sangue ed improvvisamente sono stato aggredito. Fortuna ha voluto che nonostante la paura non mi sono fatto prendere dal panico, non mi sono messo a correre e proprio in quel momento transitava da quella strada un giovanotto con uno scooter, che assistendo alla scena ha accelerato contro quei cani suonando il clacson con insistenza. A quel punto il branco si è ritirato, continuando a ringhiare, ai limiti del giardino del Tribunale con un altro animale di grossa taglia seminascosto all’ombra a ridosso dell’edifico che osservava la scena, probabilmente il capo branco, quello che aveva dato il via all’aggressione con l’ululato, ed io scosso ed impaurito sono potuto rientrare a casa quasi incolume con un solo leggero graffio al polpaccio sinistro.

Si immagini Direttore cosa sarebbe potuto succedere se mi fossi fatto prendere dal panico e se non fosse passato in quel momento il provvidenziale scooter.

Per concludere, Le voglio segnalare che pochi giorni fa la stessa cosa è successa ad una ragazza che transitava da quella strada. Io, dopo quello che mi è successo, evito di transitare di sera a piedi davanti al Tribunale, l’altra sera ero in macchina ed ho notato che c’era di nuovo il branco mentre una ragazza passava sul marciapiede, memore di quello che mi era successo mi sono fermato, e meno male, perché anche la ragazza stava per essere aggredita. Ho incominciato a suonare, sono sceso con una chiave inglese in mano ed ho fatto rifugiare la ragazza nella mia macchina.

Ora, non è possibile che nessuno sappia niente, che le guardie giurate e le telecamere di sorveglianza non abbiamo ripreso queste scene e che nessuno sia ancora intervenuto. Una parte di responsabilità ad onor del vero c’è anche da parte dei cittadini residenti in quella zona che non dicono e non fanno niente, ormai assuefatti all’andazzo del vivi e lascia vivere. Ad un palmo dal mio naso può succedere la fine del mondo e i disonesti, i papponi e i quaquaraquà prosperano.

Lettera firmata