Meno business e politica nella sanità calabrese. Più organizzazione e meritocrazia.
Gentile direttore,
le scrivo perché la coscienza civile mi impone di denunciare lo stato di degrado assoluto in cui versa la sanità cosentina. Visto che imperversa da più mesi su tutti i media la querelle su dove costruire il nuovo ospedale, che secondo la politica tutta (da Oliverio ad Occhiuto, Manna incluso) dovrebbe risolvere con una bacchetta magica il dramma sanitario con il quale devono fare i conti i malati della provincia, e nessuno pensa invece con gli stessi milioni di euro a riammodernare quello che c’è già e ad investire in risorse umane professionali e serie, sanitarie e parasanitarie.
Ma passiamo ai fatti. Sono stato costretto a seguire in prima persona il caso di un mio familiare, costretto per gravi motivi di salute a ricorrere alle cure dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza. L’inizio della storia che ho vissuto in prima persona parte da una chiamata al 118. Il mio parente, con problemi cardiaci, psichiatrici e portatore di una protesi all’anca, è caduto in bagno, non riesce a rialzarsi in piedi e dice di aver dolore. Questo primo intervento è l’unica parte della storia che segue una procedura in tempi ristretti ed efficaci.
L’arrivo al Pronto Soccorso è l’inizio di un viaggio all’inferno che non vorrei augurare neanche al peggiore criminale della Terra. Il medico di turno svolge una visita frettolosa e chiede l’ausilio di una consulenza specialistica, visto lo stato di evidente agitazione psicofisica del mio parente. Al termine del consulto riferiscono che non vi sono posti al momento nel reparto di Psichiatria e che quindi è consigliabile, considerate le gravi condizioni di salute del paziente, restare sotto osservazione lì in una stanza di fianco alla sala della disperazione del Pronto Soccorso cosentino, in attesa che il paziente sia trasferito al reparto necessario.
Da qui e per lunghissime 63 ore, il mio parente, se non fosse stato per me, mia cugina e una badante esterna alla struttura, sarebbe rimasto in balia di se stesso. Abbandonato al suo destino di malato da codice giallo, su un lettino di fortuna, senza alcun tipo di assistenza, perché in questo non luogo del nosocomio cosentino sostano in media 300/400 persone al giorno che possono essere seguite da max 2 medici di turno, più qualche infermiere e oss di fortuna. In un via vai di pazienti seguiti da familiari che si fanno in quattro per sopperire alle carenze abnormi del personale organico.
Il primario di questo sfascio è tale dott. Michele Mitaritonno, direttore della struttura complessa di “Medicina e chirurgia di accettazione ed emergenza”. Avevo letto tempo fa sul vostro giornale una lettera in cui un cittadino gettava dubbi sulla sua nomina, considerato il suo curriculum. Sfido chiunque, al cospetto di tale medico di non trovare conferma a tale tesi, considerata l’arroganza, la supponenza, l’insensibilità e la manifesta incapacità organizzativa che mostra nell’esercizio della sua attività dirigenziale presso l’Annunziata. Ma tant’è. Il suo intervento, veramente “pronto e puntuale”, è stato quello di sottoporre il mio parente ad una radiografia per verificare se si fosse fratturato a causa della caduta qualche vertebra. Il punto è che la realizzazione di questa indagine diagnostica è arrivata a 60 ore dal nostro ingresso nel Pronto Soccorso! Dopo 2 giorni e due notti di orrore. Col mio parente in stato di evidente agitazione, senza aiuti né sostegno da parte dello scarsissimo personale dell’ospedale. Parlare di una nuova struttura ospedaliera quando le risorse del personale e la loro organizzazione continuerebbero comunque ad essere queste, consentitemi, è semplicemente vergognoso e offensivo nei confronti dei calabresi tutti.
Lettera Firmata