Lettere a Iacchite’: “Cosenza, reparto di Ginecologia: vi racconto le mie due ore di attesa: facciamoci sentire”

Buongiorno, vorrei chiedere la cortesia di rimanere anonima. Ma allo stesso tempo vorrei fare una piccola denuncia. Non per vigliaccheria ma perché sono ai primi mesi di gravidanza e ancora, siccome è una gravidanza un po’ complicata, non voglio che si sappia.

Ieri, ahimé, appunto per le varie complicazioni, sono dovuta andare al pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. Premetto che i dipendenti e il personale, a partire dalla operatrice al triage a finire alle ostetriche e dottoresse, inclusa la guardia giurata alla porta del reparto, sono stati fantastici.

Però, come succede spesso, chi ci va di mezzo sono loro e non chi dovrebbe esserci (ossia amministrazione e politici che si vantano di lavorare per il cittadino). Sottolineo…: io abito sulla costa tirrenica e l’unico reparto di Ginecologia “decente” al quale posso rivolgermi è quello dell’ospedale di Cosenza, quindi mi sono messa in macchina, accompagnata ovviamente, alle 15 circa e sono arrivata all’ospedale: un ora dopo iniziati i sintomi.

Alle 16 davanti alla porta del pronto soccorso di Ostetricia e Ginecologia c’erano tre papà che stavano aspettando le dimissioni delle mogli e figli dalle 11 della mattina, ma che a causa della presenza di soli due e dico due ginecologi, dovendo aspettare le varie emergenze, hanno potuto portare a casa i loro bimbi soltanto alle sei passate (ore 18), cosa che so perché a quell’ora io ero ancora là ad aspettare che qualcuno mi visitasse.

Insieme a me c’era anche una mamma al nono mese che aspettava – seduta su una sedia non proprio comodissima – di essere dimessa, anche lei al pronto soccorso come me che disperata chiedeva a ostetrica e guardia di mandare un dottore per farla andare via.

Nelle due ore trascorse davanti quella porta ne ho sentite di tutti i colori ma non dai pazienti bensì da chi lavora in ospedale, che esortava tutte noi pazienti a farci sentire. Io addirittura me la sono presa con una povera ostetrica a cui poi ho chiesto scusa perché ahimé in quei momenti non puoi fare altro che prendertela con loro, cosa assolutamente ingiusta perché quando ti senti dire da un operatore che lavora in ospedale che vede infermieri piangere perché non riescono a decidere da quale dei pazienti che soffrono di più devono andare, visto che si trovano da soli per carenza di personale, ti viene da riflettere.

Io mi chiedo: possibile che una provincia enorme come Cosenza si trovi ad avere un solo presidio sanitario pubblico per un reparto così importante come la Ginecologia? E non è ancora più assurdo che questo stesso presidio si trovi ad avere solo due dottori di turno?

Mentre io ero lì è arrivata una signora in gravi condizioni che ovviamente è passata prima di me, ma mi chiedo: e se io nel frattempo fossi peggiorata, o se peggio fosse arrivata un’altra paziente ancora più grave, cosa avrebbero dovuto fare i dottori? La “conta” per decidere quale bimbo di chi o addirittura peggio quale mamma fare sopravvivere? Ci vogliamo rendere conto della gravità della situazione? E per carità non diciamo che la causa di tutto ciò è il Covid perché è un’emergenza a parte. Qui è proprio allo scatafascio il sistema.

E non mi venite a dire che dovrei rivolgermi ad una clinica privata perché io pago le tasse e da cittadina che paga le tasse pretendo di avere il servizio che mi si deve anche e soprattutto nelle strutture pubbliche, anche perché da futura mamma scelgo di partorire all’Annunziata dove si trova uno dei migliori centri di Neonatologia in modo da essere certa che mio figlio alla nascita abbia le migliori cure di cui potrebbe avere bisogno. Grazie per avermi ascoltato. E FACCIAMOCI SENTIRE.

Lettera firmata