Buongiorno,
voglio rendervi partecipi di quanto mi è capitato l’altra sera nell’ormai famigerato Pronto soccorso di Cosenza.
Ore 19,30: mi reco al Pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza perché ho un piede gonfio da due giorni e temo che si tratti di qualcosa che abbia a che fare con i sintomi da trombosi o tromboflebite. Lo faccio presente quando passo dal triage. Gli operatori mi registrano, mi misurano la pressione e mi dicono di attendere su una sedia a rotelle, ovviamente scassata… Ma faccio finta di niente.
Aspetto fino alle 21,40 e quindi per oltre due ore, poi finalmente mi chiamano e mi riceve un medico di colore – credo cubano – che non parla nemmeno bene l’italiano e mi dice che il medico per fare la ecocolordoppler agli arti inferiori non c’era…
Allora, decisamente infastidito, chiedo di farmi firmare per andare via perché loro volevano tenermi ancora là per farmi le analisi del sangue, magari aspettando altre tre ore inutilmente… E a questo punto inizia una discussione accesa con la dottoressa del triage, talmente accesa da determinare l’intervento di un poliziotto in divisa… che voleva “identificarmi” a modo suo.
Voi non ci crederete ma questo signore con la divisa ha scatenato il putiferio contro di me: ha chiamato i rinforzi perché anche se gli ho dato il mio nominativo non aveva l’armamentario per fare i controlli e voleva i documenti, che non avevi con me… Sono stato trattato come un MAFIOSO… e purtroppo da quello che leggo anche sul vostro giornale non è certo la prima volta che i poliziotti si accaniscono contro persone che non fanno nulla di male… Io ero andato in Pronto soccorso per essere curato e invece sono stato trattato male e addirittura spintonato da questo signore con la divisa e persino dai “rinforzi” che ha chiamato… Poi finalmente mi hanno lasciato andare e giuro su Dio che non ritornerò mai più in quel posto. Ma è mai possibile che debbano accadere queste cose?
Lettera firmata
