Quando ho visto il suo bel faccione sul vostro giornale e ho letto il titolo dell’articolo, ho riconosciuto subito il signor Filippo Piccolo, con il quale, purtroppo, ho avuto a che fare anche io. Già, perché anche io, come il signore che ha scritto la lettera al vostro giornale, sono stato truffato da questo personaggio, ma nel mio caso ha agito in combutta con altri due che io da allora chiamo i “tre compari”.
COSENZA, ATTENTI AL TRUFFATORE: SI PRENDE I SOLDI E POI SCAPPA (https://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-cosenza-fate-attenzione-al-truffatore-si-prende-i-soldi-inizia-i-lavori-e-poi-scappa/)
Sono stato truffato dai tre compari per un totale di 30 mila euro. Anche io come il signore che racconta la sua disavventura nella lettera, avevo deciso di ristrutturare una casa di mia proprietà sita nelle campagne di Castiglione. Una vecchia casa ereditata che, insieme alla mia famiglia, avevamo deciso di riportare a nuova vita. E per questo mi ero messo alla ricerca di una impresa edile disponibile ad iniziare i lavori. Tempo una settimana dall’inizio della mia ricerca che un bel giorno, per mia sventura, incappo nell’ingegnere Claudio Lio, lo stesso ingegnere citato nella lettera dal signore truffato dal Piccolo.
Dopo le presentazioni, iniziamo a parlare e gli dico che sono alla ricerca di una ditta seria per ristrutturare la mia casa. Da subito si dice disponibile e in grado di provvedere a tutto, dal progetto alla conclusione dei lavori, e mi suggerisce una prima ditta edile. La contatto e dopo il sopralluogo mi presenta un preventivo di 58 mila euro. Offerta che declino. E continuo la mia ricerca. Tempo qualche giorno, dal primo sopralluogo, mi contatta l’ingegnere Lio e mi dice che ha trovato un’altra impresa edile disposta ad effettuare i lavori ad un prezzo conveniente, rispetto al primo preventivo da me rifiutato.
La ditta si chiama “Cantieri Verticali”, e l’ingegnere mi dice che conosce il titolare, tale Fabio Riente. Concordiamo un appuntamento presso la casa da ristrutturare, dove ci ritroviamo io, l’ingegnere Lio, e il signor Fabio Riente titolare dell’impresa edile. Discutiamo le modalità di esecuzione dei lavori, e i tempi di intervento, e alla fine mi presenta un preventivo: 30 mila euro più Iva, chiavi in mano. Prendo qualche giorno di tempo per decidere, con lo scopo di parlarne in privato con l’ingegnere Lio, per meglio capire la fattibilità dei lavori a quel prezzo. Il giorno dopo mi incontro con l’ingegnere, il quale mi dice che l’impresa è seria e che il preventivo era coerente con la mole di lavori da eseguire, e aggiunge che tutti i lavori si svolgeranno sotto la sua supervisione. Mi convinco e chiamo l’impresa del signor Fabio Riente per la stipula del contratto.
Nel contratto stabiliamo i lavori da eseguire, i tempi di inizio e fine lavori, e le modalità di pagamento che prevedono un anticipo di 4mila euro, e tre bonifici in itinere di 8 mila euro ciascuno, e i restanti 2mila euro a consegna lavori. Effettuo subito il primo bonifico di 4 mila euro come anticipo, e dopo una settimana effettuo un altro bonifico di 8 mila euro per l’inizio lavori. L’impresa apre il cantiere e iniziano i lavori. C’è da intonacare pareti e soffitti, stendere il massetto e posare i pavimenti. Installare l’impianto elettrico e idraulico e rivestire le pareti e il soffitto con il cartongesso, previo posizionamento del cappotto isolante. La prima fase dei lavori è tutta incentrata sulla preparazione degli ambienti, tracce, scavi, fase alla quale ho assistito, notando che l’impresa cambiava giornalmente gli operai. Ogni giorno c’erano operai diversi che operavano in discontinuità con il lavoro precedentemente svolto. Seppur con questa anomalia, i lavori “preparatori” vanno avanti. E il signor Fabio Riente mi chiede di bonificargli altri 8 mila euro, nonostante non ci fosse nessun reale stato di avanzamento dei lavori. Anche se un po’ restio, effettuo anche questo bonifico di 8 mila euro, dopo aver ricevuto la promessa del signor Riente di dare una accelerata ai lavori. Ma succede che per motivi di lavoro sono costretto a spostarmi in un’altra città, e quindi impossibilitato a seguire personalmente i lavori. Informo l’ingegnere Lio della mia partenza e mi rassicura che ci avrebbe pensato lui a seguire i lavori, cosi come da accordi presi. Del resto avevo già versato all’ingegnere 500 euro, come acconto per il suo lavoro.
A quel tempo mio padre non era in salute e, costretto a casa, non poteva seguire i lavori, così avevo affidato tutto nelle mani dell’ingegnere. Che sentivo con una certa frequenza per informarmi dello stato dei lavori che lui diceva procedevano speditamente, e che al mio ritorno avrei trovato tutto pronto. E quando finalmente riesco a recuperare qualche giorno di ferie, ritorno a casa e trovo l’amara sorpresa. Quello che l’ingegnere mi aveva annunciato come la quasi fine dei lavori, in realtà si presentava come un vero e proprio disastro. Niente era stato fatto con criterio.
Il pavimento posato qualche giorno prima del mio arrivo era quasi completamente saltato. Il cartongesso posizionato alle pareti oltre ad essere completamente fuori squadro, si era gonfiato e presentava crepe in ogni dove. Senza perdere tempo, incavolato, chiamo l’ingegnere Lio, chiedendogli di recarsi sul cantiere non prima però di aver avvisato il titolare della ditta il signor Fabio Riente. Arrivati sul cantiere e davanti all’evidenza iniziano a scusarsi per l’orrore dei lavori eseguiti, proponendomi il rispristino dei danni a loro spese. Ed è proprio in questo momento che entra in scena il signor Filippo Piccolo che mi viene presentato come un esperto piastrellista, il mastro che avrebbe dovuto riparare tutti gli errori commessi dagli altri operai, a costo zero per me.
Con il signor Piccolo effettuiamo un sopralluogo al termine del quale sentenzia: “qui va smantellato di nuovo tutto e rifatto tutto daccapo”. Ed elenca i danni: il massetto va demolito e rifatto perché costruito con materiale di risulta (spazzatura). Stessa sorte per il cartongesso e il controsoffitto montati senza prima intonacare pareti e soffitto che era stato solo tinteggiato di bianco per nascondere il mancato lavoro. Un disastro completo.
Tutti i lavori eseguiti avevano un solo scopo: nascondere le magagne, e spacciare per finito un lavoro di fatto mai iniziato. Avevano montato, approfittando della mia assenza, una sorta di scenografia per rendere tutto credibile ad un occhio poco esperto – costata qualche migliaia di euro, a fronte dei miei 30 mila euro versati-, e se non fosse stato per il pavimento saltato, il trucco sarebbe riuscito. Contatto di nuovo l’ingegnere Lio per informarlo della “diagnosi” formulata dal signor Piccolo, il quale mi dice che avrebbe provveduto lui con il signor Riente a pagare il signor Piccolo per ripristinare il tutto, non prima però di aver bonificato l’ultima rata di 8 mila euro. Effettuo il bonifico dopo aver ricevuto dall’ingegnere un formale documento che attesta tutti i pagamenti da me effettuati e il suo impegno professionale a terminare, come da contratto, il lavoro. E il signor Piccolo inizia l’opera.
Il cantiere riparte, solo che il signor Piccolo dopo i primi giorni di lavoro, inizia ad assentarsi dal cantiere. Un giorno veniva e due no, e gli chiedo come mai non era costante sul lavoro. Mi dice che lui ha problemi con l’ingegnere Lio e il Riente che si rifiutavano di pagarlo, e per questo si assentava dal cantiere. Informo subito l’ingegnere, che inizia a negare tutto, mi dice che lui ha litigato con Piccolo e Riente e che di questo lavoro non voleva più saperne niente. Dice di aver fatto il suo lavoro correttamente e che il problema dovevo risolverlo con Riente e Piccolo. E sparisce dalla circolazione. Stessa cosa fa il Riente che alle mie telefonate non rispondeva più. Rientro a casa e scopro un’altra amara sorpresa. Mi accorgo che erano sparite tutte le attrezzature portate dal Riente sul cantiere. Il signor Piccolo nei giorni che aveva lavorato a casa mia, aveva caricato poco alla volta nel suo furgoncino l’attrezzatura del Riente, con il quale evidentemente erano in combutta insieme all’ingegnere, preparando di fatto la fuga dal cantiere. Chiamo il signor Piccolo per chiedere spiegazione, ma anche lui come i suoi compari, non risponde più al telefono. Sono spariti tutti e tre.
A quel punto decido di denunciare tutto l’autorità giudiziaria e attraverso il mio avvocato comunico all’ingegnere e al signor Riente di aver iniziato una procedura giudiziaria a loro carico. Che ancora oggi va avanti. Lo so che avrei dovuto capire prima quello che stava succedendo, ma la lontananza non mi ha permesso di visionare costantemente l’andazzo dei lavori, e questo ha permesso ai tre compari, ognuno con un ruolo preciso, di mettere in scena la loro truffa nella quale, purtroppo per me, sono cascato. Non mi resta che sperare nella giustizia, perché nella capacità di provare vergogna dei tre compari non credo più.
Lettera firmata