Egregio Direttore,
ho letto l’articolo pubblicato sul suo giornale dal titolo “Le strane frequentazioni del dirigente Francesco Giovinazzo”, e vorrei, se lei me lo consente, raccontare il perché quella mattina il dirigente Giovinazzo si trovava nell’ufficio dell’ingegnere Pianini.
COSENZA, LE STRANE FREQUENTAZIONI DI GIOVINAZZO (https://www.iacchite.blog/cosenza-le-strane-frequentazioni-del-dirigente-francesco-giovinazzo/)
Mi chiamo Giulietta Ventura e vivo insieme al mio compagno e a mia figlia di 16 anni. Da oltre 15 anni sono iscritta nell’elenco dei cittadini in emergenza abitativa, e da più di 20 anni sono in attesa, perché avente diritto, di un alloggio popolare. Ma come funzionano le assegnazioni delle case popolari a Cosenza, lo sanno tutti. Purtroppo non basta avere i requisiti, aver presentato regolare domanda, aver rispettato le regole, per vedersi assegnato un alloggio popolare, a Cosenza quello serve è la giusta conoscenza. Il diritto a Cosenza non conta niente.
In tutti questi anni, in attesa di vedermi riconosciuto questo diritto, ho abitato sempre in alloggi fatiscenti di proprietà dell’ingegnere Pianini, regolarmente pagati dal comune. Prima in via Rivocati, e poi a Corso Umberto 113. Entrambi privi dei requisiti minimi di abitabilità, e quello di Corso Umberto addirittura dichiarato inagibile da una perizia dei Vigili del Fuoco. E nonostante ciò abbiamo vissuto per anni in queste “case” strutturalmente precarie e fatiscenti nell’indifferenza del Comune che non ha mai inteso intervenire per obbligare il proprietario Pianini, a rispristinare le condizioni minime di salubrità e agibilità degli alloggi. Per anni ho segnalato (protocollando decine di documenti, certificati medici, richieste, e denunce) al sindaco, all’assessore Buffone, al presidente del consiglio comunale Mazzuca, ai consiglieri comunali, al dirigente dei servizi sociali Fittante, le insalubri e gravi condizioni strutturali dell’alloggio, e la mancanza del regolare contratto di subaffitto, ma nessuno, chiacchiere a parte, ha mai mosso un dito. Hanno tranquillamente continuato a pagare al proprietario Pianini un alloggio inagibile, al prezzo di un appartamento ristrutturato di 120 mq in pieno centro cittadino. Senza mai preoccuparsi dell’incolumità della mia famiglia, visto il degrado strutturale del palazzo certificato dai VVFF, e dell’aggravarsi delle mie già precarie condizioni di salute, causate dall’insalubrità degli ambienti. Al sindaco è sempre stato più a cuore il signor Pianini che i cittadini.
Ed è proprio dopo l’ennesimo intervento dei vigili del fuoco, presso lo stabile di Corso Umberto, che ordinavano al Pianini e al Comune di ripristinare le parti pericolanti del palazzo, che mi sono imbattuta nel dirigente Giovinazzo. Dopo tantissimi incontri con l’assessore Buffone, il presidente del consiglio Mazzuca, consiglieri e servizi sociali, il cui unico loro vero scopo è sempre stato quello di fare gli interessi del signor Pianini, stanca dei loro squallidi giochetti, ho simbolicamente occupato l’ufficio dell’assessore Buffone. Mi sono seduta, insieme al mio compagno, a mia figlia e ad un nostro amico, nel suo ufficio con l’intenzione di restarci fino a che non si fosse trovata una soluzione al nostro problema. Per tutta la giornata, ancora una volta, ho spiegato all’assessore Buffone che non potevamo più abitare in uno stabile fatiscente e pericolante, e una soluzione che tenesse conto anche della mia precaria condizione fisica, andava trovata.
Le ho più volte sottolineato che non intendevo più mettere a rischio la vita di mia figlia continuando ad abitare in un palazzo destinato alla demolizione. E che non era giusto pagare con denaro pubblico una topaia e, visto che il Comune è proprietario di tanti alloggi, propongo una possibile soluzione al mio problema. Indico una casa abbandonata e vandalizzata chiamata “la casa del Maestro” in via Sensi (piazza Amendola) di proprietà del Comune. La casa era già stata concessa con regolare documento di affidamento, per un periodo, agli Ultrà del Cosenza. Era stata poi lasciata dagli Ultrà ed è rimasta aperta a chiunque.
Sono presenti nell’ufficio dell’assessore Buffone, oltre a noi, l’assessore De Cicco, l’assessore Sconosciuto, la dirigente Fittante. Ed è questo punto che sbuca il dirigente Giovinazzo. Che sin da subito dice che l’assegnazione della “casa del Maestro” non è possibile per via della mancanza del certificato di abitabilità. Faccio presente al dirigente Giovinazzo che abito in una casa pagata dal Comune destinata alla demolizione senza contratto, e che il Comune non ha il diritto di mettere a rischio la vita della mia famiglia. E gli dico anche che è stato proprio lui ad assegnare la “casa del Maestro” agli Ultrà, e gli chiedo: come prima non c’era il problema dell’abilità, e invece ora il problema c’è? A questo punto il mio compagno e il mio amico accusano Giovinazzo di accampare scuse poco credibili al solo scopo di tutelare gli interessi del signor Pianini che oltre ad affittare alloggi al Comune si interessa anche di costruzioni. Ma il signor Giovinazzo, alla presenza di tutti, nega di conoscere il signor Pianini. Così dirà durante tutto il giorno. E lo ripeterà anche la sera, quando, dopo una lunga giornata, arriva nell’ufficio della Buffone anche il sindaco Franz Caruso.
La discussione, a cui assistono anche tre funzionari di polizia, continua con il sindaco e l’assessore Buffone, e Giovinazzo, presente, continua a negare di conoscere il signor Pianini e annuncia querele. Sentite le ragioni di tutti il sindaco ordina a Giovinazzo di ricevermi il giorno dopo nel suo ufficio e di procedere all’assegnazione temporanea della casa del Maestro, a patto di recuperarla a mie spese. Il giorno dopo mi reco all’ufficio del signor Giovinazzo con tutta la documentazione necessaria per l’assegnazione, ma nell’ufficio non c’è. A constatarlo insieme a me tre funzionari di polizia. Dopo una inutile attesa decidiamo di andare via. Giovinazzo non si sa dov’è. E mentre percorriamo la strada per ritornare a casa, vediamo, e immortaliamo, il signor Giovinazzo uscire dall’ufficio del signor Pianini. Noi, insieme ai tre funzionari di polizia, eravamo davanti al suo ufficio ad aspettarlo, invece lui era nell’ufficio del signor Pianini che fino a qualche ora prima, e davanti a decine di testimoni, aveva affermato di non conoscere. È andato a riferire tutto quello che ci eravamo detti il giorno prima nell’ufficio della Buffone, e a prendere ordini su come comportarsi con me. Ecco cosa è andato a fare Giovinazzo dal signor Pianini.
Della scoperta, mostrando loro la foto, informo il sindaco, la Buffone, gli assessori, i consiglieri, l’autorità giudiziaria, e il presidente del consiglio Mazzuca. Che aveva già disposto la sanificazione della casa del Maestro dopo aver ordinato al consigliere Gigliotti di procedere, con personale di una cooperativa, al taglio del lucchetto del cancello per permettermi all’accesso. Autorizzandomi di fatto ad iniziare a ripulire e sistemare la mia nuova casa a costo zero per il Comune. E così ho fatto e oggi ci abito.
Ma Giovinazzo e Pianini non mi hanno perdonato tutti i problemi che gli ho creato, e invece di arrivarmi l’assegnazione, Giovinazzo ha pensato bene di denunciarmi per occupazione abusiva. Nonostante io non abbia commesso nessun reato, visto che è stato Mazzuca ad aprire il cancello e a farmi entrare. Ma per il sindaco e Mazzuca il problema diventa di colpo la mia molto presunta illegalità, piuttosto che la strana frequentazione del dirigente Giovinazzo con il signor Pianini.
La squallida retromarcia del sindaco e di Mazzuca è frutto della pressione di Pianini, e Giovinazzo ha il compito di bloccare la mia pratica. Quello che ho capito in tutta questa storia è che il sindaco, Mazzuca, assessori e consiglieri, sono solo dei burattini manovrati da Pianini, al quale nessuno può dire di no. Mazzuca, il sindaco e tutta la sua giunta pensano solo agli interessi di Pianini e lo dimostra, oltre alla mia storia, anche l’aver prima formulato una delibera di giunta che diceva che gli inquilini del palazzo di Corso Umberto avrebbero dovuto provvedere personalmente alla ricerca di un appartamento e che il Comune avrebbe contribuito all’affitto nella misura di 200 (una mossa per dare l’idea che non c’è nessuna volontà di favorire Pianini), salvo poi revocarla e sistemare le famiglie nei soliti tuguri, cari pagati, sempre del solito signor Pianini. Ecco dove stanno gli interessi di Pianini che questa amministrazione tutela: nel giro di affari dei fitti passivi. Gli interessi di Pianini, per questa amministrazione, vengono prima dei diritti dei cittadini.
Giulietta Ventura