Lettere a Iacchite’: “Cosenza, vi spiego tutti i rischi del percorso Covid del reparto di Ginecologia”

LO SCANDALOSO PERCORSO COVID DEL REPARTO DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza,

la cui gestione è affidata a una ostetrica di fiducia del primario, la dottoressa Mazzulla, non rispetta nessuna normativa vigente anti-Covid. Premesso che la dottoressa Mazzulla – grazie al suo rapporto fiduciario col primario – è stata esonerata da lui stesso dai turni in sala parto, in piena pandemia, dove compare solo per distribuire mascherine.

Detto ciò, il reparto Covid, il cui ingresso dovrebbe essere consentito solo ed ESCLUSIVAMENTE a personale sanitario munito di dispositivi di protezione (tuta, calzari, guanti, mascherina, visiera, eccetera) è aperto invece a TUTTI. Vi sono ricoverate sia pazienti ostetriche che pazienti ginecologiche, sia pazienti positive che pazienti negative o in attesa di tampone. Tutte nella stessa corsia senza nessun muro divisorio, quindi il materiale contaminato che viene riposto davanti alle porte delle pazienti Covid è a contatto anche con le pazienti negative.

Il reparto è aperto a tutti perché in un luogo dove non dovrebbe accedere nessuno vengono svolte attività ambulatoriali di preospedalizzazioni ostetriche e ginecologiche, interruzioni volontarie di gravidanza, isteroscopie, colonscopia, controlli post operatori e medicazioni, ovviamente tutte le pazienti provengono dall’esterno e accedono in area Covid senza tampone.

Il primario permette alle ostetriche di fare quello che vogliono, si rifiutano anche di eseguire i tamponi oro faringei, quando sarebbe più ovvio lo facessero loro in quanto accettano le pazienti e nel reparto Covid non è stata adibita una stanza per eseguire i tamponi stessi. Dove si svolgono le attività ambulatoriali si eseguono anche i tamponi, creando un alto rischio di contagio. Le pazienti sostano nei corridoi anche per una intera giornata, non rispettando nessun distanziamento in attesa di un posto letto.

Tutto ciò è INAMMISSIBILE IN UN PERCORSO COVID. Il personale sanitario dovrebbe indossare i dispositivi di protezione per tre diversi tipi di pazienti: pazienti Covid positive accertate, pazienti negative accertate e pazienti in attesa di tampone. Quindi dovrebbero applicare le procedure di vestizione e svestizione ogniqualvolta si rapportano ad una paziente diversa.

Conclusione? IL PERSONALE NON INDOSSA dispositivi di protezione, perché non ne ha il tempo materiale e perché non ne hanno a sufficienza e perché spesso devo lasciare il reparto per correre in sala operatoria, cosi contaminate e come si trovano, per aiutare l’anestesista. Tutto questo comporta un alto fattore di rischio della trasmissione del virus. Le pazienti Covid sono assistite solo da infermiere, ostetriche e Oss, tutte le altre figure professionali abbandonano le pazienti. Il materiale elettromedicale è unico per tutte le pazienti, tirate voi le conclusioni. Spesso per comodità le pazienti senza tampone vengono operate in sala operatoria del reparto e non in quella Covid, creando un altissimo rischio clinico PER TUTTI. E quando non c’è posto nei corridoi per attendere il posto letto le pazienti si fanno accomodare nella stanza della svestizione che è piena di rifiuti speciali da Covid. Concludendo, vi dico: si salvi chi può…

Lettera firmata