A Donnici il malcontento è esploso. La gente si lamenta non solo della pessima qualità della Sagra del vino ma anche del bando, che per molti sarebbe stato pilotato a favore dell’associazione Nemesi, gestita dal vicesindaco del PD di Piane Crati e dunque molto vicina a Marco Ambrogio e alla sua gentile signora, l’assessore comunale al Turismo Rosaria Succurro.
Questo il testo di una lettera (firmata) che ci è giunta in queste ore in redazione.
In giro per i vicoli di Donnici nei giorni immediatamente precedenti alla Sagra dell’uva e del vino c’erano proprio loro, Marco Ambrogio e Rosaria Succurro, accompagnati dal cognato di lui Francesco Barone, dal fratello di lei e da Stefano Borrelli fedelissimo di Ambrogio che da sempre lo accompagna nelle campagne elettorali, ‘impegnatissimi’ nell’organizzazione di una delle peggiori sagre che Donnici e i donnicesi abbiano mai visto.
Nonostante sia stata la sagra con a disposizione un maggiore budget rispetto alle passate edizioni: non solo fondi comunali e quelli della Camera di commercio, quest’anno l’evento è stato patrocinato anche dalla Regione e le spese agli occhi della gente che ha visitato la sagra non sembrano in pari al budget di spesa iniziale.
Infatti quest’anno non c’è stato nessun nome e nessuna band di prestigio, il cantante che doveva allietare la serata di sabato, la più frequentata come pubblico delle tre serate è stato Luca Di Risio: niente a che fare con la musica popolare e folkloristica alla quale eravamo abituati, assenti gli spettacoli culturali insomma, una delusione.
Per non parlare dei continui e sempre presenti ringraziamenti all’inizio di ogni concerto, prima alla Succurro e poi a Marco Ambrogio come se li avessero pagati di tasca loro, e poi infine all’amministrazione come se fosse di meno conto.
Un’altra brutta scena è stata quella degli stand nettamente al risparmio, senza garanzie di sicurezza per gli standisti stessi e orribili da guardare per il loro design da ‘baracca’, pagando lo spazio per gli espositori alla modica cifra di € 300.
Infine come ciliegina sulla torta: il vino e gli stand enogastronomici.
Di cucina gastronomica donnicese, oltre al panino e salsiccia e al ‘cuddruriaddru’, non c’era nemmeno un stand che cucinasse lagana e ceci o i tipici dolci con le noci e mostarda o qualcos’altro di più donnicese di un panino con i wurstel, dei cannoli siciliani o del gulasch.
Il vino, che si può vendere solo imbottigliato dalle cantine, era inoltre troppo caro per una sagra del vino, con prezzi di partenza di €6 a bottiglia fino ad arrivare a € 20; il calice non da degustazione ma da assaggio per vino bianco a € 2,50 che era molto caro per la portata di vino che conteneva.
Per non parlare della parte clientelare della vendita del vino, che spetta solo agli stand dell’organizzazione. Negli stand del vino, cantine a parte, lavoravano solo persone appartenenti a famiglie di elettori, sostenitori o addirittura candidati nella lista di Ambrogio alle passate elezioni, tranne in uno dove lavorava proprio il fratello dell’assessore Succurro!
Insomma una sagra che ha lasciato a bocca aperta tutti, donnicesi in primis ma anche chi era abituato a salire come ogni anno alla sagra, giungendo da ogni posto per trovare quest’anno uno spettacolo straziante che mirava ad arricchire le tasche dei soliti politici che fanno questo di mestiere e non i cuori di chi la sagra la viveva o l’ha organizzata fin dalle origini per amore delle tradizioni del proprio paese.
Per i donnicesi questa sagra non andrà agli annali, perché Donnici non merita questo scempio!
Lettera firmata