Rende, Parco Acquatico story: Rausa, quell’Arlecchino che fa tenerezza: strumentalizzato (anche) dal figlio!

Oggi che finalmente tutto è finito e che il Comune di Rende è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ci sono decine e decine di storie che vanno raccontate per bene e ricordate non solo ai rendesi onesti – che certamente le conoscono e le ricordano – ma soprattutto a quei mafiosi che oggi giocano a fare i novelli… Ulisse. O peggio ancora ai pentiti che “l’avevano detto”. Per esempio, il Parco Acquatico, che risulta ancora aperto anche se per 4 gatti. Iniziando dalla fatidica estate 2020. 

Il Parco Acquatico di Rende ha portato agli onori della cronaca regionale un oscuro politicante della giunta Manna, assessore con deleghe al quasi nulla: “Salute, sport, igiene, benessere del cittadino”. Per i meglio informati, si parla di un saltimbanco della politica, visti i suoi trascorsi. Al secolo Mario Rausa. Il Nostro, coinvolto dalla bravate del figliolo, all’anagrafe Andrea, beccato in pieno lockdown all’interno del Parco con la fidanzata e lo champagne a bordo vasca, ha ritenuto opportuno, non attraverso una conferenza stampa (peraltro annunciata), bensì con una lettera aperta significare all’opinione pubblica le proprie ragioni.

E poichè i figli so pezze e core, ritiene che le sue dimissioni udite udite siano “un atto dovuto nei confronti della mia famiglia e dei miei figli. Non posso permettere che per la mia posizione amministrativa venga strumentalizzato mio figlio”.
Fermo restando che la famiglia nella fattispecie c’entra quasi niente, il punto è un altro: è il figlio che ha strumentalizzato il padre! E’ l’esatto contrario di quanto il Nostro vorrebbe farci credere. Infatti, se il rampollo non si fosse presentato con il cognome di cotanto padre, competente alla vigilanza amministrativa sulla gestione della struttura Parco Acquatico, i gestori del Parco (o del Pacco, per dirla col re dei buzzurri, Tonino Vivacqua) alla pretesa del ragazzo si sarebbero fatti una risata. Si sarebbero guardati bene dall’essere penalmente perseguibili, atteso che in quella fase tutti i locali erano chiusi al pubblico ed il personale in libertà.

Ma poichè i figghi su figghi, il Nostro ci aggiunge l’asso, e così apprendiamo: “… Infatti in quel periodo al Parco si sono tenuti tanti eventi e convegni…”. Fantomatici eventi, certamante riservati a pochi ma buoni invitati, rampollo compreso, atteso che l’opinione pubblica ignora quali siano queste manifestazioni.

Non si tratta di disquisire sulle date o sui tempi dei cin cin, poco importa se sono stati quindici o venti minuti di brindisi. E’ materia di pubblica sicurezza sapere se sono state violate le norme, che essendo reati penali vanno perseguiti d’ufficio se non altro per il rispetto verso chi non annovera fra gli avventori rampolli di rango e verso coloro che diligentemente hanno rispettato le regole e verso coloro che sono stati giustamente multati per averle trasgredite.

Non avendo avuto riscontri pubblici, non vorremmo pensare ad un sistema di connivenze trasversali della serie oggi a te e domani … ci accordiamo, ci farebbe piacere apprendere che la pubblica sicurezza anche a Rende non fa sconti.
I cittadini registrano un utilizzo privato della cosa pubblica, per esempio i costi fissi: energia elettrica pulizie e quantaltro a carico di chi sono stati fatturati? Il buffet ripreso ed ostentato dal rampollo di Rausa è stato servito da personale contrattualizzato o in nero come da prassi? L’uso della struttura è stato fatturato ed a chi? Il catering come è stato fiscalmente giustificato? E potremmmo continuare a lungo, ma non ne vale la pena.

Il tutto si inserisce nel malcostume che insiste sul Comune di Rende sotto la gestione Manna, che va dagli incarichi ai legali di … studio, ai lavori pubblici, all’asfalto per  raggiungere comodamente un ristorante, alla potatura degli alberi, ai locali per la vendita dei divani, agli asili nido, alle pompe di benzina e chi più ne ha ne metta.

In questo mare magnum il nostro assessore saltimbanco si sente autorizzato a derubricare fatti penalmente perseguibili e politicamente gravi a bravate di un rampollo esuberante che facendosi scudo del padre può… Non rendendosi conto di sminuire il proprio ruolo di amministratore della cosa pubblica, deputato ad amministrare i beni dei cittadini tutti, suoi elettori e non.
In fondo è una figura che fa tenerezza, un parvenu o parassita anche esteticamente parlando, politicamante senza arte né parte, bonariamente definito Arlecchino da questa stessa testata. In tanti anni e con tante casacche mai un’idea neanche copiata, mai una progettualità, un’iniziativa politica, mai una posizione ideologica, praticamente un portatore d’acqua.

Sempre come un “Bravo” di manzoniana reminescenza, all’ombra del Don Rodrigo di turno: Principe, Gentile, Manna, forte dei suoi pazienti, che Dio li tenga in vita, immagina per se ruoli di alto lignaggio ma al pari di Don Chisciotte non gli resta che combattere contro i mulini a vento ed accontentarsi della bottiglia a bordo vasca per il suo figliolo e riprese del resort in barba a #IoRestoaCasa episodio per il quale -volente o nolente – passerà alla storia.

Lettera firmata