Lettere a Iacchite’: “Test di Medicina, disparità di trattamento tra i concorrenti: tutta colpa del Ministero”

Ciò che è successo il 3 settembre con i test di medicina è davvero imbarazzante.

Non voglio però aggiungermi al coro di critiche ragionevolmente appropriate visto che i consulenti del ministero hanno avuto un anno per preparare 60 quesiti e sono riusciti a sbagliarne pare, 4 o 6 (addirittura il 10%).

Non voglio insistere sugli errori e sulla gravità di alcuni di essi, laddove è palese la mancanza della conoscenza della lingua italiana del redattore e la scarsa propensione al ragionamento logico deduttivo che era pure programma dei test.

Non voglio neanche ricordare che 70.000 giovani hanno studiato almeno per un anno, invero alcuni da più di due tre anni visto che già sono al secondo o terzo tentativo e neanche che, oltre ai 70.000 studenti a vivere quest’ansia ci sono le relative famiglie.

Per dare la giusta dimensione della questione, ricordo che stiamo parlando di circa 200 mila persone, basta fare una media di tre persone a famiglia per 70.000.

Non voglio insistere sulla pressione psicologica dell’intero nucleo familiare teso ad aiutare questi ragazzi nell’acquisizione di conoscenze, ma soprattutto a sostenerli e convincerli che uscire sconfitti da questa competizione, non significa essere perdenti nella vita, non significa non essere capaci, non può generare sfiducia in se stessi.

Il 3 settembre sappiamo che hanno partecipato in circa 70.000 concorrenti, dato che ne entrano 14.000, 56.000 sono destinati, all’età di 18-19 anni, a confrontarsi con questa cocente delusione professionale.

Non voglio neanche ricordare che sono quei “figli fragili”, reduci da un lockdown di un anno e mezzo.

Ma ripeto non è di questo che voglio parlare.

Né voglio parlare del fatto che questo sistema di ingresso contingentato alla professione medica avrebbe il fine di selezionare i ragazzi più preparati, quelli più motivati, quelli più capaci, cosi da avvantaggiarci tutti, domani, di un servizio sanitario fatto di eccellenze.

Non voglio interrogarmi se questa è la strada migliore per raggiungere quest’obiettivo.

Ciò che mi preme evidenziare è che un test nazionale che doveva mettere alla pari tutti i concorrenti e sceglierne, con criteri oggettivi solo i più preparati, grazie agli errori commessi da un terzo, e che terzo, addirittura “il ministero”, non è più tale.

Sei domande sbagliate su 60 hanno comportato una disparità di trattamento fra i concorrenti.

Questi ragazzi dovevano competere avendo due condizioni uguali per tutti:

  • il numero delle domande, 60 per tutti
  • il tempo, 100 minuti per tutti.

Vi invito a focalizzare la vostra attenzione sul tempo, limitato a 100 min.

Siamo sicuri che tutti hanno avuto lo stesso tempo?

E’ abbastanza intuitivo immaginare che qualche ragazzo avrà avuto la fortuna di non soffermarsi sui “quesiti errati”, altri invece, nella legittima speranza di dare più risposte possibili, avranno consumato tanti minuti su quelle domande irrisolvibili, con questo compromettendo l’esito dell’intero test.

In altre parole, esiste una palese disuguaglianza in questa competizione.

I ragazzi non sono stati messi tutti nelle stesse condizioni, c’è chi ha avuto la fortuna, la scaltrezza, la…. non so che cosa, ed ha saltato i quesiti sbagliati dedicando così tutto il tempo nel risolvere gli altri test, e chi invece, ha disperso quei 100 minuti o gran parte di essi nel cercare di sbrogliare una matassa che non poteva essere districata perché il Ministero ha sbagliato.

Ed allora, ovviamente non si può che apprezzare le scuse del Ministro, ma contestualmente non si possono ritenere sufficienti, ne appare congruo pensare a stilare una graduatoria non tenendo conto delle domande sbagliate o, comunque, ritenendole per tutti esatte, perché ormai non è su queste domande che si è consumata la disparità.

La vera disuguaglianza, è bene ribadirlo, si è, invece, compiuta sulle altre domande restanti, ed in particolare sul “tempo” che ogni candidato ha avuto a disposizione per rispondere alle domande residue.

Ritengo che su tutto, vi sia un principio di “uguaglianza di opportunità” a cui uno stato di diritto non può derogare e pertanto, sono del parere che non vi siano, a questo punto, molte altre soluzioni al di fuori di ripetere il test per tutti o ammetterne la totalità dei concorrenti.

Certo che i giuristi sapranno meglio esplicitare il concetto di disparità compiuto, ma fiducioso anche che il Ministro ed i suoi collaboratori, “in autotela”, prenderanno i giusti provvedimenti, porgo cordiali saluti per tutti.

Giuseppe Li Preti