L’ennesimo incidente sulla statale 106, strada che per lavoro e perché vivo sulla Ionica percorro tutti i giorni. Anche qualche ora fa ho attraversato il tratto del maledetto incidente dell’Epifania verso le 19.00…
Come ogni volta che si verifica una sciagura del genere chi se la prende con i politici, e chi con chi guida in maniera squinternata. Qualche giorno, fino ai funerali, e poi tutto va nel dimenticatoio tranne il dolore dei familiari delle vittime: solo per loro la vita non sarà più la stessa.
Molti invocano una nuova infrastruttura, una a 4 corsie con spartitraffico che corre lungo la costa ma necessariamente non può essere rasente al mare come il tracciato attuale che attraversa tutti i paesi.
Questa 106 rimarrà anche dopo la creazione di una 106 bis o magari anche di una 106 ter che soddisferà le esigenze di maggiore scorrimento, quindi come diceva una persona di quelle che nella vita ne ha viste tante CU POCU AVI, CARU TENI. Morale della favola: questa strada abbiamo e la dobbiamo valorizzare.
Affinché tutte le morti non siano vane proporrei che gli esiti delle indagini e le responsabilità vengano rese pubbliche affinché tutti sappiano perché si sono verificati gli incidenti.
Si potrebbe immaginare ad opera dei cittadini volontari presso i Comuni un presidio, per esempio un PUNTO 106 all’interno di ogni Comune che si raccordi con gli altri attraverso un’associazione come quella che già è attiva e faccia opera di divulgazione avvisando chi transita in ogni paese tramite striscioni o insegne digitali del rischio che sta correndo se non vengono rispettate le regole del Codice della strada, fare degli incontri nelle scuole guida del territorio per incontrare i ragazzi durante i corsi preparativi alla patente, incontri nelle scuole medie e superiori, ricordare le vittime in ogni paese dove sono avvenuti gli incidenti.
Magari non è di facile realizzazione ed è un po’ utopico ma forse la cosa si potrebbe pure realizzare. Dove non arriva lo Stato dobbiamo arrivare noi cittadini perché – volenti o nolenti – siamo anche noi che facciamo lo Stato.
Antonio D‘Ippolito