Lettere a Iacchite’: “Vi spiego che cosa mi ha spinto a tornare nella mia Terra”

E poi succede che dopo anni di studio, di sacrificio, di rinunce, di esami preparati di notte, ti laurei, fai un master, ti specializzi, fai pratica rigorosamente “a gratis” e decidi con la morte nel cuore di partire, perché la mia terra è così…
Ti vende conoscenza a caro prezzo e quando sei abbastanza “forte” da mettere in pratica ciò per cui hai perso anni della tua vita, ti butta via come si fa con i “figliastri”.
Calabria mia, terra di arte e cultura, terra di morte e fame…
E allora metti 4 stracci in una valigia e un sogno e vai.

Lasci famiglia, amici, amore, con la paura nel cuore di non ritrovare ciò che hai lasciato.
Vai al nord, perché le tue competenze al sud non sono volute, necessarie, capite.
E quante notti insonni in un letto che non senti tuo mentre faticosamente provi a farti strada tra quei colleghi del nord che ti dicono che il tuo accento è troppo forte e che si capisce lontano un miglio che sei terrone.
Poi senti un coglione di nome Vittorio e capisci cosa ti ha spinta a tornare.
La mia Calabria ha bisogno anche di me, la mia terra suda lacrime di sangue di tutti quei padri con le mani sporche di lavoro e ricche di dignità.
Ma cosa ne sa lei, signor Feltri, della mia Terra, lei che ha l’odio nel cuore e il veleno nella lingua?
Forse noi puzziamo di fame, ma lei caro signore puzza di putrido.

Lettera firmata