Ci vuole una bella faccia tosta a dire: Alessandro De Rose orgoglio cosentino. Ma quando mai? La storia di questo ragazzo cosentino ce l’ha descritta la Domenica Sportiva. Medaglia di bronzo nei tuffi ai campionati mondiali di Budapest fa il cameriere a Trieste e lo allena la sua fidanzata.
Orfano di padre da quando aveva 14 anni se n’è dovuto andare in Friuli Venezia Giulia perché a Cosenza gli avevano sbattuto le porte in faccia. Nessuno lo ha sostenuto, nessuno lo ha aiutato. Lo hanno “straviato”. E lui ha dovuto fare le valige ed andarsene da Cosenza come tanti giovani come lui. Ed oggi dobbiamo sentire le chiacchiere di un sindaco che invece dovrebbe interrogarsi su questo misfatto e non cavalcare e strumentalizzare una vittoria che appartiene solo ad Alessandro ed a chi come lui – cosentino – ha dovuto emigrare per cercare un lavoro e fare fortuna.
Appartiene ad un’altra Cosenza e non a quella che oggi viene ostentata da un sindaco che è disposto a tutto pur di apparire ed appropriarsi politicamente di vittorie che non gli appartengono. Non ha assoluto ritegno e non pensa nemmeno a studiarsi la storia personale di chi va a decantare le doti (senza averne titolo)… Quella di Alessandro è una vittoria che dà lustro solo ai figli di quella Cosenza che né lui ne altri come lui rappresentano.
Roberto Sacco