L’indagine su Banca Progetto e quei 2 milioni a Santanchè

di Enrica Riera

Fonte: Domani

Centinaia di atti e documenti contenuti in decine di faldoni. Sono le carte che raccontano anni di affari di Banca Progetto, l’istituto di credito commissariato da Bankitalia per i prestiti anomali approvati nei confronti di una galassia di società di scarsa o nulla consistenza patrimoniale. Tra queste aziende ci sono quelle di proprietà di imprenditori rampanti, personaggi noti e politici di primo piano, come la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
Per lungo tempo la banca ha dunque concesso finanziamenti, assistiti dalle garanzie private o da quelle pubbliche del Mediocredito Centrale, a chi non ne avrebbe dovuto beneficiare per carenza di quello che gli economisti chiamano merito creditizio.

Così, dopo la procura di Roma, che nei giorni scorsi ha disposto oltre cinquanta perquisizioni, indaga anche Milano. È qui che i magistrati del pool economico, coordinato dal pm Roberto Pellicano, stanno ricostruendo il “sistema” Banca Progetto e il suo modus operandi, caratterizzato da una serie di irregolarità. Più in particolare, sotto la lente dei pubblici ministeri sono finiti anche quei prestiti anomali che, seppur non al centro delle loro contestazioni, potrebbero richiedere verifiche e accertamenti.
La società della ministra
Tra questi ce n’è uno che riguarda anche una società della ministra Santanchè. Si tratta della Immobiliare Dani srl, di cui la meloniana possiede il 95 per cento e il figlio Lorenzo Mazzaro il restante 5 per cento.
A giugno 2020 la società controllata dalla senatrice di Fratelli d’Italia, per evitare il collasso finanziario, aveva ricevuto un prestito di 2 milioni di euro proprio da Banca Progetto. Il finanziamento erogato aveva avuto come garante, per 2,6 milioni, Twiga srl, la società a quel tempo riconducibile a lei e all’amico Flavio Briatore: da qualche mese, invece, è stata ceduta a uno dei principali eredi di Luxottica, Leonardo Maria Del Vecchio. A fine marzo 2023, come segnalato dalla Centrale Rischi di Bankitalia, quel prestito non era ancora stato restituito.

La restituzione è avvenuta successivamente? A questa domanda posta da Domani la ministra non ha risposto. Dunque non resta che affidarsi ai bilanci: l’ultimo disponibile della Immobiliare Dani srl è proprio quello di due anni fa, e, tra le altre cose, tratteggia un quadro finanziario non dei migliori.
La perdita è stata di oltre 373mila euro, peggiore di quella di 236mila euro dell’esercizio precedente. Debiti, inoltre, per circa un milione di euro, tra quelli dovuti agli istituti di credito e ai soci finanziatori.

Eppure, nonostante la situazione non rosea, Banca Progetto cinque anni fa ha approvato il finanziamento milionario: fondamentale la garanzia di Briatore. Proprio grazie ai fondi di Banca Progetto, garantiti dall’imprenditore, Visibiliaeditore, altra società di Santanchè, nell’estate del 2020 ha fatto il pieno di liquidità, necessario visto il bilancio pericolante.

In pratica, all’epoca, Visibilia editore aveva varato un aumento di capitale, sottoscritto dai soci Visibilia concessionaria e Visibilia editore holding, impiegando, una provvista proveniente, tra l’altro, da Immobiliare Dani che, nel 2022, aveva ceduto al solito Briatore la sua partecipazione nel Twiga, ricavandone una plusvalenza di 2,2 milioni di euro.
Un provento straordinario che ha consentito a Immobiliare Dani di far quadrare i conti del 2022, altrimenti in grave perdita. Insomma, «Daniela cade in piedi», aveva sintetizzato suo fratello Massimo nella telefonata con Kunz intercettata dagli uomini della Guardia di finanza di Milano.
In realtà, oggi, per la vicenda Visibilia – la società indirettamente sostenuta dall’istituto bancario commissariato – la ministra del Turismo è imputata per falso in bilancio: il processo, dopo una serie di stop e riprese, è in corso.

Gli altri guai
Ma quello su Visibilia non è l’unico guaio giudiziario della ministra, indagata anche per truffa aggravata all’Inps e che per questo rischia il rinvio a giudizio: la contestazione dei pubblici ministeri riguarda i 126mila euro ottenuti dall’ente per una presunta gestione irregolare della cassa integrazione in deroga Covid per tredici dipendenti. L’udienza preliminare è stata sospesa fino al prossimo febbraio, a causa del conflitto di attribuzione sollevato dal Parlamento in merito all’uso di intercettazioni ed email della senatrice.
Sospeso, al momento, sempre per questioni di immunità parlamentari, è anche il processo incardinato a Roma che vede imputata Santanchè per diffamazione nei confronti dell’ex socio Giuseppe Zeno. In ultimo, ci sono i procedimenti ancora aperti a Milano, a proposito delle due bancarotte fraudolente che riguardano rispettivamente le società Ki Group srl e Bioera spa.

A giugno 2025 il tribunale di Milano ha dichiarato in liquidazione giudiziale, quindi fallita, anche una terza società riconducibile alla ministra, la Ki Group Holding spa, su cui, come si apprende, verrà aperto un ulteriore fascicolo di indagine una volta che sul tavolo dei procuratori arriverà la relazione del curatore fallimentare.
Una e più grane che tuttavia non sembrano far traballare la poltrona della ministra, determinata a rimanere alla guida del suo dicastero e già salvata dall’aula dopo la discussione della mozione di sfiducia.
Quel giorno di febbraio, mentre le opposizioni l’attaccavano, la ministra aveva scelto di replicare con un discorso che non menzionava in alcun modo le inchieste pendenti. «Gli attacchi continueranno così come le persecuzioni da parte della magistratura politicizzata e dei giornalisti che mi hanno già condannata con le loro paginate alla gogna mediatica», aveva detto.

I fascicoli
Adesso per la ministra si aggiunge anche l’imbarazzo per i finanziamenti di Banca Progetto di cui i pubblici ministeri sono a conoscenza. Come detto, Milano sul sistema dell’istituto bancario ha aperto tre fascicoli. Nel primo, come questo giornale può rivelare, è indagato l’amministratore delegato Paolo Fiorentino per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, alla bancarotta e alla malversazione. Fiorentino, indagato anche nel filone romano per indebita percezione di erogazioni pubbliche, è iscritto insieme ad altre quattro persone, tra vertici dell’istituto bancario e intermediari.
Gli altri due fascicoli sarebbero nati, invece, da accertamenti e verifiche su società di imprenditori, molto noti agli ambienti milanesi, che avrebbero ottenuto finanziamenti da Banca Progetto erogati per conto del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Fondi che in seguito sarebbero stati utilizzati per stipendiare terzi, assunti nelle società beneficiarie dei prestiti dell’istituto di credito commissariato.