L’Io e dintorni: il viaggio di una coscienza ferita e la filosofia come consolazione della verità

L’Io e dintorni. Il viaggio di una coscienza ferita che trova nella filosofia la consolazione della verità

La verità storica che si relaziona con il tempo. La coscienza e la libertà che guidano l’uomo alla ricerca di sé stessi, della propria identità. Sembra un libro di filosofia o un romanzo inedito della Beat generation. Non lo è, o lo è in entrambi i casi. È l’ultimo libro di Emilio Grimaldi: Un dito di io, edito da Officine editoriali da Cleto di Marco Marchese.

Grimaldi, giornalista e scrittore, si guarda alle spalle e vede la sua vita a ritroso. Dall’esperienza in seminario, dalle esperienze subite dall’allora vicerettore della diocesi di Crotone Santa Severina – siamo verso la fine degli anni ’80 – dai postumi di un trauma che lo ha accompagnato per molto tempo. Descrive la sua “battaglia” contro il demone fino alla sua liberazione dall’abitudine dei vestiti, degli odori del mondo ecclesiale, del fetore degli abusi e raggiunge una “nuova abitudine”: il mondo libero da studente universitario e lavoratore in una Roma bene e schiava delle sue borgate. Qui macina una ricerca forsennata di esperienze lavorative, punti cardine di una nuova abitudine.

Ma è il ritorno in Calabria che gli permette di raggiungere “un’identità propria”, un vestito nuovo rispetto agli stracci puzzolenti della sua vita passata. Ora la materialità delle sue esperienze cede il posto ad una forma più concettuale. Inizia a prendere forma la ricerca di sé stesso. Da una identità riconquistata accede alla coscienza e alla libertà. Il discorso allora si fa più profondo e più complesso. Non  basta più il romanzo, è necessario utilizzare le categorie esistenziali della storia della filosofia. Dalla “coscienza che è un sapere che si fa” alla “libertà che è un sapere che si sente”. Ma non è una teoria che ha studiato sui libri. E’ la sua, frutto o effetto della sua storia personale. Fedele discendente di Kierkegaard: “Solo la verità che edifica è verità per te”, sciorina un modo originale di intendere la verità che si rapporta con tutto il tempo, non solo il passato, anche il futuro. È questo l’aspetto sorprendente del “cammino” di Grimaldi: il rapporto della verità con il tempo “futuro”.

Molti pensano che la verità riguardi, per forza di cose, solo il passato. Si sbagliano, secondo l’autore. L’aspetto principale della verità è “una scheggia impazzita verso il futuro”. Tanti uomini del passato sono diventati grandi e importanti non perché credevano che sarebbero diventati famosi, ma perché hanno vissuto così intensamente il presente da “sentire” che il futuro che gli avrebbe dato ragione. Già, perché il sapere non si sa propriamente: “si sente”, è la libertà, ancella preferita della verità, che ti permette di avvertirlo. Una verità che si relaziona con il futuro, allora, è una verità che si relaziona principalmente con il “nulla” dei nostri pregiudizi, con il nulla delle nostre false verità.

Il libro si fregia dell’introduzione di Domenico Mauro, stimato psicologo del capoluogo, e di Angela Ales Bello, insigne professoressa di filosofia contemporanea del mondo cattolico romano e ricercatrice del mondo fenomenologico di husserliana memoria.