Sono iniziati ieri gli interrogatori di garanzia a carico degli arrestati nell’operazione antiusura messa a segno dalla DDA di Catanzaro a Cosenza.
Tra i primi a sfilare davanti al GIP, come abbiamo riportato ieri, il calciatore Modesto, che oltre a rigettare ogni accusa nei sui confronti sostenuta da quel lurido strozzino di Calabrese, oggi pentito a convenienza, fornisce al GIP elementi chiari che proverebbero la sua totale estraneità ad ogni fatto a lui addebitato.
In particolare, riferisce il suo avvocato: “… l’unico episodio che gli viene contestato nel capo di imputazione, al calciatore Modesto, risale al 2005 e riguarda un piccolo immobile nemmeno suo, ma del suocero…”.
Secondo l’accusa parte dei soldi che sarebbero stati utilizzati per un prestito usuraio proverrebbero da un conto corrente del calciatore. “Un conto – ha detto l’avvocato Sulla – sul quale ha la procura il cognato di Modesto che non figura tra gli indagati. Inoltre Modesto ha ribadito di non conoscere l’imprenditore alla quale è stato fatto il prestito oggetto dell’inchiesta” all’episodio che la procura antimafia gli contesta.
Ma Modesto va oltre e spiega al GIP che le accuse di quel lurido strozzino pentito a convenienza di Calabrese, sono da ricondursi ad una vendetta nei suoi confronti messa in atto dallo stesso per via di vecchi problemi.
Nello specifico, Modesto, riferisce al GIP di essere stato truffato da quel lurido strozzino di Calabrese, per una cifra pari a quasi 800.000 euro, e per questo il calciatore Modesto lo aveva più volte denunciato.
Insomma, Modesto fornisce un quadro al GIP che risulta veritiero e credibile. La sua presenza dentro questa inchiesta, forse, serviva a qualcuno per dar risalto mediatico a questa operazione che altrimenti sarebbe passata in sordina per quel che riguarda i media nazionali. E così è stato.
Ma a sfilare davanti al giudice non è stato solo Modesto. Accompagnati dal loro avvocato si sono presentati anche Mario Mandoliti e Luisiano Castiglia. I quali si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, “ripiegando” su dichiarazioni spontanee per affermare la loro innocenza. Ha risposto alle domande del GIP, invece, Massimino Brunetti che ha dichiarato di conoscere l’imprenditore che secondo l’accusa lui avrebbe usurato, ma di non aver mai ceduto prestiti allo stesso in nessuna forma.
Ritornando a Modesto, resta per l’ accusa l’imputato di spessore mediatico che bisogna tenere dentro l’inchiesta per forza, nonostante la sua posizione sia “oggettivamente” diversa da quella dei suoi presunti coimputati.
Un imputato, Modesto, che la procura non vuole “mollare”, e per ribadire il suo essere intraneo al sodalizio mafioso, oggi, i magistrati della DDA, permettono a quell’essere immondo di Calabrese di intervenire pubblicamente per ribadire le sue accuse proprio nei confronti del calciatore.
Dice Calabrese: “La mia famiglia ha ricevuto molte pressioni e persino due intimidazioni a colpi di pistola. Una al centro massaggi di mio fratello e l’altra alla pizzeria gestita da mio padre. Queste intimidazioni sono mirate principalmente, a detta di questo lurido strozzino che non si è mai fatto scrupolo di rovinare famiglie e persone per bene, a farmi ritrattare tutto ciò che ho sostenuto contro il calciatore Modesto.
Più volte i miei familiari sono stati avvicinati da persone che avrebbero, sempre secondo quando sta riferendo ai pm della DDA quel porco schifoso di uno strozzino del Calabrese, consegnato un messaggio da riferirmi: digli a Roberto di non parlare più di Modesto”.
Ma non si ferma qui lo strozzino, e, per dar peso alla sua tesi, sostenuta dai pm che hanno tutto l’interesse che Modesto resti nell’inchiesta, racconta degli episodi e dice ancora altro.
“Posso ricollegare le intimidazioni al fatto che poco tempo prima, nel corso di un processo a Cosenza, rispondendo in video conferenza alle domande fatte dal pm della DDA Pierpaolo Bruni, avevo ribadito che le usure consumate da Mimmo Castiglia erano finanziate dal genero Modesto, e questo ha fatto “preoccupare” lo stesso, che si è adoperato per farmi arrivare questi messaggi.
Infatti, questo sporco strozzino che girava cura capizza i tri chili d’oro, atteggiandosi a malandrino e terrorizzando donne e bambini figlie delle sue vittime, ribadisce ai pm della DDA di aver raccolto personalmente le “considerazioni” dei suoi familiari che lo mettevano al corrente di essere stati più volte avvicinati da un personaggio che lo strozzino pentito a convenienza identifica in Mimmo Castiglia e aggiunge dell’altro.
“… I miei familiari mi hanno raccontato che nei giorni successivi alla festa dell’Immacolata, Mimmo Castiglia è stato più volte visto stazionare, senza alcun motivo, nei pressi dell’esercizio commerciale”.
E poi racconta di un altro personaggio di cui non fornisce il nome che più volte avrebbe avvicinato i suoi familiari per portargli a mmasciata di Castiglia: dite a vostro figlio di non nominare più Modesto.
Ovviamente il tutto a detta di questo infame strozzino che si faceva consegnare, quando era a piede libero, dalle sue vittime, persino le catenine del battesimo dei figli degli usurati. Su tutte questi episodi che racconta lo strozzino pentito, però, nessun familiare ha inteso sporgere denuncia. Sono solo le parole di questo vigliacco che si atteggiava a uomo d’onore con il suo Rolex al polso di 15.000 euro. Sono racconti che il parassita ha fatto ai pm.
Certo è che gli attentati ci sono stati – infatti il Mandoliti è accusato proprio di aver sparato in via 24 Maggio all’indirizzo dell’attività commerciale del fratello di Calabrese, e per l’attentato alla pizzeria del padre avvenuto a dicembre dello scorso anno, ancora non ci sono colpevoli – ma che siano riconducibili a pressioni esercitate dal suocero di Modesto, cioè Castiglia, per farlo retrocedere dalle sue dichiarazioni, è tutto da provare.
Perché questo lurido strozzino pentito solo per convenienza, nonostante fosse già stato ammesso al programma di protezione, ha continuato tranquillamente ad esercitare la sua turpe attività di strozzino. Un lurido come lui di nemici ne ha tanti. Come abbiamo già scritto.
Tant’è che gli stessi magistrati, che non si fidano di lui, lo avevano messo sotto controllo scoprendo che continuava a chiamare e ad intimidire le sue vittime. Lo sporco strozzino pentito che non si è fatto scrupolo, quando era tutto malavita e onore, di picchiare una anziana donna per via di un prestito non restituito da suo figlio, costringendola a versargli in più riprese la pensione, dal sicuro del suo luogo di protezione ha continuato a strozzare a più non posso le sue vittime.
Dopo essersi procurato una scheda “vergine” telefonava alle sue vittime, così come hanno appurato i pm antimafia, dicendo loro che se non avessero versato quanto a lui dovuto si sarebbe inventato reati su di loro inguaiandoli con la procura.
La stessa cosa che sta facendo adesso nei riguardi del calciatore Modesto, la cui unica colpa, se così si può dire, è quella di essere il genero del maggior imputato di questa operazione.
GdD