L’odissea di Sandro Daniele: “Ecco come la procura di Cosenza mi perseguita da anni”

La procura della Repubblica di Cosenza è famosa da decenni non solo perché non persegue i veri delinquenti e la corruzione dilagante ma anche perché è specializzata nel perseguitare gente onesta che dev’essere eliminata per favorire gli amici degli amici.

L’elenco è lunghissimo: non solo Fabio Gallo, Padre Fedele Bisceglia e i no global ma anche tanti altri. Tra questi, occupa ormai una posizione di assoluto rilievo un imprenditore che si chiama Sandro Daniele e che ha avuto l’unica colpa di fondare una realtà, la Scorpion di Rende, che era stata “promessa” da questi mascalzoni ai “colletti bianchi” di questa città.

Oggi diamo voce a Sandro Daniele.

di Sandro Daniele

“In nome del Popolo Italiano”, il sette settembre 2016, sono stato condannato in primo grado dal collegio del tribunale di Cosenza, composto da Lucia Angela Marletta, Claudia Pingitore e Giusi Ianni, a quattro anni e sei mesi per associazione a delinquere finalizzata alla truffa senza che, come  ampiamente e documentalmente provato in giudizio, né  l’associazione a delinquere né la truffa esistessero.

Anzi, per quanto concerne la mia posizione, è stato dimostrato inequivocabilmente che io non facevo, né avevo mai fatto, parte della compagine associativa.

Perché si è arrivati a questa sentenza: la Scorpion

Il primo motivo che mi viene in mente è che, con una assoluzione generale di tutti gli imputati, sarebbe risultato difficilissimo giustificare l’enorme costo a carico dell’erario per le intercettazioni, per le lunghissime indagini nonché per i risarcimenti per le ingiuste custodie cautelari subite.

Sono convinto che tutta la vicenda sia sorta perché sono io ad essere il vero obiettivo degli inquirenti, tant’è che negli ultimi anni ho subito diverse ingiuste imputazioni e sono costretto a difendermi da accuse assurde che, nel modo più assoluto, non rispecchiano la mia vera natura di persona perbene e generosa.

So perfettamente, già dal 1999, di essere costantemente controllato ed intercettato e sono quindi perfettamente cosciente che ogni qualvolta parlavo ero ascoltato e registrato e tuttavia, perfettamente consapevole della liceità  della cose dette, non avevo nessuna remora a farlo.

Sono persona incensurata, funzionario di banca in pensione, imprenditore che, inseguendo un sogno, senza arricchirmi e con tanti sacrifici personali e familiari, da anni lotto per tenere in piedi la Scorpion, una struttura sportiva all’avanguardia, da me stesso ideata e realizzata, giudicata unica nel suo genere sul territorio nazionale; struttura che da la possibilità a migliaia di soci frequentatori, la maggior parte bambini e giovani, di dedicarsi a sane attività sportive in ambienti perfettamente a norma che hanno superato tutti i fiscali controlli del C.O.N.I .

scorpion-healt-club Giova ricordare che la stessa struttura è l’unica fonte di reddito di circa sessanta collaboratori che nella stessa, a vario titolo e con diverse mansioni, operano e che, altrimenti, non avrebbero alcuna possibilità di mantenere se stessi e le loro famiglie.

L’aver realizzato, in un ambiente così provinciale, un’opera così appariscente ha scatenato tutto quello che c’è di negativo nell’animo umano dando libero sfogo alle invidie, maldicenze e pettegolezzi vari, e ha dato la possibilità a sostituti procuratori in cerca di notorietà, o spinti dalla volontà di favorire persone con evidenti mire sull’opera da me creata, di costruire castelli accusatori, finora sempre miseramente crollati, con l’evidente scopo di “levarmi di mezzo”.

La mediocrità ha reso gli inquirenti incapaci di credere che una persona onesta, determinata, con un grande sogno da realizzare e con tanta voglia di perseguirlo, investendo i capitali della propria famiglia e di stimati professionisti, sfruttando, da bancario, le conoscenze tecniche sulla concessione dei mutui, potesse aver portato a parziale compimento l’opera ideata.

Parziale, in quanto ad oggi risultano ancora da completare importanti settori;  primo fra tutti il teatro, per dare pienezza allo slogan dello Scorpion che era “Sport-Cultura e tempo libero”.

Si è iniziato dal lontano 1995 con il settore sportivo, poi a piccoli passi con quello per il tempo libero (bar, discoteca, pro-shop) e come detto sopra, ad oggi,  rimane da  completare la parte dedicata alla cultura con l’ultimazione di un vero e proprio teatro dall’acustica  perfetta.

“Ecco come mi hanno perseguitato”

Le vicende giudiziarie che hanno portato ai vari sequestri e dissequestri, a partire dagli anni 2000 hanno generato una situazione di generale sofferenza della società inibendole non solo di trovare nuove risorse attraverso il sistema bancario, ma anche la banale apertura di un normale rapporto di conto corrente necessario per la conduzione ordinaria della vita societaria, per il suo legittimo sviluppo e, finanche, per la gestione dei pagamenti. Riusciva, infatti, difficile pagare anche le bollette delle varie utenze in quanto le nuove normative vietavano i pagamenti per contanti.

Nel 2006 sono stato addirittura accusato di omicidio e, con una ordinanza di custodia cautelare, che certamente non fa onore al magistrato che l’ha emessa, sono stato privato della libertà e ristretto nel carcere di Rossano.

Nel contempo veniva per l’ennesima volta (benché vi fosse una sentenza definitiva sulla liceità dell’intero capitale sociale della Scorpion) sequestrato il 35% delle quote della società, sempre con le stesse argomentazioni già sconfessate con la sentenza passata in giudicato.

Da allora ben cinque sentenze (Cassazione-Tribunale del riesame-Primo grado- Prima Corte D’Assise e Seconda Corte D’Assise di Catanzaro) hanno confermato, con formula piena, la mia totale innocenza, nonché la totale legalità e legittimità delle quote della società Scorpion. Sentenza divenuta definitiva il 21 giugno, quando la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’ennesimo ricorso della Procura Generale. Ad oggi vi sono ben due sentenze definitive sulla medesima ipotesi di reato.

scoDopo l’ingiusta ed inutile carcerazione avvenuta a distanza di ben sette anni dai fatti che mi venivano contestati, dopo una richiesta di archiviazione ottenuta dal precedente pm, senza una richiesta di riapertura delle indagini e, soprattutto, senza nessun nuovo elemento, sottoposto a vessazioni anche nel luogo di restrizione,una volta riacquistata la libertà, ho dovuto risalire la china cercando di recuperare quanto ingiustamente mi era stato tolto, compreso il posto di lavoro perso durante lo stato di reclusione.

Dopo una sentenza di primo grado del tribunale di Cosenza, peraltro molto discutibile per usare un eufemismo, che vedeva confermato il mio licenziamento, ho visto riconosciuti i miei diritti nella sentenza della Corte di appello di Catanzaro, che ha sancito l’illegittimità dello stesso e intimato il mio immediato reintegro nel posto di lavoro ed il pagamento, da parte del mio datore di lavoro (BNL), di ben cinque anni di emolumenti arretrati, oltre agli interessi ed alla rivalutazione monetaria.

Ovviamente tutti questi accadimenti mi hanno comunque procurato gravi danni poiché ho dovuto rinunciare a qualsiasi velleità di far carriera in banca.

Dopo che la Suprema Corte di Cassazione nell’anno 2006, come sopra detto, cassava l’ordinanza di custodia cautelare, ritenendo gli elementi in essa contenuti nemmeno sufficienti per una richiesta di rinvio a giudizio sono ritornato nel mio mondo, dai miei familiari, ai miei affetti ed al mio lavoro, pensando di avere finalmente riacquistato il diritto ad una vita normale.

Ed invece gli inquirenti non si sono dati per vinti e, nell’anno 2013 hanno inventato una vicenda dai contenuti paradossali se non investissero la mia vita.

Secondo le accuse mossemi sarei stato il capo di una associazione per delinquere, finalizzata alla truffa. Sono nato e cresciuto in ambienti di professionisti, dotati di alti valori morali che ho fatto miei; ancora oggi ricordo una frase di mio padre, avvocato, che per scusarsi con qualcuno diceva “non ti arrabbiare mica ti ho chiamato ladro”.

Così come per l’usura, anche il rubare, soprattutto quello che è destinato ai bisognosi, rientra per il sottoscritto tra gli atti più meschini ed ignobili.

Non ho mai fatto parte dell’associazione “Cuore e sorriso”, ho fatto concedere in comodato d’uso un locale disponibile nell’immobile di proprietà della Scorpion al numero civico 22 che, contrariamente a quanto asserito nell’ordinanza, esiste ed è stato assegnato dal comune di Rende ed ho venduto un’automobile al Santoro, promotore dell’associazione, che questi ha intestato alla sua fidanzata. Non ho mai avuto la disponibilità di postepay dell’associazione e mai effettuato prelevamenti.

Per questa vicenda ho subito, da incensurato, una custodia cautelare domiciliare durata oltre i sei mesi con ulteriore aggravio dell’obbligo di firma per altri svariati mesi.

Non mi sono mai sottratto ai processi e ho sempre collaborato e sono convinto che qualora fossi giudicato imparzialmente rimarrò per sempre persona incensurata.

Gli inquirenti, per aggravare le vessazioni nei miei confronti hanno creato una ulteriore accusa, su false informative del capitano dei carabinieri di Rende, Luigi Miele, privandomi ancora una volta della mia libertà, applicandomi la misura di sorveglianza speciale con relativa revoca della patente di guida, benché una legge della Corte Costituzionale abbia sancito l’illegittimità di tale revoca.

E siamo tornati alla sentenza del sette di settembre…

1 – (continua)